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Progetto

Hate speech, la ministra Bonetti alla presentazione della campagna contro il discorso d’odio verso le ragazze

L’evento on line promosso dal Centro di Ricerca sulle Relazioni Interculturali della Cattolica e dal Rissc

4 Giugno 2020
Elena Bonetti. Nella minigallery alcune immagini dei prodotti realizzati dalle studentesse e dagli studenti delle scuole coinvolte

«Lavori creativi, intelligenti e non banali, che mostrano la strada per una cittadinanza matura. Voi siete la squadra che il nostro Paese può mettere in campo, vivete un momento storico unico: siete chiamati a decidere da che parte far andare la storia, estirpare la discriminazione in base al genere è un’occasione e una responsabilità che la vostra generazione ha e verso cui occorre mettere in campo tutta la nostra fiducia». Queste le parole della ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti ai 300 ragazzi e ragazze delle scuole superiori di Milano e Torino coinvolti nel progetto “Digit.ALL – Young Digital Advocates per una cultura contro il discorso d’odio contro le donne e le ragazze online e offline”.

La Ministra è intervenuta all’incontro online in cui gli studenti hanno presentato i lavori, svolti tra ottobre e maggio (prima in presenza e poi in didattica a distanza), nelle 15 classi dell’IIS Oriani Mazzini e l’IIS Caterina da Siena di Milano, l’IIS Amedeo Avogadro e l’Istituto Albe Steiner di Torino. Questi lavori sono ora al centro della campagna di comunicazione social sulla pagina Instagram LOVE4LOVE.

Il progetto Digit.ALL, nato dalla partnership tra il Centro di Ricerca sulle Relazioni Interculturali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e il Centro di Ricerca RISSC, è stato realizzato grazie al contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento Pari Opportunità, in applicazione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul).

«La violenza contro le donne – ha detto la ministra Bonetti – è spesso raccontata attraverso la forma più evidente e cruenta della violenza fisica, che può sfociare sino al femminicidio. Eppure questo fenomeno non può essere trattato come fatto di cronaca, ma è il segno di un processo di relazioni degradate che ha radici profonde». Da un lato «il linguaggio deve tornare a riacquistare un significato di verità, alle parole va riconosciuto il potenziale enorme e talvolta irreversibile che possono avere; una parola detta su una chat di WhatsApp può rimanere come una piccola cicatrice nell’esperienza di ciascuno». Dall’altro lato l’odio verso le donne nasce «quando l’uomo si pensa soggetto e la donna oggetto. È un problema di relazioni: dobbiamo riconoscerci pari nella nostra diversità di genere, in relazione tra soggetti».

Al centro della diretta online ci sono stati i lavori, presentati dagli autori stessi: canzoni, minivideo, meme ironici, opere grafiche, lavori artistico-poetici, immagini, TikTok e simulazioni di chat WhatsApp. Differenti formati comunicativi e stili espressivi per i prodotti realizzati nei laboratori iniziati in presenza e, a seguito dell’emergenza sanitaria, continuati durante la DAD (didattica a distanza) con ottimi risultati di partecipazione.

«Si parla molto di violenza contro le donne – spiega Milena Santerini, ordinaria di Pedagogia generale dell’Università Cattolica e direttrice scientifica del Progetto -, ma non abbastanza di hate speech tra ragazzi e ragazze. Abbiamo lavorato non solo per rendere gli studenti consapevoli, ma anche per impegnarsi a parlare ai coetanei. Santerini, già presidente della No Hate Alliance del Consiglio d’Europa, nota come gli studenti“hanno saputo parlare di temi come l’umiliazione del linguaggio sessista, l’insicurezza delle ragazze, il problema della complicità maschile, proprio perché sono temi che vivono in prima persona».

I lavori saranno ora diffusi dalla pagina Instagram mentre, non appena sarà possibile il ritorno a scuola, una mostra sarà esposta nelle scuole e in luoghi significativi delle città. Il progetto ha realizzato, in particolare, la app Digit.ALL per segnalare episodi di odio online contro le donne. «I nostri attivisti digitali possono segnalarci in modo anonimo ogni volta che lo vedono un episodio di odio online, e queste segnalazioni servono a noi ricercatori per comprendere meglio le radici del fenomeno e come cambia in un mondo così rapido e fluido come quello digitale. Per capire quindi, e provare a smontare», spiega Elena D’Angelo, ricercatrice e responsabile del progetto Digit.ALL presso Rissc.

In tutte le sue fasi (analisi dei discorsi d’odio contro le ragazze, produzione dei lavori, progettazione e realizzazione della mostra, scelta del nome LOVE4LOVE, creazione del logo, diffusione tramite social) il progetto ha vissuto grazie alla partecipazione attiva e alla creatività delle ragazze e dei ragazzi attraverso la co-progettazione dal basso e la centralità della comunicazione tra pari, con i propri linguaggi e stili. Nella convinzione che allenare a pensare al plurale sia l’unica possibilità di contrastare e prevenire gli stereotipi e i pregiudizi. Oltre ogni categoria.

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