La mostra, curata da Paolo Biscottini, presenta le 14 stazioni, appositamente realizzate dall’artista padovana per questo appuntamento e accompagnate da testi, liberamente tratti dalla Via Crucis al Colosseo, presieduta da Giovanni Paolo II, il venerdì santo del 1991.
La tecnica realizzativa segue un iter molto preciso che riprende l’idea dell’artigianalità dell’arte, con l’autore non solo impegnato nel disegno a carboncino del soggetto, ma anche nella sua colorazione usando pigmenti creati per l’occasione, su un supporto di carta trattata con colle e resine.
In questo nuovo ciclo di opere, il tema del sacro, da sempre presente nei suoi lavori, risulta declinato in modo molto più radicale, coinvolgendo anche l’ambito linguistico.
Raffaella Surian, infatti, abbandona l’astrazione che aveva caratterizzato la sua precedente cifra espressiva, collocandosi nell’alveo della pittura figurativa. Proprio il ricorso all’immagine rende la narrazione più calda e appassionata. L’artista, in questo modo, si cala nel dolore della Via Crucis e se ne appropria, interpretandolo di volto in volto, toccandolo con le mani mentre accartoccia la carta perché prenda forma e diventi scultura.
“Così nascono queste stazioni – scrive Paolo Biscottini, nel suo testo in catalogo -, immagini di una realtà che è nel cuore e nella memoria prima che nella carta. Del resto l’immagine ha sempre a che fare con la memoria e in questo senso ha una componente mentale, che vale a ricollegare la fase giovanile dell’arte di Raffaella Surian con questa più matura. Vedere è anche sapere e conoscere. E allora si comprende la dimensione sacrale di queste immagini dolorose, che non attingono la loro verità dalla cronaca o dall’immaginazione, ma dalla contemplazione di un dolore vissuto e accolto nel suo significato più profondo”.
Raffaella Surian. Note biografiche
Raffaella Surian, nata nel 1960 a Padova dove compie gli studi liceali, si stabilsce a Monza e frequenta la Nuova Accademia di Belle Arti in Milano, allieva di Tadini, Valentini, Isgrò e Veronesi.
Diplomatasi nel 1983 diventa assistente ai corsi di tecniche dell’incisione di Valentini, Benedetti e Della Torre. Inizia una dinamica e impegnata attività nel campo della grafica d’arte, allestendo alcune personali culminate nella mostra di acqueforti alla Salone civico del Palazzo degli Studi con testi di P. Biscottini e W. Valentini.
Gravi vicissitudini personali hanno determinato abbandoni e riprese della sua attività artistica: nelle opere recenti il suo segno appare svincolato da passate soluzioni razionali, i colori eclatanti sono spalmati con libertà e vigore nella composizione dell’immagine che spesso si rapporta a una storia, un luogo, un testo poetico (Il Mercante di Stampe)
Ritrova una creatività sostenuta da fortissima volontà e precisa tecnica, incoraggiata dai suoi maestri, spaziando dall’incisione al disegno in ampie opere su carta, dai libri illustrati in piccole preziose edizioni con poesie e acqueforti, alla pittura, con belle doti di sperimentatrice curiosa di innovazioni temperate da senso della misura e naturale eleganza.(Alberto Crespi).