La mostra che apre il 12 marzo a Palazzo Reale si ispira in modo programmatico, ma criticamente rivisto alla straordinaria esposizione Arte lombarda dai Visconti agli Sforza – allestita nel 1958 nella medesima sede espositiva risanata dopo i bombardamenti del 1943 – che aveva allora riunito oltre cinquecento opere e costituito il punto d’arrivo di una lunga stagione di riscoperte e di studi specialistici.
Stagione iniziata nel 1912 con il monumentale volume La pittura e la miniatura nella Lombardia dai più antichi monumenti alla metà del Quattrocento di Pietro Toesca e proseguita per circa mezzo secolo grazie ai contributi di studiosi italiani e stranieri come Wilhelm Suida, Bernard Berenson, Roberto Longhi. Quella mostra di importanza capitale era, soprattutto, l’affermazione di una identità, la dimostrazione della grandezza di una tradizione culturale e artistica, finalmente liberata – come scriveva Roberto Longhi nell’introduzione al catalogo – “dagli ultimi residui del lungo complesso d’inferiorità che l’ha ostinatamente tenuta in soggezione al confronto d’altre regioni d’Italia”. Era anche il frutto del lungo lavoro di ricerca, di valorizzazione e di restauro del patrimonio artistico ad opera di alcune personalità di alto livello morale e intellettuale, attive negli istituti di tutela cittadini come Fernanda Wittgens, Franco Russoli, Gian Alberto Dell’Acqua, protagoniste, durante la guerra, della difesa del patrimonio milanese e lombardo.
Fortemente promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, coprodotta da Palazzo Reale e Skira Editore, la mostra di oggi ripensa quel progetto nella chiave più pertinente e attuale: quella della centralità di Milano e della Lombardia, alle radici della cultura dell’Europa moderna. Prende in esame lo stesso periodo storico considerato dalla mostra del ’58, dunque i secoli dal primo Trecento al primo Cinquecento: tutta la signoria dei Visconti, poi degli Sforza, fino alla frattura costituita dall’arrivo dei Francesi. Raccoglie i frutti di più di cinquant’anni di studi, che hanno toccato i più diversi settori storici e tecnici, e fatto registrare passi avanti molto significativi nelle conoscenze e anche nella conservazione, nel restauro e nella valorizzazione del patrimonio milanese e lombardo. “Oggi l’arte lombarda della fine del Medioevo e del Rinascimento – affermano i due curatori Mauro Natale e Serena Romano – appare come una realtà storica di grande rilievo internazionale, che estende le proprie diramazioni ai maggiori paesi europei”.
A più di cinquant’anni dall’esposizione di Palazzo Reale, questa nuova splendida mostra propone una rilettura della storia artistica lombarda, riconoscendo nelle aperture e nelle relazioni con gli altri territori una parte sostanziale della sua identità.
I due secoli circa di cui la mostra si occupa sono tra i più straordinari della storia milanese e lombarda, celebrati dalla storiografia e fissati nella memoria comune come una sorta di età dell’oro, il primo momento di compiuta realizzazione di una civiltà di corte dal respiro europeo.
Il percorso della mostra si svolge attraverso una serie di tappe, che costituiscono altrettante sezioni e sottosezioni; l’ordine cronologico illustra la progressione degli eventi e la densità della produzione artistica: pittura, scultura, oreficeria, miniatura, vetrate, con una vitalità figurativa che soddisfa le esigenze della civiltà cortese e conquista rinomanza internazionale al punto da divenire sigla d’eccellenza riconosciuta: l’“ouvraige de Lombardie”.