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Grecia

Progetto Elpis, una speranza alimentare

Nel momento più delicato dei rapporti tra il Paese e l’Ue, presentiamo un’iniziativa della Caritas ellenica per il sostegno alimentare (ma anche morale e psicologico) alle famiglie. Se ne parla nel libro “Le quaglie e il pane del cielo” di Pavanello-Braga

6 Luglio 2015

In queste settimane la Grecia è sotto i riflettori del mondo. Sembra che tutti i problemi siano nati all’improvviso. Molti si applicano per trovare soluzioni finanziarie atte ad uscire, con altrettanta immediatezza, dallo stato di crisi. Chi vive là, però, sa che le difficoltà vengono da più lontano. Per questo si è attivato da tempo per portare una goccia di speranza nel mare dell’incertezza. Un esempio tra tanti è quello della Caritas ellenica, come racconta il recentissimo volume – edito in occasione di Expo e ricco di testimonianze dal mondo – Le quaglie e il pane del cielo, di Massimo Pavanello e Veronica Braga (San Paolo).

Almeno dai primi mesi del 2011 le famiglie greche stanno affrontando una situazione drammatica. Fin da allora Caritas Hellas è andata incontro ai bisogni della popolazione, trovando collaborazione nella Caritas Italiana. Così, alla fine del 2012, è nato il Progetto Elpis (che significa speranza), per il sostegno alimentare a 230 famiglie. L’azione consiste principalmente nella distribuzione di generi alimentari di prima necessità, ma coglie l’occasione per conoscere meglio, attraverso una raccolta dati in tutto il Paese, le reali situazioni delle famiglie.

Una realtà difficile da immaginare, nell’Europa del terzo millennio. Eppure Evelyn Karastamati, responsabile del progetto, ha confidato a Pavanello e Braga che, in risposta a una domanda precisa delle Caritas sovranazionali, quelle greche hanno tutte concordato sul fatto che «il cibo costituisce il primo bisogno da soddisfare».

I partner stranieri implicati sono le Caritas italiana, spagnola, francese, statunitense ed europea: enti che lavorano in un’armonia difficilmente presumibile in un simile scenario. E infatti la Karastamati non nasconde le criticità: «Purtroppo le autorità locali non ci hanno dato il loro supporto. La cooperazione tra queste e la Caritas è sempre stata difficile in Grecia, anche perché qui i cattolici sono una minoranza». Insieme alla distribuzione del cibo «il programma prevede un aiuto morale e psicologico alle persone». Questa vicinanza permette «alla Caritas di farsi conoscere e di promuovere il proprio lavoro all’interno della comunità, accrescendo la solidarietà».

I beneficiari sono soddisfatti: «Le famiglie sono contente di vedere che non sono sole e che c’è qualcuno lì per loro – sottolinea Evelyn -. Soprattutto nelle piccole comunità il programma è diventato molto conosciuto anche dai non cattolici, i quali si sono congratulati con la Caritas per questa bella iniziativa. Anche se, per via del budget limitato, diverse famiglie non hanno avuto la possibilità di entrare a far parte del progetto».