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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Strasburgo

Per l’Europa il volontariato
è forza rivoluzionaria

Il Parlamento Ue ha approvato una relazione che fa il punto sulle attività di servizio ispirate dalla fede religiosa o da valori “laici”. Un esercito di 100 milioni di persone che ogni giorno aiuta chi è solo o indigente, promuove la cultura o lo sport, difende la natura... Ma problemi ed equivoci non mancano

12 Dicembre 2013

Non basta dire “volontariato” e riempirsi la bocca di complimenti. È più utile schierarsi concretamente dalla parte di chi, generosamente, si pone al servizio degli altri, in spirito di gratuità, nei più svariati campi: sociale e assistenziale, culturale, sportivo, educativo, ambientale… Per questa ragione il Parlamento europeo, facendo tesoro di quanto emerso durante il 2011, Anno europeo del volontariato, ha voluto rilanciare alcune attenzioni prioritarie in questo ambito della convivenza civile, nel quale sono attivi, sotto le più diverse forme e con svariate idealità, 100 milioni di cittadini Ue.

Un pilastro della società

«Il volontariato è un pilastro delle nostre società democratiche e pluralistiche; è espressione di impegno, sostegno e partecipazione alla vita sociale»; «è un aspetto importante della cittadinanza attiva e della democrazia, nonché della formazione personale, in cui si traducono concretamente valori europei come la solidarietà e la non discriminazione». Sono alcuni passaggi della relazione approvata dal Parlamento europeo durante la sessione plenaria del 9-12 dicembre. Il documento ha fatto proprie alcune delle acquisizioni dell’Anno europeo 2011, dal quale era emersa la necessità di «creare un ambiente favorevole per le attività di volontariato». La relazione denuncia peraltro «il persistere di vincoli burocratici a livello nazionale» che limitano le possibilità di fare volontariato, la mancanza di quadri normativi comuni di riferimento a livello Ue, le difficoltà di accesso ai finanziamenti pubblici. Fra l’altro «la grave crisi economica, le misure di austerità e la pressione fiscale mettono a rischio la stabilità finanziaria di molte ong e associazioni».

Realtà e volti diversi

Il Parlamento di Strasburgo esorta dunque gli Stati membri ad andare incontro al volontariato, «soprattutto mediante l’introduzione di un quadro giuridico laddove non esista ancora»; chiede l’adozione di uno «statuto europeo delle associazioni di volontariato»; promuove per l’associazionismo un accesso semplificato ai finanziamenti Ue. Benché non esista un «registro ufficiale» del volontariato in Europa, la Commissione ha calcolato che non meno di 100 milioni di cittadini, ossia un adulto su quattro, siano impegnati in qualche forma di attività a favore di altre persone, mediante l’assistenza a soggetti disagiati, soli o indigenti, per la tutela dei minori, degli anziani o dei migranti, per la promozione della cultura, dello sport o delle tradizioni del proprio Paese, per difendere la natura. «Quando parliamo di volontariato – spiega Marco Scurria, eurodeputato italiano, relatore del testo parlamentare – includiamo realtà differenti tra loro e il concetto stesso di cui parliamo è inteso in maniera differente da uno Stato all’altro». Uno dei risultati apprezzabili del 2011 è stata l’estensione di quadri giuridici specifici in Paesi dove non esistevano prima, come Bulgaria, Slovacchia, Slovenia e Lituania. Altri Paesi, chiarisce Scurria, hanno rinnovato o ampliato le proprie leggi: è il caso di Austria e Portogallo.

Geografia variabile

«Il volontariato – argomenta Scurria – è un fenomeno essenziale della nostra società poiché promuove la solidarietà tra generazioni e l’inclusione sociale attraverso una concreta partecipazione dei cittadini alla vita del Paese. È anche una forma di partecipazione democratica e di rafforzamento della cittadinanza». Quindi un’analisi preoccupata: «La crisi economica ha però messo in difficoltà questo tipo di attività, che non ha come obiettivo immediato l’interesse economico». Ma il volontariato è ugualmente diffuso in tutti i 28 Paesi Ue? «Direi no – spiega il deputato -. È una realtà ben radicata nell’Europa occidentale, mentre sta crescendo ora in quella dell’Est. La ragione è storica: durante gli anni dei regimi comunisti non erano consentite associazioni di volontariato». Ma ci sono differenze anche tra sud e nord Europa: «Nell’area mediterranea esso è molto diffuso», al nord talvolta si incrocia con forme di attività cooperativistiche o profit che sono, dunque, altro rispetto «alla gratuita solidarietà che sta alla base del volontariato». Inoltre andrebbero considerati altri elementi problematici, fra cui la “supplenza” del volontariato rispetto a inefficienze statali, oppure il suo travisamento quando esso diventa sfruttamento del lavoro. Scurria si sofferma quindi a valutare le molteplici “ispirazioni” delle persone che si mobilitano con senso altruistico: c’è un ampio volontariato cattolico, c’è quello ispirato da altre confessioni cristiane e religioni, un altro ancora a carattere “politico” o “sindacale”. «Di certo – conclude Scurria – il vero volontariato è quello che promuove la solidarietà, la quale sta alla base del progetto europeo. Dunque è un messaggio rivoluzionario per questi nostri tempi».