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Libri

Il Vaticano e la Grande guerra

La Libreria Editrice Vaticana pubblica la ristampa anastatica dell'importante volume del 1921 che testimonia l'attività svolta dalla Santa Sede durante il primo conflitto mondiale.

29 Settembre 2014

Esce a cura del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, per i tipi della Libreria Editrice Vaticana, una ristampa anastatica del volume Il Vaticano e la guerra, pubblicato nel 1921 a Roma, a cura del gesuita Giuseppe Quirico.

L’opera, di oltre 500 pagine, è una preziosa testimonianza storica dell’attività dispiegata dalla Santa Sede durante il primo conflitto mondiale, ed è suddivisa in due parti: testo e documenti. La prima presenta “una relazione organica, particolareggiata, esatta, del modo in cui si svolsero le diverse trattative”. La seconda riporta integralmente i documenti di maggiore importanza, selezionati su un totale di oltre 90mila (relativi ai primi quattro anni di pontificato di Benedetto XV).

L’autore, quale rappresentante de “La Civiltà Cattolica”, poté consultare per il suo lavoro tutti i documenti riguardanti gli anni della guerra, conservati nel grande archivio della Segreteria di Stato e in quello appartenente alla Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari.

“Nell’immenso urto di popoli e di nazioni Benedetto XV, al pari del suo predecessore Pio X, caduto affranto dalla malattia e dal dolore nelle prime mosse della guerra, non si schierò per l’una o l’altra parte dei belligeranti – spiega padre Quirico – ma si elevò al di sopra di tutti, seguendo dall’alto del Vaticano con cuore commosso l’avvicendarsi della lotta tra quelli che pure erano i suoi figli”.

Tre erano stati gli intenti principali di Benedetto XV, formulati nell’appello rivolto ai “Capi” dei popoli in guerra il 1° agosto 1917: “una perfetta imparzialità verso tutti i belligeranti”; “uno sforzo continuo di fare a tutti il maggior bene che da Noi si potesse”; “la cura assidua di nulla omettere che giovasse ad affrettare la fine di questa calamità”.

Ispirato dal criterio “della storia che dev’essere oggettiva manifestazione del vero, scevra da ogni passione”, l’autore auspica che “la semplice, oggettiva esposizione documentata riesca ad una apologia di Chi sedette sulla Cattedra di Piero, elevando la fiaccola di verità, di giustizia e di pace, in mezzo ai sinistri bagliori dell’odio e del sangue”.