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Appello

Myanmar, «disperato bisogno di cibo, medicine e rifugio»

Il cardinale Bo, Arcivescovo di Yangon: «Più di 200 mila persone sono sfollate, il Covid è alle porte, è tempo di integrare la sicurezza con la solidarietà. Il nostro popolo soffre»

di Maria Chiara BIAGIONI

29 Giugno 2021

«Migliaia di uomini e donne del nostro Paese hanno un disperato bisogno di cibo, medicine e rifugio. Più di 200 mila persone sono sfollate. Il Covid è alle porte. È tempo di integrare la sicurezza con la solidarietà. Il nostro popolo soffre». Nell’omelia pronunciata domenica, il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon, coglie l’occasione per lanciare – dice – «un messaggio urgente»: «Stop alla violenza. Questa non è la via di Dio. Dio ci ha creati per la pace; ci ha creati a sua immagine. Nessuno merita la violenza, la tortura, l’incarcerazione e la morte che da quattro mesi il nostro Paese sta vivendo. La violenza non porterà mai il Regno di Dio sulla Terra».

«Questa è la preghiera che sale sulle labbra di ogni cittadino di questo Paese. Non ci sia più morte e lutto, mai più pianto o dolore. Basta con la violenza, basta con l’odio. La violenza e l’odio hanno portato solo emorragie di sangue ininterrotte, come ha sofferto per decenni la donna del Vangelo. Questo paese ha versato sangue per sette decenni». Da qui una preghiera-appello perché «tutti i segni di morte scompaiano. Possa questo Paese riacquistare la sua gloria, passando dalla cultura della morte e della violenza a Talitha cum, la cultura della vita. Non permettiamo che le nostre strade siano piene del sangue e dell’emorragia dell’odio. Solleviamoci tutti, esercito, governo civile e popolo, dalla cultura della morte e camminiamo con gioia sulle vie della libertà, della speranza, della pace e della prosperità. Questa è la preghiera. Lasciamo che l’oscurità se ne vada. Lasciamo che il vecchio ordine dell’odio, del potere spietato vadano via. Che ci sia un nuovo Myanmar: Talitha cum. Rialzati dalla tua morte alla vita”.