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Il commento di don Roberto Davanzo

Stranieri, il tema della sicurezza non si risolve con le provocazioni

Mentre nelle acque del Mediterraneo si respingevano in Libia barconi con a bordo oltre 500 immigrati�a Milano il consigliere della Lega Nord Matteo Salvini lanciava la proposta di riservare vagoni della Metropolitana solo per i milanesi. Proposta che ha suscitato immediate reazioni di condanna

Silvio MENGOTTO Redazione

2 Settembre 2009

Mentre nelle acque del Mediterraneo si respingevano in Libia barconi con a bordo oltre 500 immigrati – durissima la reazione internazionale dell’Onu e forti le critiche del mondo cattolico – a Milano il consigliere della Lega Nord Matteo Salvini lanciava la proposta di riservare vagoni della Metropolitana solo per i milanesi. Proposta che ha suscitato immediate reazioni di condanna anche tra le stesse forze della maggioranza di governo.

Anche per don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana, la sortita di Salvini non può essere ridotta a una boutade perché «si tratta dell’ennesima provocazione che si colloca dentro un quadro di riferimento preoccupante». Il brodo di coltura in cui si inseriscono tali vicende è quello del pacchetto sicurezza il quale, pur essendo stato oggetto di osservazioni critiche della stessa maggioranza, probabilmente passerà attraverso il voto di fiducia. In questa prospettiva don Roberto Davanzo colloca anche le norme relative al fenomeno dei rifugiati politici perché «sono persone che, in molti casi, fuggono da guerre, persecuzioni di carattere etnico, religioso. Persone peraltro tutelate dal diritto internazionale».

Fa eco l’articolo “L’Italia respinge in Libia i migranti intercettati in mare”, pubblicato da “L’Osservatore Romano”: «Diverse organizzazioni umanitarie hanno espresso critiche nei confronti di questa operazione. Preoccupa il fatto che fra i migranti possa esserci chi è nelle condizioni di poter chiedere asilo politico. E si ricorda anzitutto la priorità del dovere di soccorso nei confronti di chi si trova in gravi condizioni di bisogno. I migranti devono poi essere ricoverati presso strutture che possano fornire adeguate garanzie di assistenza e di rispetto dei diritti umani». Per don Roberto Davanzo, nessuno si può illudere che «il governo libico sia diventato improvvisamente un difensore dei diritti umani. Rimandare sulle coste libiche i barconi significa ributtare queste persone in una situazione che forse è ancora peggiore rispetto all’insicurezza del Mare Mediterraneo».

Il tema della sicurezza non deve esaurirsi solo sul versante dell’ordine pubblico, ma va coniugato anche sul fronte etico ed educativo. Don Roberto Davanzo è convinto che «soltanto uno sciocco potrebbe illudersi che la sicurezza si possa costruire soltanto minacciando sanzioni, appesantendo le conseguenze penali di certi comportamenti. Certo la componente repressiva fa parte del sistema di autodifesa di uno Stato, ma guai a illuderci che paventando spauracchi si riesca ad ottenere comportamenti virtuosi. La sicurezza, nel caso specifico, non si costruisce minacciando delle sanzioni. Abbiamo sempre detto che i Paesi più insicuri sono quelli in cui esiste la pena di morte. Questo significa che nemmeno la pena di morte riesce ad essere un deterrente».

Martin Luter King diceva che «uccidere l’assassino non significa eliminare l’assassinio». Anche nella provocazione milanese di Salvini ritorna l’immagine di Rosa Parks, donna nera che nel 1955 in Alabama rifiutò di cedere il posto sull’autobus riservato ai soli bianchi. Una disubbidienza civile che ispirò la lotta per i diritti civili dei neri proprio di Martin Luter King. Il problema è più profondo perché tocca l’ambito educativo. Occorre creare, continua don Roberto Davanzo, le condizioni perché «una persona immigrata non debba aver bisogno di delinquere, né di buttarsi – per sopravvivere – nelle mani delle organizzazioni criminali. La strada da compiere è quella di permettere a queste persone di vivere una vita più dignitosa possibile». Mentre nelle acque del Mediterraneo si respingevano in Libia barconi con a bordo oltre 500 immigrati – durissima la reazione internazionale dell’Onu e forti le critiche del mondo cattolico – a Milano il consigliere della Lega Nord Matteo Salvini lanciava la proposta di riservare vagoni della Metropolitana solo per i milanesi. Proposta che ha suscitato immediate reazioni di condanna anche tra le stesse forze della maggioranza di governo.Anche per don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana, la sortita di Salvini non può essere ridotta a una boutade perché «si tratta dell’ennesima provocazione che si colloca dentro un quadro di riferimento preoccupante». Il brodo di coltura in cui si inseriscono tali vicende è quello del pacchetto sicurezza il quale, pur essendo stato oggetto di osservazioni critiche della stessa maggioranza, probabilmente passerà attraverso il voto di fiducia. In questa prospettiva don Roberto Davanzo colloca anche le norme relative al fenomeno dei rifugiati politici perché «sono persone che, in molti casi, fuggono da guerre, persecuzioni di carattere etnico, religioso. Persone peraltro tutelate dal diritto internazionale».Fa eco l’articolo “L’Italia respinge in Libia i migranti intercettati in mare”, pubblicato da “L’Osservatore Romano”: «Diverse organizzazioni umanitarie hanno espresso critiche nei confronti di questa operazione. Preoccupa il fatto che fra i migranti possa esserci chi è nelle condizioni di poter chiedere asilo politico. E si ricorda anzitutto la priorità del dovere di soccorso nei confronti di chi si trova in gravi condizioni di bisogno. I migranti devono poi essere ricoverati presso strutture che possano fornire adeguate garanzie di assistenza e di rispetto dei diritti umani». Per don Roberto Davanzo, nessuno si può illudere che «il governo libico sia diventato improvvisamente un difensore dei diritti umani. Rimandare sulle coste libiche i barconi significa ributtare queste persone in una situazione che forse è ancora peggiore rispetto all’insicurezza del Mare Mediterraneo».Il tema della sicurezza non deve esaurirsi solo sul versante dell’ordine pubblico, ma va coniugato anche sul fronte etico ed educativo. Don Roberto Davanzo è convinto che «soltanto uno sciocco potrebbe illudersi che la sicurezza si possa costruire soltanto minacciando sanzioni, appesantendo le conseguenze penali di certi comportamenti. Certo la componente repressiva fa parte del sistema di autodifesa di uno Stato, ma guai a illuderci che paventando spauracchi si riesca ad ottenere comportamenti virtuosi. La sicurezza, nel caso specifico, non si costruisce minacciando delle sanzioni. Abbiamo sempre detto che i Paesi più insicuri sono quelli in cui esiste la pena di morte. Questo significa che nemmeno la pena di morte riesce ad essere un deterrente».Martin Luter King diceva che «uccidere l’assassino non significa eliminare l’assassinio». Anche nella provocazione milanese di Salvini ritorna l’immagine di Rosa Parks, donna nera che nel 1955 in Alabama rifiutò di cedere il posto sull’autobus riservato ai soli bianchi. Una disubbidienza civile che ispirò la lotta per i diritti civili dei neri proprio di Martin Luter King. Il problema è più profondo perché tocca l’ambito educativo. Occorre creare, continua don Roberto Davanzo, le condizioni perché «una persona immigrata non debba aver bisogno di delinquere, né di buttarsi – per sopravvivere – nelle mani delle organizzazioni criminali. La strada da compiere è quella di permettere a queste persone di vivere una vita più dignitosa possibile». –