Sirio 26-29 marzo 2024
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Documentario

Raffaello, il principe delle arti in 3D

Ai Musei Vaticani l'anteprima del documentario di Sky, primo film sul pittore Raffaello Sanzio. Interventi di mons. Dario E. Viganò (SpC), Barbara Jatta (Musei), Antonio Paolucci (storico), Maria Giuseppina Troccoli (MiBACT) e Andrea Scrosati (Sky)

di Sergio PERUGINI Commissione nazionale valutazione film Cei

22 Marzo 2017

Un’esperienza spettatoriale suggestiva e coinvolgente, è la visione del nuovo documentario d’arte di Sky “Raffaello. Il principe delle arti in 3D”, del quale sono stati presentati i primi 12 minuti in anteprima martedì 21 marzo, in una serata evento organizzata all’interno dei Musei Vaticani, nel Salone di Raffaello, alla presenza dei suoi celebri Arazzi ma anche dei dipinti più noti come l’“Incoronazione della Vergine” e la “Trasfigurazione”. Un momento straordinario reso possibile grazie alla collaborazione con i Musei Vaticani, che hanno partecipato alla prima trasposizione cinematografica dedicata al pittore di Urbino Raffaello Sanzio (1483-1520), un film che ha ottenuto il riconoscimento dell’Interesse culturale da parte della Direzione generale cinema MiBACT. Prodotto da Sky 3D, con Sky Cinema e Sky Arte, e produzione esecutiva di Magnitudo Film, il film sarà nelle sale italiane 3-4-5 aprile distribuito da Nexo Digital.

A presentare le prime immagini del documentario di Sky nei Musei Vaticani sono intervenuti mons. Dario Edoardo Viganò (prefetto della Segreteria per la Comunicazione), Barbara Jatta (direttore Musei Vaticani), Antonio Paolucci (storico dell’arte, direttore dei Musei sino al 2016), Maria Giuseppina Troccoli (dirigente Direzione generale cinema MiBACT) e Andrea Scrosati (executive vice president Programming Sky).

È in particolare mons. Viganò a tracciare il senso dell’operazione artistica, capace di coniugare il mondo dell’arte pittorica con le potenzialità espressive del cinema, dell’audiovisivo; un’esperienza spettatoriale eccezionale, dalle importanti ricadute sociali ed educative. “Il cinema d’arte – ha dichiarato Viganò – può essere una via privilegiata per riaprire gli scrigni della storia e portare alla luce tesori di pittura, scultura e architettura, oltre che un percorso favorevole per il recupero delle periferie umane e culturali e restituire, così, la centralità proprio a quelle persone, donne e uomini, che hanno diritto alla bellezza, ma non se lo possono permettere”.

Dobbiamo comprendere, ha sottolineato sempre mons. Viganò, “l’importanza di un’arte che comunichi bellezza, armonia, così da offrire una speranza e un orizzonte di riscatto, di recupero anche a coloro che sono vittime di emarginazione, fino a diventare gli scartati, come li definisce Papa Francesco: ‘I musei devono spalancar le porte alle persone di tutto il mondo. Essere uno strumento di dialogo tra le culture e le religioni, uno strumento di pace. Essere vivi! Non polverose raccolte del passato solo per gli ‘eletti’ e i ‘sapienti’, ma una realtà vitale che sappia custodire quel passato per raccontarlo agli uomini di oggi, a cominciare dai più umili’”.

“Raffaello. Il principe delle arti in 3D”, sotto la direzione artistica di Cosetta Lagani (direttore Sky3D e autrice del progetto, così come dei precedenti film d’arte) e per la regia di Luca Viotto – scomparso prematuramente dopo le riprese, autore anche di “Firenze e gli Uffizi 3D” e “S. Pietro e le Basiliche Papali di Roma 3D” –, è il quarto documentario d’arte di Sky e il terzo realizzato in collaborazione con il Vaticano, attraverso sinergie attivate con il Centro televisivo vaticano/Segreteria per la Comunicazione e Musei Vaticani. Il film in numeri: 18 mesi di lavoro tra preparazione, riprese e post produzione, 30 giorni di riprese, un team di produzione di oltre 100 persone, 40 costumi realizzati su misura di cui 10 originali di Maurizio Millenotti (“Amleto”, “La leggenda del pianista sull’oceano”).

Le scenografie sono di Francesco Frigeri (“Non ci resta che piangere”, “La leggenda del pianista sull’oceano”) e 20 i siti scelti come set del film. Ancora, sono oltre 70 le opere presentate nel documentario, più di 40 quelle di Raffaello, tra cui: “Sposalizio della Vergine”, “Madonna del Cardellino”, “La Scuola di Atene”, “La Fornarina”, “La Madonna Sistina” e “Trasfigurazione”.

Il documentario alterna la ricostruzione della biografia dell’artista, con l’incontro delle sue opere d’arte, una vera e propria immersione nell’universo pittorico di Raffaello con le tecniche 3D, UHD e Virtual Reality. 3 sono gli storici dell’arte coinvolti: Antonio Paolucci (direttore dei Musei Vaticani fino al 2016), Vincenzo Farinella (professore associato di Storia dell’arte moderna alla Scuola Normale di Pisa) e Antonio Natali (direttore della Galleria degli Uffizi 2006-2016). 4 gli attori principali del film per le ricostruzioni storiche: Flavio Parenti (“To Rome With Love”, “Un Matrimonio”) nei panni di Raffaello, Enrico Lo Verso (“Il ladro di bambini”, “Lamerica”) nel ruolo di Giovanni Santi, il padre di Raffaello, Angela Curri (“Braccialetti Rossi”, “La mafia uccide solo d’estate”) in quello della Fornarina, la donna amata dal pittore, e Marco Cocci (“Ovosodo”, “L’ultimo bacio”), nei panni del card. Pietro Bembo.

Uno sguardo “inedito” della Cappella Sistina. È Antonio Paolucci nel corso della presentazione a svelare una delle particolarità del doc “Raffaello”, ovvero la straordinaria ricostruzione della Cappella Sistina prima che fosse dipinto il “Giudizio universale” di Michelangelo (nella parete d’altare figuravano le opere del Perugino e di Michelangelo, andate poi distrutte). Per la prima volta, dunque, è stata riproposta visivamente a distanza di 5 secoli la disposizione della Cappella Sistina come apparve la notte del 26 dicembre del 1519, alla presenza di Papa Leone X, dei cardinali e degli intellettuali di Curia, quando vennero esposti i primi 7 Arazzi di Raffaello. “Un miracolo”, lo definì all’epoca Vasari. Il momento più significativo nella carriera del pittore, ha sottolineato Antonio Paolucci, che morì poco dopo il 6 aprile del 1520, dando le ultime pennellate alla “Trasfigurazione”, proprio al volto di Cristo sul monte Tabor.