Share

Economia

Il denaro è ancora in cassaforte

Nessuno lo chiede alle banche per investire: è il declino, testimoniato dalla zavorra dei crediti inesigibili

di Nicola SALVAGNIN

15 Dicembre 2014

Sta dentro i bilanci delle banche il nocciolo della crisi economica che attraversa l’Europa e le impedisce di riprendere il volo. Perché quei bilanci sono zavorrati da miliardi di euro di cosiddetti “crediti inesigibili”: insomma soldi bruciati, che mai più torneranno alla base.

Cartina di tornasole: i primi tre trimestri del 2014 sono stati quasi tutti positivi per le banche italiane. Ma il bilancio di chiusura trasformerà molti segni neri in rossi. Perché una buona gestione presente viene affossata dai crediti predetti, una montagna da smaltire senza far tracollare e le banche e il sistema in generale.

Nel frattempo non sta andando bene il tentativo fortemente voluto da Mario Draghi di iniettare liquidità a costo zero nel sistema bancario, e quindi in quello economico. Le banche stanno chiedendo alla Bce molti meno euro di quanto preventivato, e di quanto si calcola servirebbe per rianimare l’euro-economia.

La ragione è semplice: quei soldi non servono. Saranno gratis (i tassi sfiorano lo zero), saranno facilmente disponibili, ma se non servono… E ciò accade perché l’economia non li richiede. Gli investimenti non ripartono, quindi se la macchina sta ferma, la benzina non serve.

Parlando con i banchieri, emerge un panorama non confortante: a chiedere soldi è soprattutto chi è con le spalle al muro e ha bisogno di credito come ossigeno per non morire. Il problema è che non partono nuove iniziative, non si fanno ulteriori investimenti, non c’è nemmeno più di tanto richiesta di euro per acquisizioni in un panorama dove dominano i vendesi piuttosto che i comprasi.

In più il mercato immobiliare è sostanzialmente… immobile, quindi i mutui sono quel che sono (e le banche non li spingono più di tanto: molti rischi, pochi guadagni); i prestiti sono facilmente accessibili a tutti, a tutti coloro cioè che sono disposti a pagare il fior di interessi con i quali sono offerti. Perché il denaro sarà gratis per le banche; ma è con l’intermediazione dello stesso che queste campano.

Non interessa nemmeno più di tanto avere liquidità aggiuntiva per fare cose poco ortodosse quanto succulente quali le speculazioni finanziarie; in primis perché di liquidità ce n’è una marea in giro (effetto diretto della carenza di investimenti); poi perché c’è poco su cui speculare con rischi relativi e guadagni adeguati. Infine non si possono compensare i buchi in bilancio con quei soldi prestati dalla Bce.

Morale della favola, la mossa della liquidità usata con successo negli Usa e in Gran Bretagna – e con alcuni effetti collaterali in Giappone – nell’euro-zona non sta funzionando. A Draghi e alla Bce rimane un ultimo, grosso colpo in canna: l’acquisto di titoli di Stato dei Paesi dell’euro per alleggerirli del fardello dei debiti pubblici, e magari rilanciare un grande piano di investimenti. Con due ostacoli da superare: il deciso “no” tedesco (a Berlino non hanno voglia di farsi carico del nostro debito pubblico) e la diffusa opinione che le politiche nazionali – anzitutto quella italiana – approfitteranno dell’occasione per non cambiare nulla e ricominciare a sperperare come prima, più di prima.

Ma qualcosa andrà fatto, perché l’encefalogramma si sta appiattendo pure in Germania. Poi, più che recessione, sarà declino.