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Dal 28 luglio

Sesto Calende in festa per l’Abbazia restaurata

Dopo una vasta campagna di restauri, l'antica chiesa torna all'antico splendore. Giovedì un incontro pubblico in sala consiliare per illustrare i lavori effetuati. Domenica 7 agosto, festa patronale con la presenza del cardinal Wuerl, arcivescovo di Whashington.

26 Luglio 2016

Avendo concluso i lavori di restauro di tutti gli affreschi interni dell’Abbazia di San Donato, la Comunità Pastorale di Sant’Agostino di Sesto Calende (Va) vuole celebrare solennemente la festa patronale, che ricorre quest’anno di domenica il 7 agosto. Sarà presente come ospite d’eccezione per l’inaugurazione e per la Messa solenne delle 10.30 il cardinal Donald Wuerl, Arcivescovo di Washington.

Giovedì 28 luglio, alle 21, presso la sala consiliare a Sesto Calende verranno presentati i risultati dei lavori in un incontro pubblico.

L’Abbazia di San Donato venne costruita attorno al IX secolo, per volere di Liutardo de’ Conti vescovo di Pavia, sui resti di un antico tempio pagano dedicato al culto degli dei. L’attuale struttura è tuttavia il risultato dei rimaneggiamenti avvenuti tra l’XI (navata e abside principale) e il XIII secolo, epoca a cui risale il Nartece: struttura tipica delle basiliche cristiane dei primi secoli, di cui rappresenta infatti uno dei pochi esemplari rimasti. Si tratta di una sorta di atrio, nettamente separato dalle vere e proprie navate.

Per vari secoli l’Abbazia fu al centro di una curiosa controversia. Infatti pur essendo nel territorio della Diocesi di Milano, la struttura ricadeva sotto la giurisdizione di Pavia. Neppure San Carlo Borromeo, nonostante gli sforzi, riuscì ad annetterla alla diocesi ambrosiana. Operazione che infatti riuscì solo nel 1820.

L’attuale struttura dell’Abbazia consta di tre navate absidate, l’abside sud è andata distrutta nel ‘700 e venne sostituita da una sacrestia. Quella settentrionale invece risale alla struttura originaria. Dall’esterno ci si può fare un’idea della travagliata vita della struttura. Si possono osservare per esempio delle decorazioni medievali, una formella romanica e persino un’epigrafe funeraria romana.

All’interno troviamo subito il Nartece, posto nella parte antistante e contrassegnato da colonne romane.

Sono poi presenti numerosi affreschi di epoche diverse, ma relative al periodo che da va dal XV al XVII secolo. Alcuni di essi, come il pregiato “La Madonna dei Limoni”, sono stati trasferiti su tela per essere restaurati. Tra i rimanenti meritano attenzione particolare “La Madonna del Latte”, secondo pilastro a sinistra, e “L’ultima cena”, realizzato da Tarillo da Curia nel 1581. Appena entrati, sulla destra, si trova la Cappella di Santa Caterina recante affreschi sulle vicende della santa.

Lo stile romanico è ben testimoniato anche dalla Cripta formata da colonnine che sostengono gli archi delle volte a crociera. Da notare che originariamente il pavimento era più basso di mezzo metro.