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Caraibi

Haiti, ricostruire la vita

La Caritas fa un bilancio a sei mesi dal più terribile sisma degli ultimi 65 anni

a cura di Patrizia CAIFFA Redazione

13 Luglio 2010

A sei mesi dal sisma che il 12 gennaio scorso ha distrutto Port-au-Prince e dintorni, provocando oltre 230 mila vittime, 300 mila feriti e oltre un milione di senza tetto, la rete internazionale delle Caritas fa il bilancio degli aiuti alle popolazioni terremotate di Haiti: sono stati forniti finora aiuti alimentari, ripari, cure mediche, acqua, servizi igienici, assistenza psicologica pari a 37,4 milioni di euro, raggiungendo più di 2,3 milioni di persone. I dati sono contenuti in un rapporto reso noto l’8 luglio da Caritas Internationalis, intitolato “Una nuova speranza per Haiti, a sei mesi dal sisma”. La rete Caritas ha fornito aiuti alimentari a 1,5 milioni di persone a Port-au-Prince, Léogane e in 9 diocesi, mentre altre 400 mila persone hanno beneficiato di cure mediche. A sei mesi dal sisma che il 12 gennaio scorso ha distrutto Port-au-Prince e dintorni, provocando oltre 230 mila vittime, 300 mila feriti e oltre un milione di senza tetto, la rete internazionale delle Caritas fa il bilancio degli aiuti alle popolazioni terremotate di Haiti: sono stati forniti finora aiuti alimentari, ripari, cure mediche, acqua, servizi igienici, assistenza psicologica pari a 37,4 milioni di euro, raggiungendo più di 2,3 milioni di persone. I dati sono contenuti in un rapporto reso noto l’8 luglio da Caritas Internationalis, intitolato “Una nuova speranza per Haiti, a sei mesi dal sisma”. La rete Caritas ha fornito aiuti alimentari a 1,5 milioni di persone a Port-au-Prince, Léogane e in 9 diocesi, mentre altre 400 mila persone hanno beneficiato di cure mediche. «Non dimenticare Haiti» Nel rapporto il cardinale Oscar Andrès Maradiaga, arcivescovo di Tegucicalpa e presidente di Caritas Internationalis, ricorda che «bisogna ricostruire le scuole, le case e la vita delle persone», per cui «è importante non dimenticare Haiti in questo momento». «Haiti ha attirato l’attenzione del mondo quando le Nazioni Unite hanno definito questa catastrofe la peggiore negli ultimi 65 anni della loro storia – scrive il cardinale Maradiaga -. Prima questo Paese e la sua estrema povertà erano ampiamente dimenticate. È deplorevole che ci sia voluto un terremoto di questa portata perché il mondo si accorgesse dello scandalo rappresentato dalla situazione di Haiti». Perciò, conclude il cardinale Maradiaga, «non basta rabberciare le ferite del Paese, la ricostruzione deve ridare una nuova speranza ad Haiti, fondata sulla solidarietà e la giustizia». Anche monsignor Pierre Dumas, presidente di Caritas Haiti, invita a far sì che «la terribile tragedia che ha colpito Haiti serva a dimostrare perché è necessario sradicare la povertà e l’ingiustizia nel mondo». Priorità: gli alloggi Più di 250 mila case sono state distrutte, rileva il rapporto Caritas. Sono stati perciò distribuiti ripari d’urgenza a circa 160 mila persone, a Port-au-Prince e nelle zone rurali. Ma oltre un milione di persone vivono ancora nei campi in alloggi di fortuna e altre 600 mila hanno lasciato la capitale per cercare lavoro nelle zone rurali.L’alloggio, secondo la Caritas, rimane ancora oggi la sfida maggiore. La Caritas ha elaborato un piano di reinserimento sociale e ricostruzione per i prossimi cinque anni, identificando alcune priorità: case, educazione, riduzione dei rischi di catastrofi, salute e ristabilimento dei mezzi di sussistenza. Siccome la maggior parte della popolazione vive ancora nei campi, rimangono ancora fortemente precari l’accesso all’acqua e il rischio di diffusione di malattie. La Caritas ha installato strutture di approvvigionamento di acqua e 726 servizi igienici a beneficio di 170 mila persone, e fornito kit igienici per 280 mila persone. In ambito sanitario, oltre alle cure mediche per 400 mila persone, sono stati distribuiti 4.000 vaccini contro malattie endemiche e sono stati approntati, nella fase d’emergenza, 480 sale chirurgiche e cure d’urgenza in 21 ospedali. «Anche se può sembrare contraddittorio – precisa il rapporto – le persone non hanno mai avuto così tanto accesso alle cure sanitarie come dopo il sisma, poiché prima non potevano permettersi nessun tipo di trattamento. Ora è necessario stabilizzare la situazione per assicurare a tutti l’accesso alla sanità». Situazione «ancora drammatica» In questi giorni è uscito anche un rapporto di Medici senza frontiere, che denuncia una situazione «ancora drammatica» per migliaia di haitiani, «nonostante le promesse di aiuto». Secondo Msf la situazione per molti haitiani «è ancora enormemente precaria, mentre fra la popolazione cresce la frustrazione, a causa della lentezza della ricostruzione». Msf conferma il dato positivo riguardo al miglioramento della fornitura di assistenza medica: «Le cure mediche sono certamente più accessibili per la popolazione».Al 31 maggio, nei primi 138 giorni dopo il disastro, il personale di Msf ha trattato più di 173 mila pazienti e ha realizzato oltre 11 mila interventi chirurgici. Più di 81 mila haitiani hanno ricevuto supporto psicologico. Msf ha distribuito circa 27 mila tende e 35 mila kit per l’emergenza. Al 31 maggio le donazioni ricevute da Msf per Haiti hanno toccato la quota di 91 milioni di euro. L’organizzazione ha speso 53 milioni di euro: 11 milioni per la chirurgia, 4 milioni per la salute materno-infantile (fra i numerosi interventi, anche 3.700 parti) e più di 8,5 milioni di euro per la fornitura di ripari per i senzatetto. Msf prevede di spendere, entro la fine dell’anno, 89 milioni di euro.Tra le organizzazioni delle Nazioni Unite, il Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp) sta lavorando invece sulla ricostruzione di lungo termine e sulla creazione di una solida base nutrizionale per il futuro della popolazione. Sono attualmente 35 mila le donne e gli uomini occupati nei programmi Wfp «cibo e denaro in cambio di lavoro»; prima della fine dell’anno il loro numero dovrebbe arrivare a 140 mila. Sta inoltre lavorando con il governo haitiano per fornire pasti caldi a 655 mila giovanissimi in età scolare con l’obiettivo di raggiungerne, entro la fine dell’anno, 800 mila. Per far fronte alla stagione delle piogge, il gruppo logistico ha predisposto sufficiente cibo per sfamare 1,1 milioni di persone per sei settimane.