Dopo l’8 settembre ’43 gli ebrei catturati in Italia furono 500 circa e 6800 furono deportati in Germania. Nella valle Brembana ci furono famiglie che coraggiosamente nascosero e salvarono famiglie ebree. Un centinaio di ebrei trovarono rifugio a Branzi, Camerata Cornello, Oltre il Colle, San Giovanni Bianco, Serina, Zogno e Roncobello dove si nascosero due famiglie. A Branzi si rifugiarono Julus Frank e la moglie Rosa Krakaur, Leja Gestenied, Selma Odlitz, Irene Weinberger, Otto Sulz, Joset Milszlein con la moglie Hildegard Milsztein, Alfredo Hacker, Anna Shansky, Lucia e Gertrude Hacker.
A Camerata Cornello si rifugiarono due ebrei italiani, marito e moglie ( Gioele e Martina ) mandati dal parroco. A Oltre il Colle l’ebreo greco Sam Benusiglio ed Ermanno Fontanella. Una ventina gli ebrei rifugiati a San Giovanni Bianco. A Zogno i coniugi Milan Radinger e Nada Engelsrath, i coniugi polacchi Katz False Lesterluda ed Erna Sara Eitzer. «Rimasero qualche tempo a Zogno anche i coniugi polacchi Josef e Hidelgard Milsztein, arrivati da Ferramonti il 10 dicembre 1941 e poi trasferiti a Branzi». (T. Bottani, G. Giupponi, F. Riceputi, La Resistenza in Valle Brembana, Edit. Corponove, Bergamo, 2010).
In particolare furono 14 gli ebrei rifugiati a Gandino, «13 a San Omobono, 10 a San Giovanni Bianco, 9 a Serina, 7 a Clusone, 5 a Bergamo, 3 a Sovere, 2 a Gromo, a Nossa e a Zogno, 1 a Calcinate»
Gli autori del libro Il paese dei giusti hanno riportato alla luce una incredibile storia che ha visto come protagonista il podestà e l’intera popolazione di Roncobello. Il podestà Isacco Milesi, coinvolgendo l’intero paese, salvò la vita a «nove ebrei nascosti a Roncobello, infatti, si deve senza alcun dubbio alla coraggiosa iniziativa ma anche all’audacia e all’abnegazione di tutti gli abitanti di quel piccolo borgo montano, uomini, donne e bambini che offrirono agli sconosciuti in pericolo aiuti concreti e soprattutto il loro complice silenzio».
Dani, nipote di Edna, una ebrea che trovò rifugio a Roncobello, era un bambino piccolo e ricorda che il podestà «Ci offrì un rifugio nel suo paese, nella contrada di Costa Inferiore, ci procurò un tetto, tessere annonarie per avere viveri razionati come tutti i cittadini italiani, documenti veri con nomi italianizzati, insomma tutto ciò di cui avevamo bisogno mettendo a rischio la sua posizione di uomo di partito, la sua vita, quella dei suoi familiari e dei suoi concittadini. Non era un semplice atto di solidarietà ma un atto eroico».
Anche Isacco Israilovici era un bambino nascosto a Roncobello «Rimanemmo – ricorda Israilovici – presso il nascondiglio che il podestà Isacco Milesi ci aveva procurato per più di due anni con la zia Lola che faceva la spola fra Milano e Roncobello. Alla fine della guerra vennero i partigiani e volevano fare l’esecuzione dei fascisti del paese, in primis ovviamente il podestà. Mio padre uscì dal suo rifugio per fermarli in quanto Milesi aveva salvato la nostra famiglia».
«Il libro – si legge nella presentazione – è un doveroso omaggio a tutti coloro, e non furono pochi, laici e religiosi, individui singoli, famiglie, intere comunità che, superando la paura di venire scoperti, negli anni bui della dittatura e dell’oppressione nazi-fascista coraggiosamente dimostrarono di rifiutare la logica razziale e le leggi inique che autorizzavano la persecuzione, la deportazione e la morte di innocenti nei campi di sterminio. Nel 2012 a Isacco Milesi è stato riconosciuto dallo Yad Vashem di Israele il titolo di “Giusto fra le Nazioni”». Lo scorso anno anche il Comune di Roncobello ha dedicato la Sala Consiliare ai coniugi Milesi.