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Europa

La crisi morde le donne

Nel 2011 la congiuntura negativa ha colpito duramente il settore pubblico nel quale il mondo femminile è maggioritario. Temi in agenda: le pari opportunità, la tutela delle donne e il divieto di discriminazione

11 Marzo 2013

L’impatto della crisi economica sulla parità di genere e i diritti delle donne in rapporto all’Italia e alle politiche europee è il tema scelto per il ciclo di incontri “L’Europa è per le donne”, in corso fino al 15 marzo presso l’Ufficio d’Informazione del Parlamento europeo di Roma.

L’iniziativa non vuole solo essere un modo per celebrare la Giornata internazionale della donna, ma intende anche lanciare alcuni spunti di riflessione rispetto alle azioni in corso al Parlamento europeo. Tra i temi in agenda, quindi, le pari opportunità, la tutela delle donne e il divieto di discriminazione di genere alla luce dei Trattati e dei principi sanciti dalla Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea.

Primo step: innovamento sociale

Il seminario del 7 marzo, che si è articolato in più sessioni, è partito da una constatazione di Giovanna Badalassi, presidente Well-B-Lab, seconda la quale «le ultime elezioni dimostrano che nella società italiana emerge un forte malcontento e desiderio di cambiamento, soprattutto da parte dei giovani e delle donne che dopo anni sono tornati a interessarsi in prima persona alla politica». «Non si sa a cosa porteranno questi risultati – ha rilevato l’esperta -, ma è certo che senza un’innovazione sociale non potremo parlare di innovazione economica e quindi di crescita». E per essere reale e incisiva, l’innovazione «dovrà essere guidata proprio dalle donne, dai giovani e dagli extra comunitari, i quali fino a questo momento, sono stati tenuti lontano dal potere» come ha rilevato Nicoletta Dentico, del Comitato promotore “Se non ora quando” .

«Sì, quindi, all’innovamento sociale – come ha esortato Alida Castelli, consigliera regionale di parità – senza dimenticare però l’importanza delle competenze e di un sistema di valutazione efficace e puntuale, altrimenti le buone prassi non diventeranno mai di moda».

Secondo step: innovamento economico

«Basta dare priorità ai parametri di natura merceologica, è tempo di cambiare il nostro sistema di valori». Questo il messaggio lanciato da più parti nel corso della giornata. «È di vitale importanza abbandonare un’economia lineare in favore di una circolare e sostenibile – ha incalzato Nicoletta Dentico -, dobbiamo pensare anche alle future generazioni, perché chi in questo momento sta pagando di più lo scotto della delicata situazione economica sono soprattutto i giovani». Altro ammortizzatore sociale sono poi le donne, le quali però «nella prima crisi, quella tra il 2008 e il 2010, non hanno avuto conseguenze negative perché erano colpiti quei settori nei quali le donne sono escluse, come la finanza e l’industria», ha sottolineato Marisa Ferrari de l’Università La Sapienza di Roma. «Nel 2011, la crisi ha però colpito anche le donne perché ha comportato significativi tagli al settore pubblico nel quale loro sono la maggioranza», ha concluso l’esperta.

Le politiche di genere

Come ripartire e rilanciare, quindi, il nostro Paese? Facendo, per esempio, di questa crisi un’opportunità per focalizzare l’attenzione sulle politiche di genere. Per fare questo bisogna però riorganizzare «la macchina amministrativa e burocratica italiana per metterla nelle condizioni di attuare sfide ambizione al pari degli altri paesi europei», come ha rilevato Giovanni Vetritto, dirigente presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Assistiamo, infatti «a un forte ritardo nelle politiche di conciliazione tra vita lavorativa e privata rispetto al Nord Europa – ha sottolineato l’economista Fiorella Kostoris -. Dobbiamo batterci per ottenere “famiglie simmetriche” che vedano, per esempio, il congedo di paternità come obbligatorio e non facoltativo».

«È inconcepibile che nel nostro Paese le ragazze brillino per impegno e preparazione all’interno delle università, ma poi trovino serie difficoltà nell’inserirsi nel mondo del lavoro», ha incalzato Francesca Brezzi dell’Università Roma Tre. Non è più ammissibile assistere a episodi di discriminazione nei quali «le donne a parità di merito non vengono assunte o valorizzate a dovere – ha ribadito Fiorella Kostoris -. Sarebbe opportuno creare un’autorità legittimata dall’alto, chiamata proprio a vigilare su questo tipo di problematiche».

Investire nel welfare

E quando si parla del ruolo delle donne nella società è inevitabile collegarsi al tema della cura e della salute, perché come ha sottolineato la giornalista de Il Sole 24 ore, Manuela Perrone «le donne sono il welfare». Quest’ultima insieme ad altre attiviste ha fondato il gruppo «Se non ora quando – Sanità». Il lavoro di cura della famiglia e degli anziani, è prestato, infatti, in gran parte dalle donne e quindi «la presenza, l’accessibilità e la vicinanza dei servizi di supporto e assistenza, ha un forte impatto sull’accesso e permanenza delle donne nel mercato del lavoro» e in generale «sulla qualità della loro vita lavorativa,familiare, personale che non può più essere trascurato», ha concluso l’esperta.