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Libri

Montini e lo scautismo,
una storia da riscoprire

Con questo nuovo saggio, Paola Dal Toso indaga un capitolo poco noto della vita del beato Paolo VI, «acuto interprete dei segni dei tempi», come scrive nella prefazione il cardinale Parolin.

di Michela Beatrice FERRI

14 Gennaio 2015

Da pochi giorni è in libreria un testo che ci porta a conoscenza di un aspetto della biografia di Giovanni Battista Montini su cui nessuno aveva mai fatto luce prima d’ora. L’autrice di Giovanni Battista Montini e lo scautismo (Studium) è Paola Dal Toso, scout, e docente di Storia della Pedagogia presso l’Università degli Studi di Verona.

Paola Dal Toso è una studiosa di storia dell’associazionismo giovanile e del movimento Scout. Nella sua prefazione al libro, il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, scrive: «Il presente volume avvicina la figura del beato Paolo VI attraverso la lente d’ingrandimento del suo atteggiamento e dei suoi rapporti con lo scautismo e finisce per rivelare, anche soltanto attraverso questo prisma interpretativo, la consistenza umana, intellettuale e pastorale di Giovanni Battista Montini, acuto interprete dei segni dei tempi e persona che si coinvolge profondamente nelle vicissitudini delle persone e degli ambienti che la Provvidenza e la sua pronta disponibilità ad assecondarne le indicazioni, gli fa incontrare».

Il libro si divide in due parti: una prima dedicata ad esaminare la storia del rapporto di Montini con lo scautismo e una seconda in cui l’autrice raccoglie gli scritti di Montini dapprima durante il servizio presso la Segreteria di Stato Vaticano (1923-1954), poi come Arcivescovo di Milano (1954-1963) e in seguito come Papa (1963-1978) sullo scautismo.

Paola Dal Toso, come nasce l’idea di realizzare questo volume?
L’idea nasce nel periodo che precede la beatificazione di Papa Paolo VI. Mi sono sempre occupata di storia dello scautismo e di storia dell’associazionismo giovanile più in generale. Prima di questo libro il rapporto di Giovanni Battista Montini con lo scautismo non era mai stato indagato.

Quando Montini incontra lo scautismo?
Anzitutto è bene fare una precisazione. La storia della nascita e dello sviluppo del movimento scout in Italia non si avvia in maniera felice. Dal 1913 fino al 1916 – il 1916 è l’anno della fondazione dell’ASCI (Associazione Scout Cattolici Italiani) a Roma – il mondo cattolico assume atteggiamenti critici verso lo scautismo. Tutto cambia, poi, con il passare del tempo. Ricordiamo che lo scautismo in Italia è diventato AGESCI (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) nel 1974. Montini conosce lo scautismo quando è ancora giovane sacerdote, e tra il 1923 e il 1924 per circa un anno è assistente del gruppo scout “Roma XXIII”.

Quale ruolo ha Montini nella “rinascita” dello scautismo dopo la caduta del regime fascista?
Occorre precisare che la rinascita dello scautismo dopo la guerra fu una questione delicata. La Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC) aspirava a trasformare l’ASCI in un semplice ramo dell’Azione Cattolica. Ciò avrebbe rischiato di toglierne ogni autonomia e caratteristica propria, come spiego nel libro. I vecchi dirigenti scout vogliono impedire che questo avvenga ed fu così che prese avvio un confronto serrato: a questo punto della storia la Santa Sede esercita un ruolo di mediazione, e ad esercitarlo è in particolar modo monsignor Montini nella sua carica di sostituto della Segreteria di Stato Vaticano. Egli svolgerà in quel periodo un’azione intensa a favore dello scautismo.

Lei scrive che dal 26 al 30 settembre 1945 si tiene a Roma il primo convegno nazionale dei dirigenti dell’ASCI a cui intervenne Montini. Nel 1952 Montini scrive di suo pugno una prefazione ad un testo dell’ASCI. Quale è l’idea che Montini ha dello scautismo?
Tra gli altri documenti ho preso in considerazione i Documenti Pontifici sullo scautismo, del 1952: l’Introduzione a questa prima edizione viene scritta da Montini nella primavera del 1952 . Si tratta dell’ultima riflessione sulla proposta educativa scout espressa da Montini in qualità di sostituto della Segreteria di Stato Vaticano. Il testo sintetizza in maniera chiara l’apprezzamento da parte della Chiesa cattolica, alla quale sta a cuore l’educazione giovanile del tempo. Il metodo scout viene considerato come particolarmente efficace. Servendosi della sua capacità di penetrare nello spirito scout, Montini offe in questo testo motivi di riflessione per i capi scout e indica nello scautismo valida modalità di formazione cristiana – nonostante l’origine non cattolica.

Quale è stato il ruolo dell’Arcivescovo Montini nei confronti dello scautismo milanese?
In occasione dei tre incontri rispettivamente nel 1955, nel 1957 e nel 1959 con gli assistenti ecclesiastici impegnati nei gruppi scout, Montini li incoraggia esortandoli a proseguire con fiducia. Sono gli anni in cui è Arcivescovo di Milano. Ricordo che pochi mesi dopo l’ingresso come Arcivescovo di Milano, Montini incontra una cinquantina di assistenti lombardi dell’Associazione Scautistica Cattolica Italiana presso la “Casa dello Scout” in via Burigozzo a Milano, di cui nello stesso giorno egli inaugura la cappellina. In questa occasione Montini spiega si presenti di avere seguito le tappe della ripresa dello scautismo in Italia. Montini anche in questa occasione sottolinea l’attualità e il valore dello scautismo, che la Chiesa deve benedire e incoraggiare.