La vita di Jorge Mario Bergoglio e le prospettive di un pontificato narrate dal gesuita Juan Carlos Scannone, filosofo e teologo argentino che è stato docente di Papa Francesco e lo conosce dalla fine degli anni Cinquanta.
Papa del popolo – Bergoglio raccontato dal confratello teologo gesuita e argentino è il libro intervista a padre Scannone pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, realizzato con la giornalista francese Bernadette Sauvaget. “Con una finezza intellettuale e una profondità spirituale insostituibili, il filosofo e teologo fornisce il materiale necessario per comprendere l’itinerario che ha portato il suo ex allievo a diventare Papa, offrendoci la chiave di lettura essenziale dello straordinario pontificato di Francesco” scrive l’autrice nell’introduzione.
Il volume ricostruisce lo scenario dalla fine degli anni Sessanta quando, grazie allo slancio del Concilio Vaticano II, emerge una corrente teologica propria dell’Argentina, la teologia del popolo. La “scuola di Buenos Aires” si colloca all’interno del più ampio movimento della teologia della liberazione, fondata dal peruviano Gustavo Gutiérrez, che si preoccupava delle sorti degli oppressi e degli abbandonati della storia. Padre Scannone è una figura eminente della teologia del popolo, per la quale “ciò che conta è comprendere la Chiesa come popolo di Dio in dialogo con i popoli della terra e le loro culture”, e sono importanti “soprattutto l’evangelizzazione della cultura e l’inculturazione del Vangelo”.
Padre Scannone ricorda che Bergoglio “tra i gesuiti aveva degli influenti sostenitori, ma altri erano molto critici nei suoi confronti”: “ha una personalità molto forte. Provoca delle solide adesioni e, allo stesso tempo, delle avversioni nette”. Dal punto di vista politico, prosegue il gesuita, “era una persona aperta. Suppongo con una certa simpatia per il peronismo, come tanti in Argentina, senza essere peronista, nel senso di appartenere a un partito, vicino a una linea popolare e nazionale”.
Secondo padre Scannone, Francesco è un Papa in linea “con l’opzione preferenziale per i poveri, indiscutibilmente”, che attua oggi una “teologia incarnata”: “Nel corso del suo viaggio in Terra Santa, Papa Francesco, passando accanto al muro di separazione tra Israele e Palestina, fa fermare la sua auto, scende e china la testa in preghiera. Questo gesto dice ben di più di qualsiasi discorso. Il fatto di recarsi sull’isola di Lampedusa, come prima azione fuori Roma dopo l’elezione al soglio pontificio, è un gesto molto più significativo di qualsiasi enciclica”.
“Quando Bergoglio apparve al balcone di San Pietro – osserva ancora –, sono stato colpito soprattutto da due cose: che egli si sia presentato come vescovo di Roma e che abbia chiesto la benedizione del popolo. Affermando semplicemente di essere il vescovo di Roma, ha valorizzato la collegialità e il dialogo con le altre Chiese cristiane. La seconda cosa notevole, dal mio punto di vista, è che abbia chiesto la benedizione del popolo prima ancora di benedirlo lui stesso. A mio avviso questo atteggiamento era in linea con la teologia del popolo e la concezione che ha Bergoglio del popolo fedele di Dio. Con due gesti Papa Francesco mostrava già molto della sua concezione pastorale e di governance della Chiesa”.
Quali le priorità di Francesco? “Riformare la Chiesa, sì, ma con l’idea principale di renderla più evangelica e missionaria – risponde Scannone –. Non vuole che sia ‘autoreferenziale’; vuole che esca sulla strada ad annunciare il Vangelo… Come Papa, credo che desideri soprattutto una Chiesa missionaria”.
“Peraltro Bergoglio si afferma già come un leader, al di là di ciò che è effettivamente religioso. Difende la causa della pace, questo è ciò che ha fatto dinanzi alle istituzioni europee. Le sue priorità, ciò che gli importa, è un nuovo ordine internazionale. Muovendo dal Vangelo il Papa svolge un ruolo sociale e politico. Si ha una mancanza di leadership mondiale; egli non vi aspirava ma, di fatto, si afferma in questo ruolo” conclude padre Scannone.