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Il territorio e l’emergenza freddo

A Lecco nessuna ospitalità per gli "occasionali". A Varese più richieste d'aiuto

1 Dicembre 2008

04/12/2008

di Marcello VILLANI e Maria Teresa ANTOGNAZZA

Se sei un senza fissa dimora, evita di venire a Lecco. Non rischierai di passare la notte all’addiaccio. Infatti da quando è chiuso il ricovero di via dell’Isola, in ristrutturazione, il Comune ha messo a disposizione otto posti letto per la prima accoglienza in via Parini 8, ma sono posti accessibili solo su segnalazione dei servizi sociali. Per il clochard che si trova a passare per caso da Lecco, soprattutto di sera, non c’è niente da fare: deve aspettare il mattino dopo e contattare i servizi sociali che gli troveranno una sistemazione.

Non è una scelta solo del Comune, questa, ma della Provincia di Lecco che non ha individuato, nelle sue ricerche, una domanda, un bisogno di questo tipo nel suo territorio. I senza fissa dimora “occasionali” a Lecco non sembrano esserci. Ci sono persone le cui storie sono ben conosciute e i cui casi sono seguiti con un progetto che mira al reinserimento della persona stessa nella società. Si cerca di evitare gli investimenti “a fondo perso”, anche perché, come detto, la richiesta di alloggi estemporanei, per una sola notte, è quasi inesistente.

Per chi, invece, ha voglia di scommettere su se stesso, le braccia (e le soluzioni di alloggio) sono sempre aperte. C’è, però, una difficoltà in più per i pochi clochards estemporanei che si trovassero a passare in città: Linee Lecco, la società di trasporto pubblico del Comune, ha rifatto le pensiline dei bus prevedendo panchine corte, cortissime. Per non far sedere i perditempo, ufficialmente. Ma il risultato, dalle prime “sperimentazioni”, è quasi paradossale: di senza fissa dimora se ne sono sempre visti pochi sotto queste pensiline, ma di anziani tanti. Ad aspettare il bus, però… Così loro, gli anziani, si lamentano di queste panchine troppo corte. Rimangono in piedi e pensano alle care, vecchie panchine “lunghe”.

Anche a Varese il freddo pungente stringe la sua morsa ormai da diversi giorni e la neve abbondante ha fatto scattare l’emergenza poveri. Che si tratti di senza tetto o di immigrati appena arrivati sul posto e ancora privi di una casa, la cosa non cambia. Tutti bussano con insistenza alle porte dei centri di ascolto della Caritas, fanno la fila davanti alla mensa dei poveri dei frati della Brunella oppure dalle suore dell’Addolorata di via Luini, dove in questi giorni di gelo oltre al solito sacchetto per la cena le religiose preparano anche un pasto caldo.

«È questa ormai la mappa della povertà a Varese – spiega il responsabile del centro di ascolto decanale, Giancarlo Comincioli -: da noi in piazza Canonica non ci sono più orari e l’arrivo del freddo e della neve non fanno altro che aumentare la domanda di aiuti. Per strada la gente che tende la mano cresce di giorno in giorno. Arrivano gli stranieri e i senza tetto a chiedere coperte e cibo per sistemarsi alla bell’e meglio in qualche edificio abbandonato o per dormire nei sottopassi o alla stazione; e arrivano in otto e anche dieci ogni giorno per richieste di ogni genere, soprattutto casa e lavoro».

I senza tetto che girano in città sono ormai facce note, una decina di persone, monitorati dai servizi sociali e dal volontariato. Ma al dormitorio comunale, sempre strapieno, non entrano, anche perché l’amministrazione ha messo paletti severi per l’accesso, a partire dalla dimostrazione di essere residenti a Varese.