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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Scuola

I voti, un’opportunità formativa:
né podio, né stroncatura

Da diversi anni la questione della valutazione agita tutti i progetti di riforma. Ma è soprattutto un passaggio fondamentale nel percorso educativo

di Alberto CAMPOLEONI

17 Giugno 2015
Portrait of a happy school boy raising his hand in the classroom

Valutazione. È uno dei termini-chiave della riforma della Buona scuola, applicata in questo caso soprattutto agli insegnanti. Un termine – e un “processo” – su cui si sono accese e si accendono innumerevoli discussioni e che riguarda, in generale, gli ambienti educativi (e non solo, naturalmente).

Negli ultimi anni, in particolare, la valutazione nella (della) scuola è diventata anche una rilevante “sfida” istituzionale, oltre che una questione pedagogica spesso controversa, con una forte domanda sociale, innescata da una maggiore attenzione alla formazione intesa come risorsa fondamentale a disposizione della società intera e di ciascuno dei suoi membri. Da diversi anni proprio la questione valutazione agita tutti i progetti di riforma e, insieme, i sonni degli operatori scolastici. Gli insegnanti, in particolare, si trovano spesso a vivere con un certo disagio e una buona dose di ansia l’accentuazione su questo tema, spesso associato a un non desiderato maggiore controllo sul loro operato professionale e didattico.

È un paradosso: proprio gli insegnanti, cioè quanti sono tra i protagonisti e in qualche modo “gestori” del processo formativo – del quale la valutazione è parte essenziale – finiscono per trovarsi in una condizione di “diffidenza” rispetto a un tema del quale ben conoscono invece l’importanza e la necessità.

Un’altra “categoria” che ha inevitabilmente a che fare con la questione della valutazione scolastica è poi quella degli studenti, per i quali soprattutto – e in particolare per i più grandi, quelle delle scuole superiori – nei giorni di fine scuola e di scrutini il termine diventa quasi uno “spauracchio”. La valutazione in questione è quella operata dagli insegnanti e intesa come un “giudizio finale”, talvolta affrontato con attese e ansie sproporzionate, con le quali, tuttavia, bisogna fare i conti. Diventa la spada di Damocle sull’intero anno scolastico: promossi o bocciati, “debiti” da recuperare o no… Non sono solo “verdetti” sui mesi precedenti, ma per gli studenti vanno a dare spessore diverso anche ai mesi che stanno per aprirsi, al tempo di vacanza. Quanti vissuti che si intrecciano, legandosi poi a quelli interni alle dinamiche delle famiglie, dove si amplificano attese, speranze e delusioni.

Insomma, il tema della valutazione – che pure si percepisce come importante e trasversale, capace di attraversare i momenti e gli ambiti più diversi della vita, ben al di là della questione solamente scolastica – finisce talvolta per essere “ridotto” e percepito prevalentemente in negativo, come qualcosa da cui guardarsi, cui ci si vorrebbe addirittura sottrarre.

Eppure, in particolare per gli studenti, proprio il momento conclusivo di un anno scolastico può diventare un’esperienza fortemente formativa. In questa direzione vorrebbero andare certamente le intenzioni del lavoro collegiale dei docenti, nella speranza di incontrare uguale tensione tra studenti e genitori, con lo sforzo diventato sempre più importante e consapevole negli ultimi anni, del coinvolgimento e dell’informazione durante tutto l’anno scolastico sugli step di verifica/valutazione che riguardano i ragazzi.

L’obiettivo, in fondo, è quello di promuovere la consapevolezza di sé e l’autovalutazione, non solo nella direzione del “merito” – meritocrazia è un altro termine sul quale si rischia di inciampare – ma in quello della valorizzazione delle potenzialità di ciascuno. Un’occasione, un’opportunità, non un podio o una, a volte drammatica, stroncatura.