Molte inefficienze che danneggiano la nostra qualità della vita nascono da pratiche di corruzione: causano ritardi o rinvii nei lavori per creare o rafforzare le infrastrutture delle città, provocano disordine e malessere nella gestione dei servizi pubblici. Ogni giorno paghiamo una piccola soprattassa in tempo, in denaro, in natura. In modo silenzioso, ma continuo la corruzione apre pericolose falle nel sistema economico e in quello democratico di un Paese.
Nella relazione di apertura dell’anno giudiziario la Corte dei Conti ha segnalato i costi della corruzione per l’Italia: la stima è di circa 60 miliardi. Un rapporto dell’Unione europea indicava la diffusione percepita del sistema di corruttela nel nostro Paese: tocca il 97% tra i cittadini (solo in Grecia è maggiore). Inoltre, a livello europeo, quattro imprese su dieci ritengono di essere danneggiate dal fenomeno nelle loro attività. Raffaele Cantone, presidente dell’autorità anticorruzione, individua tre ostacoli per l’economia: la concorrenza sleale, lo scoraggiamento di investitori stranieri, la migrazione di giovani italiani che non trovano sbocchi all’interno di un sistema condizionato da raccomandazioni e favoritismi.
Alcuni esperti sottolineano che l’acutizzarsi della corruzione in Italia è da attribuire alla coesistenza di diversi fattori: disuguaglianza nella distribuzione di reddito individuale e territoriale; presenza di un’ampia fascia della popolazione in condizioni di povertà; costruzione di un sistema di regole complicato e poco trasparente; bassi livelli di senso civico.
La diffusione della corruzione aggredisce le basi di una democrazia, perché essa colpisce la fiducia dei cittadini verso gli altri e verso le istituzioni: ci si sente più distanti, meno solidali, meno assistiti. Inoltre le cattive pratiche diventano contagiose ed è alto il rischio di cadere nella tentazione del “così fan tutti” e iscrivere il proprio nome tra le pagine dell’albo dei furbi.
È fondamentale non arrendersi per riattivare le energie del nostro Paese. Il primo passo è prendere coscienza delle proprie responsabilità e di combattere quei piccoli gesti che sembrano innocui come chiedere lo scontrino o la ricevuta, come partecipare alle decisioni che si prendono nel proprio condominio per disincentivare facili scorciatoie. Il secondo passo è investire in una cultura civica capace di conciliare e promuovere interessi dei singoli e collettivi, capace di superare i contrasti generati dalla ricerca di privilegi individuali a favore di una cooperazione inclusiva, che promuova la persona e la comunità. Il terzo passo riguarda il sistema e la possibilità di semplificare normative contorte, rendere trasparenti i processi della pubblica amministrazione e, contemporaneamente, approvare una legge anticorruzione efficace.