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Ricerche

Le cavallette e la chiesa di Cassina Amata

Venerdì 10 maggio la presentazione del nuovo libro di Angelo Maurizio Mapelli che racconta, con arguzia e documenti storici, le vicende della costruzione della chiesa di Sant’Ambrogio, a partire dalla devastante invasione di cavallette (le carugole, appunto) avvenuta nel 1694

di Luciano BISSOLI

10 Maggio 2013

Vade retro, carugola! è il titolo del nuovo libro di Angelo Maurizio Mapelli che racconta, con arguzia e documenti storici, le vicende della costruzione della chiesa di Sant’Ambrogio a Cassina Amata, a partire dalla devastante invasione di cavallette (le carugole, appunto) avvenuta nel 1694. Il volume verrà presentato venerdì prossimo 10 maggio, alle ore 21, presso la chiesa stessa di Sant’Ambrogio.

La posa della prima pietra di questo edificio voluto dalla gente che offrì il suo lavoro, risale al 29 settembre 1697 e fu progettata da Filippo Cagnola, noto architetto milanese.

La facciata, alta oltre 24 metri e larga 16 fu completata solo nel 1897 seguendo il progetto originale del Cagnola. Il portone ha  formelle bronzee, opera di B.Gandola e L.Teruggi (1997) con  momenti della vita di s. Ambrogio. Nelle nicchie sono collocate le statue di s. Agnese, s. Luigi, s. Severo e s. Faustino, opere (probabili) di Carlo Farina. Lo zoccolo della facciata, in granito rosato è del 1987, come lo stemma cardinalizio di C. M. Martini (progetto Dell’ing. Fossati di C. Amata, eseguito da Milo).

Il campanile, progetto dell’arch. milanese Francesco Croce, il Croce è autore della guglia della Madonnina del Duomo di Milano, fu iniziato nel 1728 e completato nel 1742. L’attuale coronamento è opera dell’ing. Gallazzi (1883-1886).

L’interno ha linee barocche, con forte sviluppo verticale, cadenzato da alte lesene in stile composito gigante. Un’elegante bussola settecentesca, in noce, immette nella navata, rettangolare, con due cappelle laterali  e un profondo presbiterio e copertura a botte. Imponenti sono le due acquasantiere in marmo rosso con venature bianche, scolpite a conchiglia.

Sono del 1894 le quattro gigantesche statue in cemento (circa 2,80 m), opera di Carlo Farina e raffiguranti: s. Antonio Abate, s. Francesco, s. Giuseppe col Bambino e s. Sebastiano. La tinteggiatura delle pareti risale al 1985. Sotto la statua di s. Antonio Abate c’è il battistero, rinnovato nel 1997 con mosaici e porzioni delle balaustre settecentesche delle cappelle; è del ‘700 il cancelletto di ferro battuto.

Nel vano a destra dell’ingresso, è collocata la statua lignea di S. Ambrogio (Demetz, 1992). La pavimentazione risale al 1967. Gli affreschi sono opera di Carlo Farina (1891 – 1894). Rappresentano: i quattro evangelisti, momenti della vita di s. Ambrogio, s. Paolo, s. Pietro, s. Satiro, s. Marcellina e s. Ambrogio in gloria. Sue sono anche le decorazioni in stucco in stile settecentesco.

Le cappelle laterali (1720-22) conservano altari e ancone marmorei, ornati da paliotti in scagliola (1722) di Sebastiano Alliprandi, maestro della Valle d’Intelvi e restaurati nel 1994 e nel 2002 dal prof. Bruno Gandola; di pregio i due tabernacoli mobili in legno. Nelle nicchie troviamo la statua della Vergine col Bambino di B. Faverio (1863), e un’antica croce, cinquecentesca. I confessionali riutilizzano parti di quelli antichi in noce e radica del Settecento. Sempre del ‘700 è il   pulpito.

Settecentesca è l’elaborata balaustra in marmi policromi, opera di Onorato Buzzi di Viggiù (1735 circa). Al centro sorge un altare di marmo bianco della Scuola del Beato Angelico, con il sacrificio di Isacco (consacrato il 16 dicembre 1986 dal card. C. Maria Martini). Sul fondo si erge un altare barocco, con pregevoli intarsi di marmi policromi e madreperla. Parti della mensa e la decorazione in rame sbalzato delle Scuola del Beato Angelico (autore il giovane Lodi, amatese) sono opere del 1986 e 2007.

Ai lati del tempietto sono collocati due grandi angeli barocchi in legno dorato e policromo. Dietro l’altare sono esposte una grande croce e due lanterne processionali. Sono lavori pregevoli di George Staifochel, scultore di area bavarese (1735). Ottocentesche le altre due lanterne. La grande croce appesa in alto è seicentesca. Le due finestre hanno vetrate policrome, rappresentanti l’Ascensione di Cristo e l’Assunzione della Vergine ( Scuola del Beato Angelico, 1985).

La sagrestia è certamente affascinante per l’arredo e le tele conservate. Tra le finestre è collocato un imponente (seicentesco) armadio in noce. Interessanti i due mobili dei vani delle finestre. Sulla parete sud è collocato un grande armadio in noce chiaro, dall’elegante fattura barocchetta. Al centro un’anta riporta una rustica ma dolce “Madonna col Bambino”. Sopra l’armadio vediamo un “s. Luigi” e un’interessante “Estasi di s. Francesco”, opera di fine Cinquecento/inizio Seicento.

Assai importanti le due grandi tele di Pietro Maggi (1680-1750?) dipinte (1722) per le cappelle laterali. Raffigurano il “Riposo durante la Fuga in Egitto” e “l’Estasi di s. Francesco”. Sopra il portale che immette al presbiterio, è una tela di fine Sette/inizio Ottocento, raffigurante s. Ambrogio.

L’organo, raro esemplare d’organo meccanico, è opera del comasco Giovanni Battista Reina (1735/36) e conserva parti risalenti al ‘600. Paolo Chiesa, conservatore dell’organo del Duomo di Milano, sostituì, a fine settecento, il somiere maestro. Il mobile dalle eleganti e raffinate linee barocchette è opera del maestro Domenico Rivolta di Lissone (1736) che eseguì, probabilmente, la bussola e gli antichi confessionali (smembrati e con parti riutilizzate). L’organo amatese è strumento abitualmente utilizzato nell’ambito dei cicli di concerti “Organi storici della Lombardia”. E’ stato restaurato nel 1997 da Dell’Orto & Lanzini di Dormelletto (NO).