A causa di un guasto, rilevato il 27 marzo, all’impianto di azoto liquido che alimenta il servizio di criobiologia per la crioconservazione di materiale biologico nel centro di Procreazione medicalmente assistita dell’ospedale San Filippo Neri di Roma sono andati distrutti 94 embrioni.
La tragica notizia non riguarda un semplice incidente di laboratorio, come fossero andate perdute cellule umane o tessuti. È molto di più: sono morti un centinaio di essere umani nella fase iniziale del loro sviluppo, quella fase che, più precisamente, ciascuno di noi ha attraversato per giungere alla nascita. È bene dire questo affinché non si giunga a sottovalutare l’accaduto, come se si trattasse di qualcosa da poco. Gli attentati sempre più sofisticati alla vita umana nascente, spesso mascherati come diritti o presentati come semplificazioni di procedure – è il caso dei preparati abortivi venduti dal banco del farmacista – inducono taluni a credere che la vita nel grembo materno sarebbe cosa da poco. In realtà, dinnanzi a questi episodi occorre un sussulto di coscienza, la quale naturalmente conduce a reagire. Si tratta di distinguere la notizia tra le tante e dire: «È grave, quello che è successo!»
Come è possibile tutelare ogni forma vivente, perché indifesa o perché potrebbe estinguersi e non impegnarsi, ugualmente, per la vita umana? La Chiesa in questi ultimi decenni non si è stancata di richiamare gli uomini e le donne di buona volontà a guardare con realismo in faccia all’embrione, perché è uno di noi. «Diventa perciò ineludibile – afferma la Pontificia Accademia per la Vita – affrontare un quesito di fondo: Chi o cosa è l’embrione umano?». Ora, la risposta adeguata, almeno in prima istanza, è quella che proviene dalla scienza, sempre più aggiornata, che ci consente di conoscere in gran dettaglio i diversi processi attraverso i quali un nuovo essere umano inizia la sua esistenza.
Il momento che segna l’inizio della esistenza di un nuovo essere umano è rappresentato dalla penetrazione dello spermatozoo nell’ovocita. La fecondazione induce tutta una serie di eventi articolati e trasforma la cellula uovo in zigote, realtà assolutamente originale rispetto alla madre. L’embrione è intrinsecamente orientato a svilupparsi secondo la differenziazione delle cellule e verso un’acquisizione di complessità e non può regredire su stadi già percorsi. Tal progresso è continuo, graduale e coordinato da un preciso progetto interno.
In conclusione, le più recenti osservazioni scientifiche attestano che l’embrione umano ancorché nella fase che precede l’impianto è: «Un essere della specie umana; un essere individuale; un essere che possiede in sé la finalità di svilupparsi in quanto persona umana e insieme la capacità intrinseca di operare tale sviluppo».
I dati della scienza permettono alla filosofia di affermare che l’embrione – quel minuscolo puntino – possiede già l’essere di persona, che è proprio di ogni appartenente alla natura umana. Naturalmente, l’essere-persona si manifesterà gradatamente e in diverso modo lungo tutto l’arco della vita. In tal senso, sembra non esserci alcun contrasto tra le conclusioni scientifiche e l’antica opinione dell’animazione immediata dell’essere umano che viene all’esistenza. La fecondazione non è solo un fatto biologico e neanche semplicemente un fatto umano: è evento religioso, perché continua la creazione dell’uomo ad immagine e somiglianza di Dio.
Non può essere trascurata la dimensione religiosa dell’essere umano, che lentamente prende forma. Parlando a studiosi, Benedetto XVI ricordava: «Abbiamo enormemente migliorato le nostre conoscenze e identificato meglio i limiti della nostra ignoranza; ma per l’intelligenza umana sembra sia diventato troppo arduo rendersi conto che, guardando il creato, ci si incontra con l’impronta del Creatore» (Discorso del 27/02/06).
Per queste ragioni insieme scientifiche, filosofiche, religiose e morali hanno condotto il nostro Paese a una decisione di autentico progresso: nelle tecniche di fecondazione assistita gli embrioni devono essere rispettati. Nel concreto è stata vietata la crioconservazione. Ora, una domanda si impone con gravità: perché la legge, confermata dai cittadini con un referendum popolare, non è stata rispettata? Forse perché si continua a considerare l’embrione come oggetto senza diritti? Eppure i diritti dei deboli non sono deboli diritti.