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Parlamento e Governo

Una grande politica per un grande Paese

Il Quirinale e le forze politiche al lavoro per una soluzione immediata

Agenzia SIR

9 Novembre 2011

Quale che sia l’esito parlamentare del governo Berlusconi, (almeno) tre cose sono certe.

La prima è sulla stoffa della classe politica e più ampiamente della classe dirigente: oggi più che mai serve il buon esempio, tanto più se siamo di fronte a una ristrutturazione complessiva, quella che la crisi strutturale reclama all’Occidente avanzato.

“Nuovo mondo, nuove idee”, era il tema del summit del G20 di Cannes. Al di là degli esiti modesti, peraltro attesi, è questo il secondo punto essenziale. Non per quel fastidioso “nuovismo” che si rincorre in un sistema della comunicazione onnivoro e vorace, che si muove, così come il sistema autoreferenziale della finanza globale, sul brevissimo e contraddittorio. Ma per dare un senso a quei “sacrifici”, che peraltro possono essere fruttuosi solo se gestiti in regime di stretta equità. Perché a nessuna categoria può oggi essere concesso di cercare furbescamente scorciatoie. Quel “bene comune” di cui si è tanto parlato qualche mese fa ai tempi dei referendum trasversali alle forze politiche, diventa così un riferimento saldo e necessario per tutti.

Lo si deve ai giovani. E anche qui non certo per retorica giovanilista. Ma perché un grande Paese non può permettersi di rinunciare alla creatività e alla naturale voglia d’impegnarsi dei suoi ventenni, dei suoi trentenni. Che oggi sembrano gettare la spugna, per difetto non tanto di assistenza, che non giova, quanto di spinte concrete, realistiche, all’impegno, nel lavoro prima di tutto e poi, conseguentemente nella partecipazione civile e politica.

Si è visto da ultimo a Genova, ma basta sentire il polso dell’associazionismo cattolico, quante sono le energie pulite, vivaci, forti, che reclamano semplicemente un quadro adeguato in cui spendersi.

Ecco allora il terzo e connesso punto. L’Italia, nella sua articolazione complessa, unitaria e necessariamente anche federale, non può rassegnarsi a essere una posta del gioco tra le potenze europee, come era prima dell’unificazione. Ha qualcosa da dire e da far valere, in un quadro internazionale che è sempre più complicato e competitivo. Gli italiani, al di là dei quadretti di maniera, hanno voglia di lavorare e sanno come impegnarsi. E così si ritorna agli altri due punti, la stoffa della classe politica e l’orizzonte di bene comune.

È questa la sostanza per affrontare la transizione e la ristrutturazione del sistema politico che si disegna a partire da queste fibrillanti ore. E la sostanza diventa necessariamente anche criterio di giudizio e d’impegno, con serenità, ma anche senza sconti per nessuno.