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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Caritas e Casa della Carità, un’attenzione che dura da anni

5 Giugno 2008

Don Roberto Davanzo, direttore Caritas Ambrosiana: «Ci occupiamo di rom da quando la loro presenza in diocesi e, in particolare a Milano, è diventata più significativa dopo l’ondata migratoria dovuta alle guerre nell’ex Jugoslavia degli anni ’90. Lo abbiamo fatto tenendo conto delle legittime esigenze di sicurezza dei cittadini e della necessaria solidarietà alle persone emarginate. Siamo convinti che i due principi – sicurezza e solidarietà – non sono in contraddizione. Non si garantisce, infatti, sicurezza ai cittadini se non si aiuta a integrarsi chi si trova in condizione di grave bisogno. Allo stesso modo non si inserisce nessuno nella società, senza richiedere il rispetto dei doveri sanciti dalle leggi che la società si è data. In questo modo abbiamo agito e continuiamo ad agire, favorendo per esempio la ricerca del lavoro dei rom, la frequenza scolastica dei loro figli, la progressiva uscita dai campi nomadi verso soluzioni abitative più dignitose. Bisogna riconoscere che il clima pesante che negli ultimi tempi si è creato intorno ai rom non ci aiuta, ma non ci sentiamo scoraggiati, perché siamo conviti che questo impegno sia l’unico ragionevole contributo che è possibile offrire alla soluzione di un problema complesso che nessuno sottovaluta».
Don Virginio Colmegna, presidente Casa della Carità: «Per affrontare la questione sicurezza serve una cultura di integrazione sociale. La legalità si realizza se si promuove coesione sociale e i legami in una società si saldano se ogni individuo viene visto, anzitutto, come una persona. Infatti, non c’è sicurezza se scompare la cultura della responsabilità verso l’altro e se cresce un clima individualistico che fa barricare ciascuno nel proprio isolamento. La sicurezza va invece avvertita come una grande domanda di socialità, di desiderio di avere le porte delle case aperte, di vivere con fiducia le relazioni con gli altri, di ristabilire amicizie. La domanda di sicurezza gestita socialmente vuole dire stare nel mezzo delle realtà più difficili intervenendo senza far mancare il valore della legalità, che è ben più ampio della mera solidarietà. Non facciamo diventare ideologia la sicurezza, ma cerchiamo di interpretarla tutti insieme. Per noi il solco della solidarietà è l’unica via possibile».