L’Adorazione dei Magi di Artemisia Gentileschi, il capolavoro proveniente dal Duomo di Pozzuoli che il Museo Diocesano “Carlo Maria Martini” di Milano ha presentato nella sua sede dal novembre scorso fino a pochi giorni fa, ha fatto davvero innamorare il pubblico. Con oltre 17mila visitatori, infatti, la mostra è stata un grande successo, peraltro “annunciato”, considerando l’interesse nei confronti della più celebre fra le donne artiste del passato, ma ha rappresentato anche un vero evento culturale, per l’accurato apparato didattico che ha accompagnato l’esposizione dell’opera e per le visite guidate appositamente <calibrate> anche per i più giovani o per particolari categorie di visitatori. Attuando così un’esperienza capace di coniugare la bellezza dell’arte con il calore dell’accoglienza.
Oggi l’Adorazione dei Magi di Artemisia è tornata a casa, ma il costruttivo rapporto che si è instaurato in questa circostanza tra le diocesi di Milano e quella di Pozzuoli non è terminato. Anzi, il rientro del dipinto è diventato l’occasione per una nuova mostra anche in terra partenopea (aperta nel Museo Diocesano di Pozzuoli fino al prossimo 31 maggio), che ha potuto contare proprio sui materiali messi a disposizione dal Museo Diocesano di Milano, che sono stati affiancati a testi appositamente realizzati dal locale Ufficio per i beni culturali, diretto da don Roberto Della Rocca. Un’importante opportunità per la comunità stessa di Pozzuoli di “riscoprire” questo tesoro artistico che le appartiene da sempre, ma che ora può essere ammirato da vicino e in ogni dettaglio, prima della sua ricollocazione nel Duomo.
La Diocesi di Pozzuoli ha voluto anche riprendere e rilanciare alcune iniziative di inclusione sperimentate nel museo ambrosiano diretto da Nadia Righi. Come ad esempio il progetto chiamato “DescriVedendo”, realizzato dal Diocesano di Milano in collaborazione con l’Associazione nazionale subvedenti e oggi donato al Museo Diocesano di Pozzuoli, con visite guidate rivolte a persone nonvedenti e ipovedenti, ma aperte anche ai normovedenti. Una visita che permette davvero di “vivere” l’opera d’arte per chi non è nella possibilità di vederla, ma che aiuta anche chi non ha questo limite fisico a guardare in modo diverso il dipinto, osservando particolari e dettagli che solitamente sfuggono all’attenzione, creando così, in ogni caso, un autentico rapporto tra l’oggetto artistico e il suo fruitore.
Insomma, non il semplice “prestito” di un’opera, per quanto importante e preziosa, ma una fattiva e fruttuosa collaborazione fra due diocesi che, soprattutto per il territorio napoletano, come hanno dichiarato le autorità locali, «ha inaugurato un nuovo di fare cultura e turismo» e che può diventare un modello nella Chiesa per nuovi e futuri progetti di promozione sociale attraverso la bellezza dell’arte.