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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Roma

I cattolici in politica? Una ricchezza

Le parole del segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, alla conferenza stampa di presentazione del comunicato finale del Consiglio episcopale permanente

a cura di M. Michela NICOLAIS

4 Febbraio 2013

«Guardare con positività, con speranza e con coraggio, senza farsi ingannare da imbonitori di qualsiasi sorta, ma valutando onestamente tutti gli elementi, il quadro complessivo». È un invito al discernimento, sulla base dei “valori non negoziabili”, quello rivolto il 1° febbraio da monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, in vista delle prossime elezioni politiche. Rispondendo alle domande dei giornalisti sul rapporto tra cattolici e politica – nel corso della conferenza stampa di presentazione del comunicato finale del Consiglio episcopale permanente – mons. Crociata ha esortato a «scegliere con mente aperta, non guardando solo all’immediato». «Non lasciamoci ingannare da formule illusorie – ha detto -, orientiamoci alla scelta del bene maggiore di tutti, della società intera, che alla base ha i valori della persona e che cerca però un progetto di società capace di salvaguardare il bene della persona a partire da quella base». Il riferimento è ai valori fondamentali, o non negoziabili, che non sono «una scelta arbitraria o ideologica», ma le «basi per il vero bene della persona e della collettività intera», le «basi di ogni valore e di ogni diritto», e a partire dalle quali è possibile concepire «una visione di società, di bene comune che guarda alla crescita economica e di tutte le dimensioni della persona e della società». In politica, ha ammonito, «non possiamo essere provinciali: non possiamo pensare che il bene di tutti si giochi in questioni localistiche. Bisogna avere uno sguardo nazionale, uno sguardo che ormai richiede anche una politica globale e che si muove in un orizzonte più vasto».

Segnale pericoloso

«Non votare è un segnale pericoloso, di corto respiro civico, è un danno per la democrazia: votare è un dovere e, comunque, sempre un contributo». È un forte invito alla partecipazione al voto, quello venuto da monsignor Crociata. «Noi riteniamo – ha spiegato rispondendo alle domande dei giornalisti sull’astensionismo, definendolo un «problema molto grande» – che, comunque, non votare è portare acqua alle difficoltà del Paese. Le insoddisfazioni che possono legittimamente, in maniera più o meno forte, essere avvertite devono indurre a scelte evidentemente molto oculate, a valutazioni molto attente che comunque, attraverso l’espressione del voto, unicamente possono contribuire a dinamiche d’impegno, di confronto, di rapporto tra forze e presenze che possono interagire per produrre politica». «La non partecipazione è sempre già un apporto negativo», ha ribadito il segretario generale della Cei, secondo il quale «bisogna superare allergie e insoddisfazioni anche profonde», pur di esercitare il diritto di voto. Monsignor Crociata ha però fatto una distinzione tra astensionismo e antipolitica, fatta quest’ultima di «scelte che vengono espresse sotto la spinta dell’emotività, non sotto la spinta di una valutazione che cerca d’incanalare in qualche modo energie positive al dibattito e al confronto, quindi a dinamiche di democrazia».

Ricchezza, non dispersione

I cattolici impegnati in politica, nei vari schieramenti, «sono l’espressione della varietà e della ricchezza del mondo cattolico, nella sua tensione a contribuire alla dinamica politica». Ne è convinto monsignor Crociata, che sempre rispondendo alle domande dei giornalisti ha precisato che «questa varietà non è dispersione, ma espressione di una ricchezza che non è contraddittoria, ma è portatrice di un’unità di fondo, di una condivisione di un insieme di valori e di una potenziale visione del futuro del Paese che si traduce in opzioni diverse, in scelte differenti ma che concorrono a unità nella ricerca del bene comune». Una ricerca, questa, che «parte dai valori irrinunciabili, indivisibili dell’etica sociale e dell’etica della vita, che si supportano sulla visione della persona e della vita come base di ogni costruzione del bene comune». Riguardo ai cattolici impegnati in politica, ha sintetizzato monsignor Crociata, «l’accento prima che sulla varietà di scelte va messo sull’unità di fondo che sussiste tra coloro che esprimono la propria coscienza civica impegnandosi anche in politica».

Difesa della gente

«Abbiamo sempre detto che la Chiesa paga le tasse e le ha sempre pagate, e qualora ci fosse qualcuno che non l’avesse fatto, andrebbe trattato come chiunque non paga le tasse». Monsignor Crociata ha risposto in questi termini a una domanda sull’Imu, informando inoltre che i vescovi hanno «preso visione» del regolamento attuativo e ne hanno dato una «valutazione positiva». «Come sempre, rispetteremo la nuova normativa», ha assicurato, precisando però che quando i vescovi sottolineano il «valore sociale», si riferiscono alla necessità di «garantire il servizio svolto da tanti nostri enti ecclesiastici che svolgono attività non di tipo commerciale». Ciò non significa, ha puntualizzato, «chiedere la difesa d’interessi di parte, ma della gente che non sa a chi rivolgersi e che viene spesso rimandata alle nostre strutture anche da tanti enti pubblici». Un esempio per tutti: «Quando ci fanno chiudere le scuole paritarie, lavorerà certo tanta gente di meno, e la gente non saprà a chi rivolgersi». «Se si chiudessero tutte le scuole dell’infanzia, come farebbero tanti Comuni?», si è chiesto monsignor Crociata, riferendosi al «costo per la collettività» di questi enti.