Sono tanti i modi in cui si possono commemorare i 100 anni dalla Grande Guerra (1915-2015). Un gruppo di cicloamatori italo-irlandese, radunati sotto la sigla “Re-Tour- Lungo le strade della Grande Guerra”, ha scelto di farlo pedalando: nei giorni scori hanno infatti percorso alcune delle strade di Veneto, Trentino e Lombardia che videro le pagine più dolorose del Primo conflitto mondiale. Una tragedia di proporzioni inimmaginabili costata la vita, secondo le stime, a dieci milioni di militari e sette milioni di civili, senza dimenticare i circa venti milioni di feriti. Ad essere mutilate non furono solo le persone, ma anche i luoghi: paesi, boschi e montagne.
Unire ciclismo e storia. “
«Non è la prima volta che, con il progetto Re-Tour, proviamo a legare storia e ciclismo – racconta Gianni Foietta, uno dei partecipanti -. Due anni fa nel 65° anniversario del successo di Bartali al Tour de France del 1948 ripercorremmo il percorso della Cannes-Briancon, la tappa in cui il ciclista italiano ipotecò la vittoria nella Grande Boucle. Erano i giorni in cui l’Italia, dopo l’attentato a Togliatti, sembrava sull’orlo della guerra civile e quella vittoria aiutò certamente a ‘distrarre’ la popolazione e a stemperare una situazione difficile. Quest’anno siamo tornati a unire ciclismo e storia in una sorta di “pellegrinaggio civile” che, lungo un percorso di 250 km, ha toccato alcuni luoghi simbolo del Primo conflitto mondiale».
La memoria di tutti i caduti.
Il gruppo era composto da dodici ciclisti – sette provenienti dalla Lombardia (per lo più dalla provincia di Como) e cinque dall’Irlanda – più cinque accompagnatori che si sono occupati dell’assistenza tecnica. «Ho partecipato a questa avventura – spiega Gianpiero Cavalleri, cittadino irlandese con antenati italiani – per commemorare i cinquantamila irlandesi morti nel primo conflitto mondiale».
Tra i luoghi che sono stati attraversati da questa piccola carovana l’Altopiano dei sette comuni, sul quale si concentrarono i sanguinosissimi scontri del 1916 provocati dalla cosiddetta Strafexpedition e dove riposano le spoglie di soldati italiani, francesi e inglesi; il basso Trentino, dove si scatenarono gli scontri con gli austro-ungarici soprattutto nel corso degli ultimi mesi che precedettero l’armistizio; le tante montagne luogo di battaglia in condizioni ambientali al limite della sopravvivenza per i soldati.
Sulla scia dei bersaglieri ciclisti.
Il viaggio, che ha goduto del patrocinio del Museo del ciclismo del Ghisallo, è partito da Bassano del Grappa e ha attraversato, nella prima tappa, l’altopiano di Asiago fino ad arrivare a Lavis, alle porte di Trento. Da qui è proseguito, attraverso le montagne dell’Adamello, fino a Ponte di Legno, prima di concludere la “corsa”, il 20 luglio, sulla cima simbolo del ciclismo italiano: lo Stelvio, la Cima Coppi del Giro d’Italia.
«Abbiamo pedalato – racconta Francesco Gatti, uno dei promotori – con la voglia di ripercorrere le orme di chi ci ha preceduto e, in particolare, abbiamo seguito la scia dei famosi bersaglieri in bicicletta (i fanti/ciclisti) che prestarono servizio in quegli anni. Giovani come noi che, durante la guerra, percorrevano una media di 80 km al giorno, su e giù dalle montagne, per portare informazioni, provviste, rifornimenti alle truppe dislocate lungo la linea del fronte».
Una bici speciale. Per loro la storica ditta “Bianchi” aveva realizzato un’apposita bicicletta, denominata “1912”: un mezzo pieghevole dotato di spallacce per essere portata sulle spalle. Dal peso di soli 14 Kg, con ruote di piccole dimensioni e gomme piene per evitare le forature. «È stata la loro memoria a spingerci – conclude Francesco -, non per celebrare una vittoria, ma per ricordare la loro fatica e il loro sacrificio, perché il nostro pedalare libero di oggi è figlio anche del loro sudore».
Per informazioni sul viaggio “Re-Tour”: http://retour2015.wordpress.com/ e pagina facebook “Retour”