Sirio 26-29 marzo 2024
Share

L’alluvione in Sardegna

Impariamo a difenderci
e a preservare le vite

Il ciclone Cleopatra ha lasciato dietro di sé morti e macerie. Stanziati 20 milioni di euro dal governo per gestire l’emergenza. Si moltiplicano gli interrogativi sul versante ambientale: perché i ruscelli si trasformano in veri e propri fiumi d’acqua? Perché, nonostante le vie di fuga previste nei centri abitati, queste non riescono a contenere masse d’acqua seppur imponenti?

di Pierluigi SINI Direttore “Voce del Logudoro” (Ozieri)

20 Novembre 2013
A man walks in a flooded street of Siliqua, a little village in the center of Sardinia, on November 18, 2013. The toll from flash floods that swept through Italy's holiday island of Sardinia has risen to 14, regional president Ugo Cappellacci said on November 19. On November 18 rivers broke their banks and heavy rain and winds smashed cars, flooded homes and brought down bridges on the island.  AFP PHOTO/ANGELO CUCCA

Devastazione e sconcerto. La giornata di lunedì 18 novembre difficilmente verrà dimenticata dagli abitanti di tutta la Sardegna. Il ciclone Cleopatra, abbattutosi nell’isola, ha seminato il terrore per tutta la giornata provocando per il momento 16 morti e diversi dispersi. Tra le vittime alcuni bambini e anziani che, travolti dalla furia dell’acqua e del maltempo, hanno perso la vita senza rendersi conto di quanto è accaduto. Le zone più colpite sono state i territori del Campidano (Sud Sardegna) e della Gallura (Nord Sardegna). L’acqua, che fin dalle prime luci dell’alba è piovuta sull’intera Regione, ha letteralmente distrutto e allagato strade, campi e soprattutto abitazioni. La macchina organizzativa, in questi casi mai sufficientemente pronta e attrezzata, ha dovuto fare i conti con quello che si è presentato nelle prime ore della giornata di martedì.

Agli occhi delle forze dell’ordine, della protezione civile, dei vigili del fuoco e dei volontari, una situazione del tutto imprevedibile. Numerose le persone e le famiglie evacuate dalle proprie abitazioni ormai rese inagibili dalla furia dell’acqua che ha travolto e spazzato via ogni argine di protezione. Ingenti e ancora incalcolabili i danni di viabilità e dei campi completamente allagati e coperti dall’acqua che prepotente ha seminato il panico ovunque. La paura ha fatto da padrona a chi non si trovava nelle proprie abitazioni e che, per ore, ha dovuto sostare con i propri mezzi di trasporto, attendendo che la pioggia cessasse o quantomeno diminuisse. La pioggia caduta ha superato ogni limite, registrando a Olbia 300 millimetri d’acqua e 250 in Ogliastra.

Nella mattinata di martedì il presidente della regione Sardegna, Ugo Cappellacci, si è recato a Olbia e a Nuoro per rendersi conto di persona di quanto accaduto. Sorvolando le zone ha fatto richiesta affinché si decretasse lo stato di emergenza. A Roma, nella riunione del Consiglio dei ministri straordinario, il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha dichiarato di aver stanziato 20 milioni di euro per quella che egli stesso ha definito un’emergenza che coinvolge tutto il territorio della Sardegna. Nelle prossime ore si dovrà provvedere affinché tutte le persone evacuate possano tornare al più presto nelle proprie abitazioni.

Solo tra qualche settimana, tempo permettendo, sarà necessaria la ricostruzione di strade e di ponti per consentire alla viabilità di riprendere la normale funzionalità. Le testimonianze che si registrano sono drammatiche. I filmati e le foto trasmesse dalle televisioni e dai giornali locali presentano una vera e propria Apocalisse che si è scatenata così come era stata preavvisata nei giorni scorsi. Il dolore per chi ha perso un caro, un familiare o un amico resterà nel ricordo di ognuno. La natura si è ancora una volta sollevata con una violenza che l’uomo difficilmente può respingere. Ora è il momento di piangere le povere vittime di quella che è stata definita la prima vera giornata autunnale e di aiutare le persone che hanno perso casa e, in qualche caso, il lavoro. Ma è anche il momento di chiedersi se tutto questo si poteva evitare. Perché i ruscelli si trasformano in veri e propri fiumi d’acqua? Perché, nonostante le vie di fuga previste nei centri abitati, queste non riescono a contenere masse d’acqua seppur imponenti? A questi interrogativi si dovrà certamente dare una risposta e soprattutto dovremo imparare a saperci difendere, per quanto possibile e nelle nostre forze, per salvaguardare il territorio e preservare le vite umane. Il prezzo pagato è stato davvero troppo alto.