Per intervenire sulle politiche familiari e di cura è stata presentata pochi giorni fa una proposta di legge sull’introduzione di voucher universali per i servizi alla persona. Si tratta della possibilità di emettere dei buoni da offrire alle famiglie per contribuire a sostenere l’assistenza dei soggetti più deboli e fragili: bambini, anziani, diversamente abili. È una misura semplice che potrebbe fornire l’occasione per intervenire sulla conciliazione dei tempi di vita e lavoro e per regolarizzare una parte del mercato dei servizi di cura. I ticket sarebbero un tentativo concreto di “welfare mix”, perché dovrebbero essere emessi dalle amministrazioni regionali o locali per i cittadini in difficoltà, dalle aziende per i propri dipendenti, da banche o assicurazioni per i loro clienti.
Una ricerca del Censis ha cercato di prevedere l’impatto dei voucher sulla domanda di servizi da parte delle famiglie ed è emerso che aumenterebbero di quasi 482mila unità le famiglie utilizzatrici di servizi di collaborazione domestica e addirittura di 731mila unità le famiglie con dipendenti privati che le utilizzerebbero per altri tipi di servizi. La misura, sempre secondo la ricerca, faciliterebbe la costruzione di un sistema di servizi sostenibile e di qualità; renderebbe applicabile un sistema di welfare aziendale-familiare sul principio di sussidiarietà che mobiliti anche risorse private; e promuoverebbe la crescita dell’occupazione regolare e di maggiore qualità nel comparto dei servizi di cura attraverso l’emersione del lavoro nero.
Cercare di migliorare i servizi di cura è essenziale non solo per le politiche sociali, ma anche per la creazione di posti di lavoro, perché con la diminuzione degli interventi di welfare state non scompaiono i bisogni dei cittadini. Oggi sono le famiglie a riempire il vuoto istituzionale e, in particolare, le donne nelle famiglie sono il pilastro delle azioni di cura, soprattutto verso gli anziani. Il sistema dei voucher permetterebbe invece, secondo le stime del Censis, l’emersione di 326mila occupati e la creazione di 315mila nuovi posti di lavoro. Inoltre i voucher universali fornirebbero l’occasione per intervenire nel far west in cui è abbandonato il lavoro di cura che lascia incontrare due debolezze, quelle delle famiglie in difficoltà e quelle delle badanti, spesso immigrate, che lavorano per 3,75 euro l’ora a volte per oltre 60 ore a settimana, come indica una recente ricerca dell’Iref.
La regolarizzazione attraverso un sistema plurale di soggetti pubblici, privati e di terzo settore permetterebbe la nascita di un lavoro buono e dignitoso, oltre che un servizio di qualità e aprirebbe nuove opportunità di lavoro anche qualificato.