Con «Il Sentiero del Discepolo» (presentazione al pubblico mercoledì 13 giugno, alle 18.30, alla Libreria Terrasanta, vedi locandina allegata, ndr) è forse la prima volta che viene editata una guida e realizzata una app per descrivere e accompagnare un percorso che non è segnato sul terreno né con i classici segnali rossi e bianchi, né con l’altrettanto classica conchiglia che guida i pellegrini a Santiago.
Questo concetto ce lo hanno insegnato gli abitanti più antichi di questo territorio, i beduini: la terra si usa, ma non si possiede. Picchetti di proprietà e confini di terreni li mettono coloro che occupano la terra e non coloro che semplicemente vi transitano. Non segnare il terreno è sottolineare che noi siamo viandanti in cammino.
Eppure il sentiero esiste da secoli, è percorribile, e non abbiamo dovuto costruire nessun tratto di strada, o ponticello per realizzarlo; la guida e la app servono solo a renderlo riconoscibile tra i mille viottoli, strade, carrarecce e mulattiere che attraversano il territorio secondo le varie esigenze di ciascuno.
Quando abbiamo cominciato a “cercarlo” ci siamo mossi per individuare un possibile percorso che dalla Galilea, da Nazaret, ci potesse far approdare a Gerusalemme secondo una logica di camminatori che hanno una mèta da raggiungere e lo fanno per la via più diretta possibile. I Vangeli sinottici, che descrivono il cammino di Gesù e dei suoi discepoli verso Gerusalemme, non ci danno indicazioni precise, ma ci segnalano alcune località che hanno segnato il suo percorso: il Monte della Trasfigurazione, Nain, i villaggi della Samaria, Sichem, Gerico, Efraim e Betania. Queste sono diventate le coordinate principali del nostro sentiero. A esse abbiamo semplicemente aggiunto alcune località come Burkin e Sebaste, che hanno una memoria cristiana antica, almeno bizantina, e il sentiero è emerso con una sua logica quasi obbligata.
Proprio perché attraversa i territori senza alcuna precomprensione politico-sociale, ma con attenzione alle condizioni di vita delle comunità residenti, il Sentiero del Discepolo si pone oggettivamente come un gesto di pace in un contesto ancora afflitto da grandi problemi relazionali tra lo Stato d’Israele e la Palestina.
Il Sentiero del Discepolo è così disponibile e fruibile non solo per i “camminatori cristiani”, ma per tutti coloro che amano il cammino per motivi spirituali, culturali o di puro piacere.
Il cammino è la metafora più utilizzata e chiara dell’esperienza umana per questo pensiamo che quella del camminare sia un’offerta “naturale” di spiritualità che l’uomo desidera sempre.
La Guida è dedicata a Carlo Maria Martini, che ci insegnava che il viaggiatore straniero, turista o pellegrino, ha una posizione precisa da occupare nel visitare questa terra, deve saper stare in mezzo; lui usava l’espressione “intercedere” alla latina per dire appunto camminare tra i due contendenti, per tenerli sufficientemente lontani perché non si azzuffino, e insieme per creare lo spazio della parola, del dialogo.
A tutti coloro che percorreranno Il Sentiero del Discepolo, da “discepoli”, cioè come lettori attenti del Vangelo, diamo la possibilità di concludere il loro cammino come i pellegrini antichi: prima di accedere al Santo Sepolcro, la mèta per definizione di questo itinerario, saranno ricevuti in Custodia di Terra Santa e il Custode stesso laverà loro i piedi prima di farli entrare nella grande basilica. Riceveranno anche un ramo di palma che è il segno tradizionale dei pellegrini che raggiungono Gerusalemme ed è anche il “logo” del nostro progetto.