È un omaggio al genio femminile, quello offerto con passione dal Centro sociale e culturale “Giuseppe Lazzati” di Osnago. Che da anni, ormai, propone periodicamente rassegne tematiche che invitano a riflettere sulle encicliche papali e sulle lettere pastorali del vescovo, alla luce delle Sacre Scritture e attraverso le suggestioni dei capolavori dell’arte.
La nuova mostra dell’associazione lecchese, infatti, aperta fino al prossimo 20 maggio, è dedicata alle Donne del popolo di Dio, e in particolar modo alle figure femminili che compaiono nei Vangeli. In un allestimento che, come di consueto, appare particolarmente curato e che ben valorizza la riproduzione a grandezza naturale dei dipinti, a partire da immagini ad altissima risoluzione.
Una formula che ha decretato il successo e l’apprezzamento del pubblico nelle passate edizioni, via via dedicate, ad esempio, alla Sacra famiglia nell’arte (nel 2012, in occasione dell’Incontro mondiale delle famiglie a Milano), al cibo nella Bibbia (in consonanza con i temi di Expo 2015), o alla rilettura dell’Amoris Laetitia, l’anno scorso, con i dipinti del Caravaggio.
L’odierna esposizione prende spunto dalla Lettera apostolica Mulieris dignitatem, di san Giovanni Paolo II, a trent’anni dalla sua promulgazione. Scriveva infatti papa Woytjla nel 1988 che «la Chiesa ringrazia per tutte le manifestazioni del “genio” femminile apparse nel corso della storia, in mezzo a tutti i popoli e nazioni; ringrazia per tutti i carismi che lo Spirito Santo elargisce alle donne nella storia del popolo di Dio».
La prima figura presentata dalla mostra di Osnago, e non poteva essere altrimenti, è quella di Maria, la madre di Dio, «donna che risponde con coraggio, nonostante nulla sapesse del destino che l’attendeva», come ricorda papa Francesco. E infatti l’opera scelta è proprio quella dell’Annunciazione, con una splendida interpretazione di Luca Signorelli, conservata a Volterra.
Si prosegue con Elisabetta – «colmata di Spirito Santo» – qui effigiata in un dipinto assai caro alla comunità locale perché proveniente dal santuario osnaghese della madonna di Loreto. Quindi la Maddalena, «apostola della nuova e più grande speranza», come l’ha definita ancora recentemente Bergoglio: splendido il “ritratto” di lei penitente che ci offre il Caravaggio, nella tela a Palazzo Doria Pamphilj a Roma. E insieme a lei Marta, la sorella operosa di Betania, a cui il Cristo si rivolge, nella bellissima tela di Vermeer: «Una preghiera che non porta all’azione concreta verso il fratello povero, malato, bisognoso d’aiuto – ricorda ancora papa Francesco – è una preghiera sterile e incompleta».