Sirio 26-29 marzo 2024
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Letteratura

Il centenario di Luciano Erba celebrato in Università Cattolica

Mercoledì 21 settembre un reading in largo Gemelli e la commemorazione del poeta che ha donato i suoi libri alla Biblioteca dell'ateneo milanese dove ha insegnato. In uscita il suo capolavoro, "L’ippopotamo", in edizione commentata.

20 Settembre 2022

La Cattolica di Milano era la “sua” università. Quella dove ha sempre insegnato. Per celebrare Luciano Erba (1922-2010) nel centenario della sua nascita e la donazione dei suoi volumi di letteratura francese alla Biblioteca dell’Ateneo, mercoledì 21 settembre nell’aula Bontadini (largo Gemelli 1 alle ore 14) l’evento “La biblioteca di Luciano Erba” promuove un reading dalla raccolta delle versioni poetiche, I miei poeti tradotti, a cura di Franco Buffoni, edita da Interlinea che ora manda in libreria il capolavoro del poeta, L’ippopotamo, in edizione commentata, a cura di Samuele Fioravanti (nella collana “Biblioteca di Autografo” fondata da Maria Corti, amica del poeta e francesista).

Sono in programma letture e commenti e nell’atrio dell’aula verrà allestita una mostra bibliografica di prime edizioni a cura della Biblioteca d’Ateneo. Dopo i saluti iniziali di Marisa Verna sono previste letture dall’antologia I miei poeti tradotti (Interlinea) a cura di Elena Gaffuri con le voci delle giovani studentesse Giulia Catullo, Sara Comparini, Arianna Galli, Nicole Rossi, Valentina Sbravati, Aline Gail Webster.

Seguono le relazioni di Roberto Cicala (Il tranviere metafisico e l’ippopotamo: ricordo da amico ed editore), Franco Buffoni (Le traduzioni-testo di Luciano Erba), Monica Lucioni (Tradurre mot-à-mot. Il caso di Blaise Cendrars) e Giulia Grata (Riciclare la tradizione. Il caso di Jean de Sponde).

In I miei poeti tradotti sono riuniti testi originali e traduzioni di Luciano Erba da Cendrars a Claudel, da Machado a Neruda, da Racine a Villon, a cura di Franco Buffoni (Interlinea, pp. 312, euro 18): si tratta delle poesie amate e tradotte lungo un’intera vita nell’idea che «una traduzione di poesia è sempre destinata ad essere un’altra cosa» e per questo è un’esperienza da fare, anche come lettori. Erba ci accompagna in un viaggio lirico che passando per la Fiandra dei simbolisti attraversa l’oceano e i secoli, da Hugo e Claudel a Machado e Neruda, da Racine a Rodenbach, da Villon alla Swenson, facendoci scoprire mondi, sentimenti ed emozioni che, per citare Francis Ponge, appaiono «cristalli naturali».

Docente universitario e poeta appartato, eppure tra i più importanti del Novecento, Erba ha scelto l’ippopotamo come uno dei suoi simboli perché «forse la galleria che si apre / l’ippopotamo nel folto della giungla / per arrivare al fiume, ai curvi pascoli» rappresenta l’emblema della ricerca umana, tra natura, attese e sogni. In questi testi il poeta milanese predilige una poesia di piccole cose quotidiane per parlare dei grandi interrogativi dell’esistenza e della vita civile, nel dubbio (metafisico e aperto alla speranza) che «forse questo e qualsiasi tracciato… / altro non sono / che eventi privi d’ombra e di riflesso / soltanto un segno che segna se stesso».

Come scrive Roberto Cicala nella presentazione all’edizione commentata dell’Ippopotamo, in uscita presso Interlinea per il centenario della nascita dell’autore, «Erba è un grande suggeritore di interrogativi più che risposte ed è uno dei suoi valori maggiori. Lo sa chi ha avuto il dono di conoscerlo ed essergli amico frequentandolo sul suo terrazzo-osservatorio “a trenta metri dal suolo”, sopra una Milano al tramonto, davanti al quale, si legge in una sua poesia, “interroghi l’alfabeto delle cose / ma al tuo non capire niente di ogni sera / sai la risposta di un mazzo di rose?”. La cultura letteraria del Duemila ha bisogno dell’eredità di poeti del secondo Novecento come Luciano Erba e per questo è salutare tornare a leggerlo, perché ogni suo testo, all’apparenza semplice e quotidiano, seppur straniante, rivela un enigma profondo».

Una vera e propria chicca è poi l’antologia delle più belle poesie di Luciano Erba scelte da lui stesso e affiancate dagli autografi: Interlinea allestì questo libro, Si passano le stagioni, nel 2002 per il suo ottantesimo compleanno e restano poche copie in magazzino, rese nuovamente disponibili fino a esaurimento scorte. La poesia del titolo è indicativa dell’ultima stagione dell’autore: «Si passano le stagioni / a scavare il tronco di un albero / per preparare la piroga / su cui c’imbarcheremo in autunno». Tra i testi selezionati, oltre ad alcuni inediti giovanili, poesie note come Gli ireos gialli, Moebius, Autoritratto e Verso Santiago, sempre nel segno dell’incertezza del vivere: «mi ritrovo senza traccia di tappa / di sosta, di partenza, di arrivo».