Ogni anno l’abbazia di Morimondo riscopre e presenta un capitolo della propria storia, ormai quasi millenaria. Per la Primavera 2015 il Museo dell’Abbazia, in collaborazione con la Fondazione Abbatia Sancte Marie de Morimundo e la parrocchia di Santa Maria Nascente, ha deciso di approfondire un periodo storico davvero affascinante: il Rinascimento. Un’epoca, questa, ricca di trasformazioni civili, sociali, artistiche e religiose; un fenomeno culturale assai ben conosciuto e documentato nei grandi centri italiani ma, fino a oggi, altrettanto poco indagato a livello locale.
È nata così l’idea di una mostra dal titolo: “Morimondo nel Rinascimento. Gli abati commendatari. (1450-1522)”. Saranno, infatti, proprio questi illustri uomini di Chiesa, nominati appunto commendatari (cioè personalità esterne al monastero alle quali venivano affidate guida e gestione delle abbazie) che “accompagneranno” virtualmente i visitatori alla scoperta di una settantina d’anni di storia del cenobio, dalla metà del Quattrocento ai primi decenni del XVI secolo.
La mostra, attraverso una trentina di pannelli illustrativi, posti negli antichi ambienti monastici del refettorio e della cucina, con importanti “appendici artistiche” nella chiesa abbaziale e nell’antico dormitorio, sarà inaugurata domenica 12 aprile e potrà essere visitata fino al 6 settembre.
L’esposizione è stata resa possibile grazie alle meticolose ricerche d’archivio condotte da Mario Comincini, profondo conoscitore della storia e delle trasformazioni del territorio, confluite in due densi volumi, presentati a Morimondo nel mese di ottobre dello scorso anno.
Senza svelare nulla delle numerose scoperte e lasciando al visitatore tutto il piacere e il desiderio di una visita alla mostra e all’abbazia, si sottolinea la grande importanza ricoperta da Morimondo anche in questo periodo: un monastero che ha suscitato interesse costante e duraturo in grandi centri di potere quali Milano, Firenze e Roma, attraverso le rispettive corti: sforzesca, medicea e pontificia. Ben due degli abati commendatari sono saliti al soglio pontificio e, altrettanto significativa, è stata la presenza di cardinali, vescovi e principi, dai cognomi altisonanti, che hanno dominato la scena nel periodo indagato dalla mostra.
Ma non sarà solo un’esposizione da leggere e da ammirare attraverso le immagini. Tutte le opere rinascimentali realizzate a Morimondo, saranno fruibili ai visitatori; a quelle normalmente collocate in chiesa abbaziale (decorazione in cotto che incornicia la porta della sacrestia, affresco della Madonna con Gesù Bambino e i Santi Benedetto e Bernardo del 1515, coro ligneo di Francesco Giramo del 1522 e Crocifisso della medesima bottega), si uniscono opere eccezionalmente esposte per l’occasione nella “Stanza dell’Abate” situata nell’antico dormitorio, a cui si accede direttamente dal transetto destro della chiesa (due vetrate della fine del XV secolo, il dipinto L’Uomo dei dolori di Giampietrino e un secondo Crocifisso ligneo, recentemente entrato a far parte del patrimonio abbaziale).
A ulteriore corredo e approfondimento della mostra sugli Abati commendatari, una specifica sezione, che si sposa con le manifestazioni e i temi dell’acqua legati a Expo 2015, ricostruisce e illustra la prima “conca” dei navigli milanesi, realizzata all’inizio del 1438 nel naviglio scavato da Abbiategrasso a Bereguardo e detta “conca dell’abbazia”, trovandosi proprio in prossimità del monastero di Morimondo. Un’invenzione assai importante, quella della “conca”, che mezzo secolo più tardi avrebbe affascinato anche il grande Leonardo da Vinci.
La mostra, allestita nel refettorio e nella cucina monastica, è visitabile con il normale biglietto “chiostro” o “visita monastero” (la domenica dalle 15,00 alle 18,00 -ultimo ingresso al chiostro ore 17,30- e nei giorni feriali solo per gruppi e su prenotazione). Con lo stesso biglietto è possibile accedere liberamente alle opere rinascimentali dell’abbazia esposte nel dormitorio, utilizzando la scala interna della chiesa posta nel transetto destro. Sempre nel dormitorio è possibile ammirare anche l’esposizione permanente dei beni artistici di proprietà dell’Ospedale Maggiore, afferenti un tempo agli oratori delle grange dell’abbazia.