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Censis: allarme immatricolazioni, in calo per la crisi economica

Per la classifica annuale delle università italiane stilate 69 graduatorie, a partire da 924 variabili considerate, «che possono aiutare i giovani e le loro famiglie a individuare con consapevolezza il percorso di formazione»

di Gianni Borsa Agensir

11 Luglio 2022
Foto Ansa / Sir

Il Censis rinnova la classifica annuale delle università italiane. «Si tratta – spiega un comunicato – di un’articolata analisi del sistema universitario basata sulla valutazione degli atenei (statali e non statali, divisi in categorie omogenee per dimensioni) relativamente a: strutture disponibili, servizi erogati, borse di studio e altri interventi in favore degli studenti, livello di internazionalizzazione, comunicazione e servizi digitali, occupabilità». Stilate 69 graduatorie, a partire da 924 variabili considerate, «che possono aiutare i giovani e le loro famiglie a individuare con consapevolezza il percorso di formazione».

Anzitutto si registra una diminuzione delle immatricolazioni: -2,8%. «Il paventato crollo delle immatricolazioni per effetto della crisi pandemica, evitato l’anno precedente grazie alle misure emergenziali messe in atto per contrastarlo, si è verificato nell’anno accademico 2021-2022, quando i nuovi iscritti si sono ridotti del 2,8%. Una variazione che equivale a 9.400 studenti in meno, la cui decisione di non iscriversi è il risultato di criticità congiunturali e di iniquità strutturali, che condizionano l’accesso alla formazione universitaria».

Sono di più i maschi (-3,2%) delle femmine (-2,6%) a decidere di non proseguire gli studi. E sono gli atenei del Sud a registrare la variazione negativa più marcata: -5.1%. I corsi afferenti alle discipline Stem (Science, technology, engineering and mathematics) sono quelli in cui si è registrata la minore riduzione di nuovi iscritti. «Otto rettori su dieci sostengono che la crisi economica è la causa principale del calo delle immatricolazioni».

Bologna, Padova, Pavia, Perugia e Calabria le eccellenze

La prima posizione nella classifica Censis delle università italiane tra i mega atenei statali (quelli con oltre 40 mila iscritti) è occupata anche quest’anno dall’Università di Bologna, con un punteggio complessivo di 89,8. Seguono l’Università di Padova e La Sapienza di Roma, rispettivamente con 88,0 e 86,5 punti. Sale in quarta posizione l’Università di Pisa (85,2), che scalza l’Università di Firenze (84,3). Avanza di due posizioni l’Università degli Studi di Milano (82,7), che passa dall’ottava alla sesta posizione. L’Università di Palermo si conferma settima, ex aequo con l’Università di Torino (80,8). Chiudono la classifica l’Università di Bari (80,2) e la Federico II di Napoli (72,3).

È invece l’Università di Pavia quest’anno a detenere la posizione di vertice tra i grandi atenei statali (da 20 mila a 40 mila iscritti), con 91,0 punti. Segue l’Università di Perugia, che dopo un lungo periodo di primato retrocede in seconda posizione (90,8). Scalano la classifica di una posizione l’Università della Calabria e l’Università di Venezia Ca’ Foscari. Salgono di due posti l’Università di Milano Bicocca e di Cagliari

Tra i medi atenei statali (da 10 mila a 20 mila iscritti) apre la classifica l’Università di Siena, che con 96,7 punti si guadagna la prima posizione, detenuta lo scorso anno dall’Università di Trento, che con 94,8 punti scende in terza posizione a causa della perdita di 10 punti nell’indicatore relativo all’occupabilità. È preceduta dall’Università di Sassari (96,0).

Non statali: sul podio Bocconi e Cattolica

Nella classifica Censis dei piccoli atenei statali italiani (fino a 10 mila iscritti) l’Università di Camerino occupa la prima posizione, con un punteggio pari a 99,5, seguita dall’Università di Macerata (87,2). Al terzo posto, avendo scalato tre posizioni, quest’anno c’è l’Università Mediterranea di Reggio Calabria (86,5). Retrocedono gli atenei laziali di Cassino (85,0) e della Tuscia (83,0). Sale di due posizioni l’Università della Basilicata (80,5), che precede l’Università di Teramo (80,2). Retrocede l’Università del Sannio (79,3). Chiude la classifica l’Università del Molise (75,7).

La classifica dei politecnici è guidata anche quest’anno dal Politecnico di Milano (97,0), seguito dal Politecnico di Torino (91,5), che ora occupa la seconda posizione, che lo scorso anno apparteneva allo Iuav di Venezia (90,5). Chiude la classifica il Politenico di Bari (87,7).

Tra i grandi atenei non statali (oltre 10 mila iscritti) in prima posizione c’è anche quest’anno l’Università Bocconi (92,6 punti) e in seconda l’Università Cattolica (76,2). Tra i medi (da 5 mila a 10 mila iscritti) è la Luiss a collocarsi in testa (93,2), seguita quest’anno dallo Iulm (80,2). Tra i piccoli (fino a 5 mila iscritti) è prima la Libera Università di Bolzano (94,6), seguita dall’Università di Roma Europea (86,8).

Le graduatorie possono essere esaminate nel dettaglio nella sezione del sito web del Censis.