«Tutti i santuari di Maria mi sono cari; tanti ne visitai, quello di Lourdes ben dieci volte, ed altri senza numero, in Oriente e in Occidente. Ma ricordo con particolare affetto il santuario della Madonna del Bosco perché fu il sorriso della mia infanzia, la custodia e l’incoraggiamento della mia vocazione sacerdotale. Sempre ivi pellegrinai con senso di viva e non attenuata tenerezza durante gli anni del mio lungo servizio di nostro Signore, della sua Chiesa e delle anime».
A scrivere queste parole così commosse, non certo di circostanza, è papa Giovanni XXIII, che il 26 agosto del 1960 da Castel Gandolfo invia una lunga lettera all’allora arcivescovo di Milano, il cardinale Giovanni Battista Montini. E alla missiva il Santo Padre allega anche un importante dono, «una collana d’oro con croce di pietre rare», che Roncalli ha scelto, come spiega, «tra gli oggetti più preziosi che accade sovente di ricevere qui in Vaticano, a scambio di segni di ossequio e di cordialità».
Quel sontuoso monile, in particolare, era stato offerto al pontefice dal presidente della repubblica di Argentina, Arturo Frondizi, fervente cattolico, amico di Kennedy, che era stato imprigionato come oppositore di Perón e che sarà poi deposto nel 1962 da un colpo di stato militare. Ma papa Giovanni, ora, desidera ardentemente che quel collare sia «posto sul petto della Madre di Gesù», in quel santuario di Imbersago dove, sei anni prima, egli stesso aveva incoronato la venerata statua della Vergine, «tremando di commozione», come ricorda, in uno «spettacolo più celeste che di terra».
Era stato lo stesso cardinal Schuster, con l’ultimo scritto vergato di suo pugno, a chiedere al patriarca di Venezia di compiere al suo posto quel gesto così significativo, essendo ormai «languente in una camera del Seminario di Venegono». E ora papa Giovanni, a sua volta, prega l’arcivescovo Montini di recarsi alla Madonna del Bosco per farsi latore di quel nuovo omaggio alla Vergine, così da allietarsi «insieme di questa edificazione di pietà mariana – scrive ancora il Pontefice -, che è motivo di pace festosa e incoraggiante per questa brava gente nostra che dalle due rive dell’Adda sempre miti e tranquille ama volgere gli sguardi e le preghiere verso di Lei, “regina e madre di misericordia”».
Fin da piccolo, dunque, Angelo Roncalli frequentava il santuario di Imbersago. E ancor oggi, attorno a quel venerato tempio mariano, si possono incontrare numerose famiglie, e tanti bambini. All’origine della devozione per la Madonna del Bosco, del resto, ci sono proprio alcuni fanciulli, che in un oscuro mattino di maggio del 1617, esattamente quattrocento anni fa, avvertirono nella luce ancora incerta del giorno la presenza misteriosa della Vergine. Così che, in differenti episodi, si narra di un castagno che fece frutti fuori stagione, di un pargolo salvato dalle fauci del lupo…
Una vicenda semplice, “rurale” perfino, nell’intreccio umile e sincero tra uomini e natura, fatica quotidiana e divina speranza, cielo e terra. In un luogo, come già aveva sottolineato papa Giovanni, dove il fiume Adda sembra riunire, più che dividere, anche tradizioni e storie diverse. E dove il profilo severo delle Grigne e del Resegone dominano un verde paesaggio, ondulato di colli e di boschi.
L’originaria cappelletta subito edificata dalla pietà popolare c’è ancora, ed è quella che si conserva nello “scurolo”, colmo di ex voto antichi e nuovi, a testimoniare le innumerevoli grazie ricevute. Ma le folle di pellegrini che accorrevano a Imbersago resero ben presto necessaria la costruzione di una chiesa più grande, progettata da Carlo Buzzi e improntata sul doppio ottagono, che fu solennemente benedetta nel 1646.
Successivamente furono apportati vari ampliamenti e notevoli abbellimenti, con l’erezione del campanile, la decorazione ad affresco dell’intero complesso con l’aggiunta di artistiche pale, la sistemazione della piazza e, due secoli or sono, la messa in opera della monumentale scalinata, la “Scala Santa”, che, con i suoi 349 scalini, caratterizza immediatamente la veduta del santuario della Madonna del Bosco.
Chi sale questa scalinata oggi viene accolto, al suo culmine, proprio dalla maestosa figura di san Giovanni XXIII, una pregevole statua bronzea di Enrico Manfrini, qui posta il 28 ottobre 1962, esattamente quattro anni dopo l’elezione di Roncalli al soglio pontificio. Il Papa, intensamente ritratto, stringe con la mano sinistra un volume che ricorda gli atti del Concilio Vaticano II da lui voluto; mentre con la destra pare invitare i fedeli a salire ancora, fino al cuore del santuario, alzando lo sguardo nell’immensità del cielo: a onorare e a pregare la Vergine, la Madre di Dio, madre di tutti.