Il giorno 8 novembre verrà inaugurata a Treviglio (Bg) una mostra iconografica dedicata alle pale d’altare di San Martino, un insolito e poco conosciuto filone artistico che fiorì in tutta Europa tra il XIII e il XVI secolo. Si tratta di un progetto interessante che permette di riportare in auge un’importante figura della storia della Chiesa la quale pare oggi aver perso parte del suo fascino. è infatti importante ricordare che almeno in passato San Martino risultava uno dei Santi, oggetti di venerazione della cristianità, almeno dopo Cristo e la Madonna. La stessa città di Treviglio possiede una Basilica a lui dedicata la quale, oltre che ad ospitare la mostra, è resa celebre dalla presenza al suo interno del “Polittico di San Martino” realizzato dai mastri del rinascimento lombardo Zenale e Butinone.
La mostra iconografica permetterà a tutti gli interessanti di ammirare la riproduzione di alcune tra le più significative pale (intere o singoli frammenti) dedicate ai molti aspetti della vita del santo di Tours. Nonostante in genere si ricordi Martino per quanto riguarda il celebre episodio del taglio della clamide, potrà sorprendere scoprire come molte delle pale presenti alla mostra sono in realtà dedicate ad altri episodi della sua vita, nel Medioevo molto conosciuti grazie alla notorietà della biografia di Sulpicio Severo codificata dall’agiografia di Jacopo da Varagine. Questo spiccato interesse non deve sorprendere. In quel periodo San Martino era una figura celebre, così come lo erano, più in generale, i santi: le loro vite venivano spesso immortalate su pannelli, in un secondo momento assemblati in preziose teche di legno dipinte e adornate da altri elementi decorativi.
La popolarità di Martino viene oggi testimoniata dalle molte pale presenti in tutta Europa, in particolare in Spagna, in Francia, in Inghilterra e in Germania oltre che a quelle presenti in Italia. Per via di questa considerevole diffusione non è facile oggi condurre una ricerca in tale ambito artistico, motivo per cui disporre di una selezione delle pale d’altare di San Martino più significative è per tutti gli appassionati di arte un’occasione da non lasciarsi sfuggire.
Martino di Tours è non a caso il santo patrono di quasi 130 comuni in tutta Italia: in quel periodo molte città stavano allora sorgendo e, sull’onda del fascino per il Santo, molte di esse decidevano di affidarsi alla sua protezione, come testimoniano i molti polittici realizzati in epoca medioevale. Questa considerazione permette di capire come il polittico, oltre che a un’importante opera pittorica, possa essere considerato un documento storico in grado di svelare importanti significati sull’identità di molte comunità del nostro Paese.
I motivi della venerazione del Santo erano innanzitutto dovuti alla sua vita ascetica, al suo contributo contro eretici e pagani, nonché alla virtù taumaturgica che lo rendeva, agli occhi della popolazione, una sorta di Apostolo di Cristo. Queste furono inoltre le ragioni grazie alle quali Martino divenne una delle prime figure a essere dichiarate sante pur senza essere state martiri. Le sue virtù furono riprese in modo chiarissimo dalle Liturgie Visigotica (VII secolo), Gallicana (col Missale Gothicum), Bobiense (VII e VIII secolo), Romana (VI e VII secolo) e Ambrosiana (IX secolo). La figura di Martino appare inoltre in numerose altre opere dell’Alto Medioevo, come nei bassorilievi e nell’arte statuaria. Non è infatti difficile ritrovare il Santo tra le sculture esposte sulle facciate delle chiese e sui capitelli: in molte occasioni egli rivestiva una funzione di opposizione alle tendenze “ariane” che provenivano dal nord Europa, ragion per cui non è difficile intuirne la popolarità anche all’epoca di Carlo Magno.
Parte del successo di San Martino è infine da rintracciare nel fatto che l’iconografia lo rappresenti in genere come una figura “a cavallo” un aspetto non secondario, dal momento che questo elemento detiene una considerevole valenza simbolica nell’ambito della pittura sacra. Innanzitutto il cavallo rimanda alla figura del Cristo equestre dell’Apocalisse in cui il cavallo bianco esprime la natura umana e il cavaliere, la natura divina, come ricorda Rabano Mauro, monaco Abate a Fulda nell’VIII secolo nel suo commentario: Apocalypse VI, 2 : «Equus est humanitas | Christi: ut in Apocalypti, | Ecce equus albus id est, caro Christ omni | Santificate fulgens». L’attenzione del Medioevo per l’Apocalisse si tradusse in un vero e proprio fascino per le figure a cavallo, da cui ne deriva il successo dell’iconografia di San Martino, anche se è da notare che il significato originario del Cristo Cavaliere che combatte il Male muta in una “buona battaglia” della carità, da cui l’enfasi sull’episodio del “dono” al povero ignudo.
Quelli presentati fino ad ora, sono solo alcuni fatti che riguardano San Martino, una figura ricca e complessa, che merita di essere riscoperta non solo dal punto di vista agiografico, ma anche in relazione all’importanza nell’ambito dell’arte cristiana medioevale, che oggi torna a risplendere anche grazie al contributo della Commissione Cultura Decanale di Treviglio.