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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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dal 4 al 6 maggio

La sagra di Calendimaggio,
nel nome di san Pietro da Verona

Con il tradizionale appuntamentento di inizio maggio, la cittadina brianzola ricorda il suo patrono, il frate domenicano che qui subì il martirio nel 1252. È l'ultima volta che la comunità dei seminaristi anima la festa.

di Ylenia SPINELLI

3 Maggio 2013

Sarà l’ultimo Calendimaggio animato dalla comunità dei seminaristi, che ancora per pochi mesi risiederà nella sede di Seveso.

Con la tradizionale sagra dei primi di maggio, la cittadina brianzola ricorda il suo patrono, san Pietro da Verona, il frate domenicano che per via delle sue predicazioni antiereticali, il 6 aprile 1252, venne colpito a morte da un sicario con un falcastro, ovvero un grosso coltello ricurvo.

Il Santuario attiguo al Seminario sorge sul luogo del martirio di san Pietro e per questo ne porta il nome. Al suo interno, poi, è conservata l’arma contundente che la tradizione ritiene essere proprio quella del delitto.

La data che la Chiesa stabilì per rendere culto al Santo è il 29 aprile, successivamente la festa, con i suoi riti religiosi e le bancarelle, venne spostata alla prima domenica e lunedì di maggio e ancora oggi è così.

Il fulcro dei festeggiamenti rimane il Santuario, dove già sabato 4 maggio, dopo la celebrazione della Messa delle 7.15 con la comunità dei seminaristi, verrà esposto il coltello del martirio all’altare di san Domenico.

Domenica mattina, poi, ben tre Messe (alle 6.30, alle 7.30 e alle 9.00) precederanno quella solenne delle 10.30, presieduta da mons. Marco Ferrari, vescovo ausiliare della diocesi di Milano. Nel corso della celebrazione verranno benedette le nuove corone della statua della Beata Vergine con Gesù Bambino, opera secentesca di Dionigi Bussola, che prenderanno il posto di quelle trafugate sei mesi fa.

Nel pomeriggio, poi, il Santuario rimarrà aperto per il Rosario e per il bacio della reliquia di san Pietro Martire.

Il 5 maggio è anche la Giornata nazionale dei Cammini Francigeni. In tutta Italia sono più di una decina gli itinerari da percorrere a piedi e non solo sulla strada madre dei pellegrini medioevali. «Sono oltre 24 le associazioni regionali che hanno aderito, proponendo tragitti diversi», spiega Ambra Garancini, presidente della Rete dei Cammini, vero e proprio motore del progetto giunto alla quinta edizione. Con l’associazione comasca Iubilantes la Garancini ha organizzato il Cammino di san Pietro Martire, da Cantù fino al Santuario di Seveso, sulla strada dove il predicatore contro l’eresia cadde vittima dell’efferato agguato.

Il programma completo del cammino (di circa 17 km), che comprende, fra le altre, le visite guidate al complesso della Basilica di S. Vincenzo a Galliano (Cantù), all’Oratorio di Santa Maria a Mocchirolo e all’Oratorio di Santo Stefano a Lentate, è scaricabile sul sito www.camminosanpietro.it.

Giorno di devozione in Santuario sarà però lunedì 6 maggio quando, al termine della concelebrazione eucaristica di don Enrico Parolari e don Flavio Riva, preti legati al Seminario, nel loro 25° di ordinazione, verrà imposto sul capo dei fedeli  il coltello del martirio di san Pietro.

Nel pomeriggio Rosario e Vespero con i Seminaristi e alle 20.30 l’ultima celebrazione eucaristica con la parrocchia di S. Carlo di Altopiano (Seveso), che chiude i festeggiamenti.

Da sabato a lunedì anche il Seminario rimarrà aperto, per la pesca di beneficenza, i mercatini e per consentire la visita delle tre mostre fotografiche allestite nel quadriportico: Videro e credettero. La bellezza e la gioia di essere cristiani, che sta girando in tutte le diocesi d’Italia in occasione dell’Anno della fede, quella sul popolo dimenticato del Saharawi, che vive nei campi profughi nell’estremo sud-ovest dell’Algeria e quella sul Bosco delle Querce,  a cura di Legambiente  e del Comune di Seveso. Quest’ultima mostra rappresenta un viaggio tra passato (l’incidente del 10 luglio 1976 con la fuoriuscita della nube tossica di diossina dall’Icmesa di Meda) e presente (il parco naturale regionale Bosco delle Querce) attraverso 36 scatti di Emanuele Volpi, che raccontano una storia unica da vivere con lo sguardo rivolto al futuro.