Il futuro dell’Europa è come un ponte tra passato e presente. Lo afferma Enzo Moavero Milanesi, già ministro per gli Affari europei nei governi Monti e Letta, che domani interverrà all’ultimo incontro organizzato dalla diocesi in vista dell’imminente rinnovo del Parlamento di Strasburgo. Moavero parlerà delle prospettive dell’Unione: «Io credo che alla domanda se l’Europa è il nostro futuro bisognerebbe sempre rispondere con il punto esclamativo. Dobbiamo anche considerare che l’Europa è stata negli ultimi sessant’anni l’elemento fondamentale del nostro presente».
Ma come si legano passato e presente in questa Europa?
Negli anni Cinquanta, quando è iniziato il processo di unificazione europea, eravamo all’indomani della seconda guerra mondiale, un po’ il secondo tempo di una grande “guerra civile europea” iniziata proprio cent’anni fa. Una seconda Guerra dei Trent’anni, ancora più tragica di quella studiata sui libri di storia.
Questa «gestazione» nell’humus della guerra ha dunque portato a una fondazione nel solco della pace…
Certamente. Il primo motivo ideale e culturale dell’Europa è proprio la pace. È la mano dei vincitori tesa verso gli sconfitti, che a loro volta la prendono. Tra i sei Paesi fondatori c’erano la Francia, il Belgio e l’Olanda, Paesi aggrediti dal nazifascismo e poi usciti vincitori, e nello stesso tempo l’Italia e la Germania, che erano stati sul fronte degli aggressori. Non a caso l’ideale della pace nasce nei cuori di uomini come Adenauer, De Gasperi e Schuman, che venivano da zone frontaliere (italiano e tedesco, francese e tedesco), luoghi di incontro tra culture diverse.
Quella pace di allora come diventa trama ideale ancora oggi?
La pace non è un concetto obsoleto. Noi abbiamo la guerra alle frontiere dell’Europa. Pensiamo a ciò che può accadere in Ucraina, vediamo la situazione del Medio Oriente, conosciamo quella del Nord Africa… La guerra esiste vicino all’Europa. Il fatto che noi non ce la facciamo da 63 anni dopo essercela fatta per secoli è un elemento fondamentale, come lo era negli anni Cinquanta.
Come si declina questo discorso dal punto di vista politico-economico?
L’Europa è una zona del pianeta divisa in tanti piccoli Stati. Negli ultimi cinquant’anni tanti di questi Stati, come l’Italia, sono stati ai vertici dell’economia mondiale. Ma negli ultimi dieci anni queste posizioni si sono via via perse. Secondo le proiezioni di oggi, nel 2030 neppure la Germania farebbe parte di un ipotetico G8 o G7. Solo l’Europa unita può garantire ai cittadini degli attuali Paesi membri dell’Ue un futuro di benessere economico assimilabile a quello che abbiamo.