Apparsa in prima edizione nel 1939 presso Gatti (Brescia), riproposta, con variazioni ed aggiunte, nel 1953 presso Borla (Torino) e di seguito più volte ristampata, La Via Crucis del povero è da considerarsi una delle opere fondamentali di don Primo Mazzolari, indubbiamente uno dei più alti momenti della spiritualità cristiana della prima metà del Novecento.
Il testo viene oggi riproposto a cura di Giorgio Campanini in un’edizione finalmente depurata dalle molte imprecisioni che caratterizzavano le precedenti e integrata di un apparato di note nelle quali vengono tradotte le numerose citazioni in latino e francese, esplicitati i riferimenti a personaggi noti e meno noti, messi in evidenza gli aspetti originali di una riproposizione in termini in gran parte nuovi di una tradizionale pratica di pietà.
Questa particolare ed originalissima Via crucis, incentrata su tema della povertà (di Cristo, in primo luogo, ma anche della Chiesa, del cristiano, di ogni uomo) ha una duplice valenza: individuale in quanto densa e profonda riflessione sull’essere stesso del cristiano nel mondo; sociale in quanto pone una serie di interrogativo sulle cause della povertà, sulle responsabilità delle istituzioni, sulle vie da battere per superarla: con accenti critici alquanto stranamente sfuggiti alla pure occhiuta censura fascista, che negli stessi anni ’30 aveva più volte decretato l’ostracismo al coraggioso parroco di Bozzolo.
Anche per questa sua valenza sociale, questo tesato mazzolariano rappresenta un forte invito ad una seria riflessione sul rapporto fra vita cristiana e povertà.