Spietato con i propri nemici e munifico verso i propri sudditi (come spesso fanno i tiranni), mecenate e protettore delle arti (altro ruolo che ha avuto grande successo tra i signori dell’Italia rinascimentale), il duca Cosimo I de’ Medici aveva una particolare predilezione per la storia biblica di Giuseppe, figlio prediletto di Giacobbe, e quindi detestato dai fratelli, che lo maltrattano in ogni modo, ma sui quali si riprende infine la giusta rivincita, grazie alle sue doti e al favore divino, gustandosi la vendetta più grande: quella del perdono.
A Cosimo questo racconto della Genesi pareva così in consonanza con la sua vicenda personale e politica da volerlo immortalare in ben venti arazzi di grandi dimensioni (sei metri d’altezza), da collocare in quello stesso Palazzo Vecchio che era la sede del potere a Firenze. Per questo, attorno al 1545, il duca si rivolse ad alcuni dei più illustri artisti dell’epoca, i cui disegni sarebbero poi stati tessuti in una manifattura toscana appositamente creata allo scopo, sotto la guida di due fra i maggiori maestri fiamminghi di quest’arte, Jan Rost e Nicolas Karcher.
Questo straordinario ciclo di arazzi, considerato il più importante e fors’anche il più bello mai realizzato in Italia, rimase integro nel cuore di Firenze fino al 1862, quando i Savoia presero dieci di queste opere per portarle nella loro nuova reggia a Roma, il Quirinale, dove ancor oggi si trovano, nella disponibilità del Presidente della Repubblica.
Con l’evocativo titolo di Il principe dei sogni, la mostra che oggi è in corso a Palazzo Reale a Milano, dopo la tappa fiorentina e prima di quella romana, rappresenta quindi un’opportunità eccezionale (e difficilmente ripetibile) per vedere finalmente riuniti insieme tutti e venti gli arazzi medicei, soprattutto dopo il lungo e delicato restauro (durato quasi trent’anni!) che ha riportato questi antichi manufatti al loro smagliante splendore.
Le figure sinuose, eleganti, dalla gestualità vivace e dai costumi raffinati rivelano la qualità altissima di questi lavori, tanto da farne, anche solo per il “disegno”, uno dei capolavori dell’arte rinascimentale italiana. Il Medici inizialmente affidò l’incarico al celebre Jacopo Pontormo, ma non fu del tutto soddisfatto dei cartoni che questi gli presentò. Al punto da coinvolgere un altro artista, il giovane Bronzino, già allievo dello stesso Pontormo, che seppe interpretare perfettamente, lui sì, i desideri del duca. Così che ancora un volta si può dire che il discepolo ha superato il maestro.