Sono passati 75 anni da quando la Marvel Comics, nel 1939 alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, lanciò “Toro”, il primo supereroe a fumetti di una famiglia che ora conta più di 8.000 personaggi. Televisione e cinema (nel 2009 la Disney ha comprato a suon di miliardi i diritti di sfruttamento di tutti i characters della Marvel) stanno proponendo oggi, a distanza di quasi un secolo, un’impressionante e rinnovata offerta di prodotto: dalla serie tv “Agents of S.H.I.E.L.D.” al nuovo “Captain America – The Winter Soldier” la cui uscita nelle sale è prevista per il 26 marzo.
I critici cinematografici concordano nell’analisi del fenomeno: la ricerca di una nuova spettacolarità fantastica adatta ai gusti degli adolescenti (gli unici in grado di condizionare le posizioni al top dei box-office di tutto il mondo) e, soprattutto, il desiderio della Disney di produrre utili dopo il mega investimento del 2009 (un’operazione del valore di circa 4 miliardi di dollari) stanno producendo una sorta di saturamento del mercato. Un’offerta così abbondante, però, notano gli analisti, è in contraddizione con la sostanza della domanda. Portano come esempio il murales che Mauro Pallotta, un writer romano, ha dipinto sul muro di una casa a pochi passi dal Vaticano. Rappresentava Papa Francesco in volo con le sembianze di Superman. Un modello di supereroe di tipo inedito, senza le contraddizioni e le zone d’ombra dei fumetti della Marvel.
Al cinema l’ondata dei Marvel è contrastata dal successo (26 milioni di dollari di incasso in soli tre giorni) del film “Son of God”, una rappresentazione epica della storia di Gesù. Dati interessanti in attesa che nelle sale esca il nuovo film biblico “Noah” di Darren Aronofsky.
Il concetto di Superuomo e le sue contraddizioni.
Anche senza scomodare per l’ennesima volta il “superomismo” di Friedrich Nietzsche, basterebbe andare a rileggere una citazione cinematografica. Bill, il personaggio dark del film “Kill Bill” di Quentin Tarantino, dice: “L’elemento fondamentale della filosofia dei supereroi è che abbiamo un supereroe e il suo alter-ego: Batman è di fatto Bruce Wayne, l’Uomo Ragno è di fatto Peter Parker. Clark Kent è il modo in cui Superman ci vede. E quali sono le caratteristiche di Clark Kent? È debole, non crede in se stesso ed è un vigliacco. Clark Kent rappresenta la critica di Superman alla razza umana”. È proprio il concetto di Doppelgänger (il supereroe e il suo doppio, specchio e metafora delle paure dell’umanità), che nel corso degli anni ha conquistato un potere crescente nella costruzione dei personaggi della Marvel (più ombre che luci, più gotici che fantastici), che finisce per scontrarsi con la domanda di un pubblico che in piazza San Pietro acclama invece un “eroe” senza ombre o ambiguità.
Il ritorno di Jesus Christ Superstar.
“Son of God”, il film su Gesù che sta sbancando il botteghino americano, è stato tratto da una serie televisiva omonima che lo scorso anno su History Channel, negli Usa, ha fatto registrare medie di 10 milioni di spettatori a puntata. Nonostante le polemiche, che sembrano inevitabili quando i temi della religione sono rappresentati sullo schermo, il successo crescente di film biblici, che si scontra con la preponderante offerta di supereroi, sembra nascere da una domanda spontanea del pubblico, non indotta da strategie di marketing. “È ovvio che accada: Cristo è la figura più importante degli ultimi duemila anni, è alla base della civiltà occidentale, interessa tutti”, dice Reza Aslan, docente di storia delle religioni. Secondo il cardinale Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio della cultura e autore di decine e decine di testi di teologia, “non si può che registrare un interesse crescente da parte del cinema verso i temi della religione. È la magnifica attrazione che Cristo esercita ancor oggi sull’uomo moderno. Se poi i risultati non sono del tutto ortodossi non bisogna farsene un problema. L’uomo è imperfetto e la sua vita è un viaggio non sempre facile verso la santità”.
Il fenomeno delle comic strip che dura nel tempo.
Il ritorno dei supereroi che il marketing della Disney sta cercando d’imporre al mercato cine e tv, nonostante la domanda di sacro da parte del pubblico, ha origini lontane. Ne aveva parlato anche Umberto Eco, già nel 1964. “Che le comic strips vengano lette, almeno negli Stati Uniti […] dagli adulti più che dai ragazzi, è fenomeno assodato; che dei comic books vengano prodotti circa un miliardo di copie all’anno nei soli Stati Uniti, ci è rivelato dalle statistiche […]. Che infine questa letteratura di massa ottenga una efficacia di persuasione paragonabile solo a quella delle grandi raffigurazioni mitologiche condivise da tutta una collettività, ci viene rivelato da alcuni episodi altamente significativi”. Fra le poche luci e le molte ombre dei Supereroi e la limpidezza della domanda di sacro del pubblico, lo scontro è appena agli inizi.