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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Sport

Contador, Ambrosetti e Mura: il Premio Torriani a tre “fuoriclasse”

A Como al termine del Giro di Lombardia la cerimonia di consegna dell’ambito riconoscimento destinato «a chi ama il ciclismo e lo fa vivere»

15 Ottobre 2018
Da sinistra: Riccardo Magrini, Gianni Mura, Alberto Contador e Alfredo Ambrosetti

Sala gremitissima allo Yacht Club di Como per l’assegnazione della 21ma edizione del Premio internazionale Vincenzo Torriani – “Per chi ama il ciclismo e lo fa vivere”, andato a tre autentici “fuoriclasse”. Un campione del calibro di Alberto Contador, oggi protagonista nel sociale con la Fondazione che porta il suo nome. Un imprenditore di gran nome come Alfredo Ambrosetti, artefice del Forum di Villa d’Este, un uomo che ha nel nome un segno di riconoscenza e di affetto: Alfredo come Binda, amicissimo del padre e suo padrino alla nascita. E ancora un giornalista di gran nome come Gianni Mura, testimone di decenni di ciclismo al massimo livello. Riccardo Magrini, già ottimo corridore degli anni Settanta e Ottanta, oggi apprezzato commentatore televisivo, ha ricevuto il “Cuore d’Argento”, voluto dall’Associazione Aldo ed Emilio De Martino, che premia ogni anno un innamorato del ciclismo.

Alberto Contador, di casa in Italia, ama il nostro Paese, dove ha cominciato a vincere un Giro, nel 2008, ed è riuscito persino a dimenticare l’edizione del 2015 che gli fu tolta per una vicenda di doping mai chiarita sino in fondo.

Ambrosetti il ciclismo lo ha frequentato nelle sue prime esperienze da manager sportivo e ancora come promotore di due campionati del mondo nella sua Varese, nel 1951 e nel 2008. Il suo amore per il ciclismo, mai venuto meno, è testimoniato anche da una bellissima iniziativa: la scorsa settimana ha radunato alcuni celebri ex-campioni (Gimondi, Adorni, Basso) e i familiari dei più grandi del passato (da Binda a Girardengo a Guerra) per una riuscitissima celebrazione festosa.

Gianni Mura ha ricordato i suoi esordi in Gazzetta dello Sport, giornale che lo ha messo al mondo e i molti Tour che l’interruzione estiva del calcio gli ha permesso di seguire negli ultimi vent’anni a Repubblica. Ha confessato di essere particolarmente legato al ciclismo degli anni Sessanta e Settanta, dove «fiorivano solo campioni». E il suo debole per Merckx e Hinault. E per Pantani, per il quale «era più importante staccare tutti piuttosto che vincere».

Anfitrione della serata Pier Bergonzi, vicedirettore della Gazzetta dello Sport, che ha gestito gli ospiti con il consueto garbo. Il Premio Torriani ha visto il supporto di Banca Mediolanum e, per la parte organizzativa, di “Cento Camtù”.