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Vaticano

«Shoah, crimine contro Dio e l’uomo»: Benedetto XVI andrà in Israele

Il�Papa ha ricevuto i membri di una organizzazione ebraica. L'Olocausto è stato «un capitolo terribile della nostra storia», da non dimenticare, negare o minimizzare, ha sottolineato il Pontefice, che ha annunciato il suo viaggio a Gerusalemme

Mauro COLOMBO Redazione

13 Febbraio 2009

«L’odio e il disprezzo per uomini, donne e bambini, manifestati nella Shoah furono un crimine contro Dio e contro l’umanità». L’ha affermato Benedetto XVI ricevendo ieri in Vaticano i membri della Conference of Presidents of Major American Jewish Organizations. Nella stessa occasione il Papa ha annunciato il suo prossimo viaggio in Israele.
Il Santo Padre ha ricordato le impressioni della visita fatta al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau nel maggio 2006: «Quali parole possono esprimere adeguatamente quell’esperienza di profonda commozione? Mentre varcavo l’ingresso in quel luogo di orrore, teatro di sofferenza indicibile, meditavo sul numero incalcolabile di prigionieri che avevano fatto lo stesso percorso in cattività. Questi figli di Abramo, afflitti e umiliati, avevano ben poco che li sostenesse oltre la fede nel Dio dei loro padri, una fede che noi cristiani condividiamo con voi, nostri fratelli e sorelle. Come iniziare ad afferrare l’enormità di ciò che accadde in quelle prigioni infami? L’intera razza umana prova profonda vergogna per la brutalità selvaggia manifestata allora nei confronti del vostro popolo».
Negare o minimizzare la Shoah è «intollerabile e inaccettabile»: «Ciò deve essere chiaro a tutti, soprattutto a chi sta nella tradizione delle Sacre Scritture». «Questo capitolo terribile della nostra storia non deve essere mai dimenticato – ha ribadito Papa Ratzinger -. Il ricordo è memoria futura, un avvertimento per il futuro e ci chiama a sforzarci alla riconciliazione. Ricordare è fare tutto quanto è in nostro potere per prevenire qualsiasi ripetersi di una siffatta catastrofe nella famiglia umana, costruendo ponti di amicizia durevole. È mia preghiera fervida che la memoria di questo crimine orrendo rafforzi la nostra determinazione per curare le ferite che per troppo tempo hanno macchiato le relazioni tra cristiani ed ebrei. È mio sincero desiderio che l’amicizia di cui noi ora godiamo cresca sempre più forte, affinché l’impegno irrevocabile della Chiesa a relazioni rispettose e armoniose con il popolo dell’Alleanza possa portare frutti in abbondanza». «L’odio e il disprezzo per uomini, donne e bambini, manifestati nella Shoah furono un crimine contro Dio e contro l’umanità». L’ha affermato Benedetto XVI ricevendo ieri in Vaticano i membri della Conference of Presidents of Major American Jewish Organizations. Nella stessa occasione il Papa ha annunciato il suo prossimo viaggio in Israele.Il Santo Padre ha ricordato le impressioni della visita fatta al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau nel maggio 2006: «Quali parole possono esprimere adeguatamente quell’esperienza di profonda commozione? Mentre varcavo l’ingresso in quel luogo di orrore, teatro di sofferenza indicibile, meditavo sul numero incalcolabile di prigionieri che avevano fatto lo stesso percorso in cattività. Questi figli di Abramo, afflitti e umiliati, avevano ben poco che li sostenesse oltre la fede nel Dio dei loro padri, una fede che noi cristiani condividiamo con voi, nostri fratelli e sorelle. Come iniziare ad afferrare l’enormità di ciò che accadde in quelle prigioni infami? L’intera razza umana prova profonda vergogna per la brutalità selvaggia manifestata allora nei confronti del vostro popolo».Negare o minimizzare la Shoah è «intollerabile e inaccettabile»: «Ciò deve essere chiaro a tutti, soprattutto a chi sta nella tradizione delle Sacre Scritture». «Questo capitolo terribile della nostra storia non deve essere mai dimenticato – ha ribadito Papa Ratzinger -. Il ricordo è memoria futura, un avvertimento per il futuro e ci chiama a sforzarci alla riconciliazione. Ricordare è fare tutto quanto è in nostro potere per prevenire qualsiasi ripetersi di una siffatta catastrofe nella famiglia umana, costruendo ponti di amicizia durevole. È mia preghiera fervida che la memoria di questo crimine orrendo rafforzi la nostra determinazione per curare le ferite che per troppo tempo hanno macchiato le relazioni tra cristiani ed ebrei. È mio sincero desiderio che l’amicizia di cui noi ora godiamo cresca sempre più forte, affinché l’impegno irrevocabile della Chiesa a relazioni rispettose e armoniose con il popolo dell’Alleanza possa portare frutti in abbondanza». Sulle orme di Giovanni Paolo II Il Papa ha poi annunciato alla delegazione i preparativi per la sua visita a Israele, «un Paese sacro per i cristiani così come per gli ebrei, poiché vi si trovano le radici della nostra fede». «La storia bimillenaria del rapporto tra Giudaismo e Chiesa ha attraversato diverse fasi, alcune dolorose da ricordare. Ora che possiamo incontrarci in uno spirito di riconciliazione, non dobbiamo permettere alle difficoltà passate di trattenerci dal tendere reciprocamente la mano dell’amicizia – ha esortato -. La dichiarazione Nostra Aetate del Concilio Vaticano II è una pietra miliare nel viaggio verso la riconciliazione, e sottolinea chiaramente i principi che hanno finora governato l’approccio della Chiesa nelle relazioni ebraico-cristiane. La Chiesa è profondamente e irrevocabilmente impegnata nel respingere qualsiasi antisemitismo e a continuare a costruire relazioni positive e durevoli tra le due comunità. Se esiste un’immagine particolare che esprime questo impegno, è il momento in cui il mio amato predecessore, Giovanni Paolo II, si fermò presso il Muro occidentale a Gerusalemme, invocando il perdono di Dio per tutte le ingiustizie subite dal popolo ebraico. E faccio mia ora la sua preghiera», ha concluso.«Grazie per aver compreso il nostro dolore e la nostra angoscia e per la Sua ferma dichiarazione di solidarietà indiscutibile con il popolo ebraico e di condanna della negazione dell’Olocausto»: così il Rabbino Arthur Schneier, della Conference of Major American Jewish Organizations, ha ringraziato il Pontefice. Schnerier ha aggiunto che «il nostro rapporto, basato sulla solida base del Vaticano II, può sopravvivere a crisi periodiche. Possiamo emergerne ancora più forti per collaborare insieme nell’affrontare le enormi sfide della nostra civiltà».Alan Solow, altro membro della delegazione, ha chiesto al Papa «di continuare a pronunciarsi contro l’antisemitismo in tutte le sue forme e di rivolgersi ai leader della Chiesa di ogni Paese affinché ciò diventi una priorità»: «Apprezziamo e accogliamo con favore la visita prevista di Sua Santità a Israele», attesa «con impazienza».