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Abbiategrasso

Lule aiuta a rifarsi una vita

Associazione nata nel 1998, affiancata dal 2001 da una cooperativa, opera a più livelli con volontari e professionisti a favore delle vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale

di Cristina CONTI

6 Aprile 2014
Prostitute su una strada di campagna. Ricevuta in archivio luglio 2002

Aiutare le vittime della tratta a ricostruirsi una vita. Questo il compito dell’associazione cooperativa Lule di Abbiategrasso (Mi), nata nel 1998. Ma come sono aiutate queste persone? L’abbiamo chiesto al responsabile dell’area tratta, Emanuele Omodeo Zorini.

Come è nata la vostra associazione?
È nata con l’attività sulla tratta. Nel 1996 un gruppo di volontari si è costituito con l’idea di operare nel settore sociale della prostituzione di strada e della tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Così ha dato avvio a un percorso formativo per individuare modalità di intervento nel settore. Nell’aprile del 1997 è stato presentato un progetto strutturato agli amministratori locali, che ha permesso di dare inizio alle attività. Nel 1998 è stata costituita l’associazione di volontariato Lule onlus e nel 2001 la cooperativa sociale.

Quanti siete a svolgere questo servizio?
Le attività nell’ambito dell’Area Tratta e Sfruttamento sono realizzate da circa 35 volontari, appositamente formati, e da 17 professionisti collaboratori con qualifica di assistenti sociali, educatori, mediatori linguistici e culturali, psicologi. Per l’attività di contatto e bassa soglia, in strada o appartamento, il territorio di intervento è costituito dalle Provincie di Milano e di Pavia. Le strutture di accoglienza sono un Pronto Intervento per donne, minori e gestanti sfuggite al circuito della tratta e appartamenti di seconda accoglienza (“Mirabello”, “Elle” e “Mia”) per sostenerne i successivi percorsi di integrazione sociale.

Chi sono le persone che aiutate?
Sono in prevalenza donne, per lo più straniere, senza iscrizione anagrafica e documenti in regola. Persone che non sono in carico a nessuno perché i servizi pubblici non sono tenuti a farlo.

Quali le vostre attività?
Innanzitutto facciamoinformazione sul territorio e attività di contatto (outdoor e indoor) a favore di chi si prostituisce (nel 2013 sono state 792 ragazze). Ci occupiamo poi della tutela sanitaria, della costruzione di relazioni di fiducia e di promozione della loro autonomia. Svolgiamo quindi attività di pronta accoglienza, favorendo il sostegno e l’orientamento ai percorsi di fuga dallo sfruttamento. Promuoviamo l’integrazione socio-lavorativa di persone sfuggite al circuito della tratta e dello sfruttamento. Il nostro lavoro si svolge in raccordo col Numero Verde Nazionale contro la tratta e collaboriamo con gli altri soggetti coinvolti, cercando di armonizzare le azioni locali con quelle nazionali.