Ci siamo. La riforma della scuola è stata presentata e starebbe per cominciare l’iter che dovrebbe portare alla sua realizzazione. Un iter che promette di avere come punto di partenza l’ascolto dei protagonisti della scuola: dal 15 settembre e fino al 15 novembre, infatti, è prevista una fase di consultazione, aperta a tutti i protagonisti della scuola, per raccogliere idee, opinioni, suggerimenti. Bisognerà ascoltare gli operatori della scuola, ma anche e forse soprattutto genitori e studenti. Speriamo che il tempo non sia troppo poco…
Sui contenuti della possibile riforma il governo ha già detto molto: assunzione dei precari storici e sostanziale abolizione delle supplenze, con un team stabile di docenti a disposizione delle scuole. La ripresa delle assunzioni via concorso, l’aggancio dello stipendio degli insegnanti a carriera o merito, con formazione garantita e valutazione delle scuola. Un “registro nazionale dei docenti” e trasparenza sui dati delle singole scuole, grazie anche al web. Banda larga e wifi e poi musica, educazione fisica, storia dell’arte, inglese… materie da implementare variamente tra scuola primaria e secondaria. Senza dimenticare l’alternanza scuola-lavoro da incentivare e la possibilità di attrarre fondi privati a sostegno delle scuole.
La “Buona scuola” del governo Renzi ha un piano ambizioso davanti e una premessa – che lo stesso premier ha sottolineato – da inverare: proporsi come “un patto educativo, non l’ennesima riforma”. E questa è davvero la scommessa decisiva: la scuola ha bisogno di innovazione e di risolvere problemi annosi, precariato in primis, ma più di tutto ha bisogno di un rinnovato impegno che potremmo definire “morale” da parte del Paese intero, senza il quale le riforme si possono ridurre a tecnicismo, sterili e di vita breve.
Mettere al centro la scuola vuol dire – con atti concreti e coerenti di politica scolastica e non solo – puntare sui giovani e sul futuro e puntare “insieme”, coinvolgendo tutti i protagonisti. Lo ha ricordato, nei giorni scorsi anche il Forum delle associazioni familiari, col presidente Francesco Belletti che ha indicato tre punti da non dimenticare a proposito di riforma delle scuola. A cominciare proprio dalla necessità di “rafforzare la corresponsabilità educativa”, vero punto di partenza della riforma. “Famiglie e docenti – così Belletti – devono collaborare all’educazione dei giovani e non andare avanti in ordine sparso. Una prima risposta che ci aspettiamo riguarda dunque il posto che avranno i genitori nella scuola, gli spazi di partecipazione e la possibilità di dare il proprio contributo a un progetto comune”.
“Per educare un figlio ci vuole un villaggio”, ricorda Papa Francesco. E raccontando con la semplicità che lo contraddistingue un episodio di lui bambino, con maestra e genitori “alleati” nel prendersi cura della sua educazione, punta il dito sulla necessaria collaborazione tra adulti per far crescere i più giovani. Docenti e famiglie, ma sullo sfondo il Paese intero, il villaggio di oggi.
Qui sta la scommessa della riforma: rimettere in moto non solo i meccanismi della scuola, ma la loro “anima”, che nel Paese di oggi pare purtroppo alquanto sfilacciata. Siamo a un possibile, rinnovato, punto di partenza.