Link: https://www.chiesadimilano.it/news/attualita/renzi-nella-giungla-delle-municipalizzate-40996.html
Sirio 09 - 15 dicembre 2024
Share

Economia

Renzi nella giungla delle municipalizzate

Il Presidente del Consiglio avrà il coraggio di disboscare le rendite dei sindaci?

di Nicola SALVAGNIN

12 Maggio 2014

Matteo Renzi, che è stato sindaco di Firenze fino a ieri, ma che ora si trova dalla parte opposta – e cioè a capo del Governo – ha minacciato di farlo, senza però farlo ancora: mettere le mani dentro la giungla di enti locali e municipalizzate che in questi anni sono spuntati come funghi in tutt’Italia. Migliaia di realtà – storiche o nuove di zecca – che fanno riferimento a Regioni, Province, Comuni, enti intermedi e che fanno di tutto, di più.

La stampa nazionale ha recentemente scoperto un’avanguardia locale di questa tendenza: il Comune benzinaio. A Verona – in verità da un paio d’anni – la locale Agsm (energia, gas, rifiuti) ha creato una partnership con alcuni privati per gestire pompe di benzina. Scandalo. Ma dipende dalla parte dalla quale si guarda la questione: se le municipalizzate oggi producono elettricità, bruciano rifiuti, erogano gas, perché non dovrebbero fare affari nel campo della distribuzione di carburanti? Perché non dovrebbero fare affari ovunque questi si prospettino?

Giusto. E consideriamo pure la motivazione che sorregge siffatte attività imprenditoriali: gli utili finiscono alla collettività e non nelle tasche di pochi; c’è la possibilità di calmierare le tariffe e di aiutare chi è più debole. C’è un forte legame con la politica quand’essa disegna il futuro di una comunità. Allora, qual è il problema?

Che siamo in Italia, che la teoria è sempre una cosa, la realtà un’altra. E la fotografia di questo vasto mondo è scoraggiante: sono attività gestite spesso in regime di monopolio; il fatto che le tariffe siano più basse è molto discutibile; che gli utili finiscano alla collettività anche: spesso corroborano i bilanci comunali, quindi le politiche (o gli sprechi) di questo o quel sindaco. Discutibilissima la qualità del servizio, soprattutto per le aziende monopolistiche che raramente brillano per efficienza e, appunto, qualità. Discutibile che gli enti locali s’immischino nella creazione e/o gestione di autostrade, aeroporti, porti, metropolitane e quant’altro. Ancor più discutibile che poi gli stessi enti locali si svenino per coprire i buchi di bilancio che spesso queste aziende creano, dai trasporti pubblici in giù.

Il caso di Roma è esemplare: un Comune in dissesto finanziario cronico a causa proprio delle sue avventure imprenditoriali, a volte mascherate da “servizi” da erogare. E i cittadini romani sono costretti a pagare le più alte tasse comunali d’Italia, di conseguenza.

Ma vogliamo parlare dei poltronifici? Della pletora di consigli di amministrazione, di presidenti e direttori, di revisori dei conti con gettone allegato? Delle assunzioni fatte per colore politico? Per sistemare cognati e cugine? Delle consulenze esterne che beneficano legioni di persone o con motivazioni assurde o fittizie, o per far sì che qualcuno, al di fuori, faccia quello che chi è assunto non ha particolare voglia di fare all’interno?

Alla fine paga Pantalone, come al solito. Forse un po’ stufo di farlo, visto che capisce sempre meno le motivazioni. E si irrita quando poi vede i sindaci piangere miseria in diretta televisiva, allungando la mano per ottenere fondi statali mentre non si sognano manco morti di dismettere queste proprietà o di lasciare spazio ai privati. Che se falliscono o lavorano male, pagano in prima persona e non si fanno confezionare decreti legge ad hoc per chiudere l’ennesimo occhio.