La grande tradizione del presepe napoletano e la meraviglia della miniatura, la ricerca del mondo intero nell’infinitamente piccolo: c’è tutto questo nelle sculture di Marcello Aversa, protagoniste di tre esposizioni: all’Università Cattolica di Milano – cappella del Sacro Cuore e chiostri del Bramante –, al Museo Cerralbo di Madrid e nella chiesa dell’Addolorata di Sorrento.
Alla Cattolica, nella mostra promossa da Crocevia – Fondazione Alfredo e Teresita Paglione, saranno esposti Lux Familiae – la grande opera esposta per la prima volta al Sinodo sulla Famiglia e ammirata da papa Francesco –, un grande presepe e una serie di opere del ciclo “In cammino” (cappella del Sacro Cuore e chiostri del Bramante, fino al 30 gennaio).
La mostra “il Verbo divenne creta” – propone una cinquantina di opere tra Madrid e Sorrento: scogli su cui sembrano prendere vita i personaggi, dell’altezza massima di otto centimetri ma con particolari estremamente dettagliati, modellati in creta con l’ausilio di pochi strumenti, senza l’aggiunta di colori o smalti.
E proprio la creta è il filo conduttore dell’artista-artigiano di Sorrento: egli “nasce” infatti nelle fornaci di Maiano, un piccolo borgo di Sant’Agnello, nel quale dal ’400 si producono laterizi per forno.
Nelle sue opere Marcello Aversa colloca i grandi eventi della storia della salvezza, in particolare la natività, tutto il “sapore” della sua terra, creando piccoli scorci nei quali, oltre a casolari e resti archeologici, trovano posto elementi della vegetazione, costumi e tradizioni.
Scrive il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano: «“Era necessario che l’eroico diventasse quotidiano e il quotidiano diventasse eroico”. Mi pare che questa straordinaria formula con cui l’amato san Giovanni Paolo II sintetizzava la novità portata al mondo da san Benedetto possa esprimere efficacemente anche l’intenzione profonda che si coglie in tutta l’opera di Marcello Aversa. Tutte le sue straordinarie creazioni infatti, dalla scelta del materiale a quella dei temi (la riproposizione in tante e originali forme del classico presepe napoletano e le scene di vita quotidiana del popolo, con le sue tradizioni e i suoi riti) fino a quella delle dimensioni delle figure, declinano in forme di singolare intensità e vivacità il cuore della novità cristiana introdotta dall’Incarnazione: vivere l’ordinario in modo straordinario. Ho apprezzato molto le miniature di Marcello Aversa e gli sono davvero grato perché con il suo paziente e delicato lavoro, attraverso una vitale riproposizione del ricco patrimonio della nostra tradizione, egli può offrire un contributo originale e prezioso alla grande opera di rigenerazione del popolo di Dio così decisiva per la nostra vita ecclesiale e sociale oggi».
«Marcello Aversa è un’artista sorrentino che mantiene viva la tradizione del presepe napoletano reinterpretata in una forma molto personale» afferma Lourdes Vaquero, direttrice del Museo Cerralbo. «La perfezione tecnica, la minuziosità, il preziosismo che questo grande artigiano imprime alle sue composizioni, hanno richiamato la mia attenzione fin dal primo momento che ebbi il piacere di contemplarle».
Per Giovanni Gazzaneo, ideatore e coordinatore di “Luoghi dell’Infinito” e presidente della Fondazione Crocevia: «Marcello Aversa è l’erede più originale della tradizione del Settecento napoletano: ha fatto della miniatura la sua cifra, per meglio rispondere a Colui che da infinitamente grande sceglie di farsi infinitamente piccolo, al Creatore che si fa creatura, all’Onnipotente che si fa figlio nel seno di una donna. Le sue opere non nascono da progetti a tavolino, sono visioni mentali. Il microcosmo di Aversa è invito alla ricerca, a meravigliarsi a passo (o meglio a sguardo) lento, a soffermarsi su quei particolari che richiedono tempo e che altrimenti sfuggono. In questo esercizio di miniatore di terra, il dettaglio non si perde, ma viene esaltato come il mistero a cui rimanda. I suoi personaggi variano da otto millimetri a dieci centimetri e abitano uno scenario modellato in un unico blocco di creta, cotto al forno a quasi mille gradi. Così i suoi microcosmi assumono le sfumature e lo splendore di quel colore primordiale che è luce ed energia. Aversa crea microcosmi dove la vita scorre con grazia in una quotidianità dagli abiti settecenteschi e dagli antichi mestieri, eppure a noi così vicina. La grande perizia con cui realizza i suoi personaggi in miniatura è un invito a farsi piccoli per incontrare Colui che si è fatto piccolo per poterci abbracciare, guardare, esserci amico».