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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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In libreria

«L’arcobaleno di Rebecca»,
taccuino di viaggio di una ragazza Rom

Pubblicato il coloratissimo racconto per immagini di un'adolescente Rom di 16 anni, che dopo aver viaggiato attraverso l'Europa e l'America Latina con la sua famiglia, oggi frequenta il Liceo artistico Boccioni a Milano.

di Silvio MENGOTTO

26 Ottobre 2012

«Un giorno, un signore che aveva una piccola libreria lungo il Naviglio, guardò i miei disegni e mi regalò un quadernetto, dall’aria un po’ antica, con una bella copertina rigida e tante pagine tutte bianche. Disegnai subito sulla copertina un viso un po’ enigmatico: il mio primo autoritratto. Settimana dopo settimana, iniziai a riempire quei fogli bianchi con frasi e disegni, per iniziare a raccontare qualcosa della mia storia in Italia». Così ha inizio il taccuino di Rebecca Covaciu, giovanissima ragazza rom che dalla Romania ha girato il mondo inseguendo il suo sogno di imparare a leggere e scrivere e scoprendo il talento artistico del disegno e dei colori.

Mercoledì scorso, presso il Liceo Artistico Boccioni di Milano (piazzale Arduino 4), è stato presentato il libro L’Arcobaleno di Rebecca, il taccuino di viaggio di una ragazza rom. Con l’autrice erano presenti Lella Costa che ha letto alcune pagine del libro; Giuseppe Como, dirigente scolastico; Odette Palombo, insegnante di discipline pittoriche; Giovanna Vergani, addetta stampa in editoria e l’Assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino.

Rebecca è nata 16 anni fa in Romania e il suo popolo è quello dei Rom. A sei anni con tutta la famiglia si trasferisce in Brasile e Argentina. A nove anni rientrata in Romania scopre la scuola. «I colori – dice Rebecca – mi hanno insegnato più di ogni altra cosa a raccontare il mondo che incontravo». Non sempre ha incontrato persone buone o un letto dove dormire, mentre il pregiudizio era sempre presente. «Ma ho avuto fede – riprende Rebecca – ora sono a Milano, dipingo, provo a vendere i miei disegni ai mercatini lungo i navigli per aiutare la mia famiglia, e frequento il Liceo Artistico Boccioni».

Picasso e Van Gogh sono i pittori preferiti di Rebecca. Il suo stile artistico è naif e popolare, che ricorda quello del lombardo Ligabue. Ad entrambi i pittori piaceva il contatto fisico nella natura anche per dipingere. Il primo approccio artistico di Rebecca è un disegno con la terra e l’erba nella sua baracca. «Nel taccuino – dice Lella Costa – ci sono storie di sguardi, di incontri e una resistenza umana».

Alina è la prima maestra rumena di Rebecca che non dimenticherà mai. «Era dolcissima. Alina mi aveva voluto bene, da subito; e creduto in me per istinto. Un giorno mi aveva lasciata sedere alla cattedra, al suo posto: sorridendo, m’incitava a improvvisarmi maestra. Fiera di quel ruolo, mi ero impegnata e insieme divertita, spiegando agli alunni i colori: i cento colori dell’arcobaleno, pure quelli, un po’ nascosti fra le tinte forti, che di solito si notano meno. Tornata al mio banco, mi rendevo conto che anche se la mia pancia era forse la più vuota fra i compagni di prima elementare, la mia testa era zeppa di colori». Con un’automobile rossa la famiglia di Rebecca si trasferisce in Spagna. Unico tetto per dormire era quello dell’automobile. A Barcellona Rebecca con il tamburello e il fratello con la fisarmonica girano per le vie raccogliendo l’elemosina che serve alla  famiglia. Dalla Spagna si trasferiscono da parenti in Francia. Vengono espulsi dalla polizia perché considerano l’accattonaggio dei bambini come sfruttamento di minori esercitato dal padre. Dalla Francia la famiglia arriva a Milano.

Il primo ricordo di Rebecca «è un cielo pieno di stelle». La vita nelle baracche è durissima: freddo, mancanza di acqua, colonie di topi e sgomberi senza alternative credibili. Rebecca ricorda che una notte «Tenevo ancora gli occhi aperti mentre pensavo a cose fantastiche. Mio padre e mia madre erano la luna e le stelle. Non si sarebbero spente per tutta la notte, e avrebbero sorvegliato il mio sonno, tenendo i topi alla larga da me, così che non mi rosicchiassero i piedi».

Rebecca dorme anche sotto i ponti e nel parco. «Ma un giorno venne una luce! Roberto mi aiuta ad andare a scuola». Roberto aiuterà la famiglia di Rebecca a trovare una casa in muratura. Dopo un piacevole e breve soggiorno a Santa Palomba D’Agri, piccolo paese della Basilicata, dove « i miei disegni – scrive Rebecca – vennero appesi lungo tutto il corridoio della scuola», torna a Milano e frequenta i mercatini sui Navigli «non più per accompagnare la fisarmonica di mio fratello: volevo provare a vendere i miei disegni».

Il taccuino termina con l’augurio che tutti i bambini possano frequentare la scuola. Grazie a Roberto, al direttore del Liceo Artistico Boccioni e a tanti altri amici, la storia di Rebecca continua. «Oggi – conclude Rebecca – , non abito più in una baracca. Ho trovato una casa, grazie alla fede che non ho mai perso. Oggi, non chiedo più un kiwi e un’arancia per Natale, bensì una cosa ancor più irraggiungibile: che tutti i miei amici, tutti i bambini Rom impolverati che mi corrono incontro, assetati di storie e di fantasie, abbiano una vita diversa… Oggi, non mi domando più di che colore possa essere l’abito di Dio; perché ho capito che Dio, veste e ha, tutte le sfumature della nostra anima. Dio, che è dovunque, non sta mai fermo, ha un cuore in ogni posto e quindi è un po’ Rom… è il mio arcobaleno»

Rebecca Covaciu
L’Arcobaleno di Rebecca.
Taccuino di viaggio di una ragazza Rom

Editore UR, euro 11.70