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Dal 27 marzo

Il cartone di Raffaello torna visibile all’Ambrosiana

Il disegno preparatorio del celebre affresco della "Scuola di Atene" è un capolavoro unico e prezioso, oggi interamente restaurato ed esposto in un nuovo allestimento nella Pinacoteca Ambrosiana. Martedì l'inaugurazione ufficiale alla presenza dell'Arcivescovo e del sindaco di Milano

di Luca FRIGERIO

24 Marzo 2019

Dopo l’inaugurazione ufficiale alla presenza dell’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, da mercoledì prossimo 27 marzo il celebre cartone della Scuola di Atene di Raffaello tornerà visibile al pubblico presso la Pinacoteca Ambrosiana di Milano. L’opera, straordinaria per importanza e pressoché unica nel suo genere, è stata oggetto di un delicato e minuzioso restauro, e oggi si presenta in un allestimento completamente nuovo che ne permetterà non solo l’ottimale conservazione, ma anche una maggiore valorizzazione e una migliore fruizione da parte dei visitatori in una sala ad essa interamente dedicata.

Si tratta, come è noto, del disegno preparatorio a grandezza naturale – misura infatti quasi tre metri di altezza per oltre otto di lunghezza – interamente realizzato dalla mano di Raffaello Sanzio per il grande affresco dedicato al tema della Filosofia, che l’Urbinate dipinse all’interno della Stanza della Segnatura nel Palazzo Vaticano tra il 1509 e il 1511.

Cartoni di queste dimensioni e di quest’epoca sono rarissimi, sia per la loro intrinseca fragilità, sia perché solitamente destinati a rovinarsi nel corso dell’esecuzione dell’affresco. Ma il cartone dell’Ambrosiana si è conservato integralmente proprio perché non venne utilizzato per trasportare il disegno sulla parete, ma per mostrare al committente l’effetto complessivo dell’opera, con grande precisione ed efficacia. Cosa perfettamente riuscita, se si pensa che Giulio II “licenziò” gli altri rinomati pittori che erano stati ingaggiati per l’impresa, dal Perugino a Signorelli, dal Lotto al Sodoma, per affidare la decorazione di tutte le stanze del suo appartamento al solo Raffaello.

Coordinati da un prestigioso comitato scientifico, gli interventi e le indagini sul prezioso manufatto, avviati nel 2014, sono stati condotti da specialisti dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro, dei Musei Vaticani, della Soprintendenza di Milano e del Centro conservazione e restauro La Venaria Reale, con la consulenza tecnica di Pinin Brambilla Barcillon, la “decana” dei restauratori italiani, e il coinvolgimento di esperti di diverse università.

Un lavoro lungo e complesso, dunque, ma commisurato proprio all’eccezionalità di questo disegno. Un disegno che è eseguito a carboncino con lumeggiature in biacca, e dimostra la stupefacente capacità di Raffaello nel dosare tratti più delicati a segni più energici, calibrando perfettamente le luci che conferiscono mobilità a volti e panneggi. La postura dei personaggi e la loro gestualità, ora grave, ora appassionata, rivelano inoltre con chiarezza l’influenza che i lavori di maestri come Leonardo e Michelangelo ebbero sul giovane Sanzio.

Il cartone fu acquistato nel 1626 dal fondatore stesso dell’Ambrosiana, il cardinale Federico Borromeo, che lo considerava uno dei pezzi più pregiati della sua grande collezione, soprattutto come supporto didattico per l’educazione dei giovani artisti. Il cugino di san Carlo, infatti, lo pagò l’esorbitante cifra di seicento lire imperiali agli eredi del conte Pirro Visconti Borromeo, il munifico committente della “villa di delizie” di Lainate, che a sua volta ne era entrato in possesso in circostanze ancor oggi non note.

Alla fine del Settecento, l’importanza dell’autore e la rarità dell’opera attirarono subito l’attenzione dei commissari napoleonici, che portarono il disegno di Raffaello a Parigi per esporlo al Louvre, sottoponendolo anche a un completo restauro che per l’epoca fu considerato all’avanguardia. Nel 1816 il cartone fece quindi ritorno a Milano, insieme al Codice atlantico e a diverse altre opere requisite dai francesi (ma non tutte, purtroppo), e fu riconsegnato all’Ambrosiana al termine di un’esposizione allestita nel palazzo arcivescovile.

Durante la prima guerra mondiale il capolavoro, per ragioni di sicurezza, venne “sfollato” a Roma, mentre nella seconda fu ricoverato nel caveau della Cariplo: la stessa Biblioteca Ambrosiana, del resto, fu pesantemente danneggiata dai bombardamenti aerei che devastarono Milano tra il 1943 e il 1944. Nel dopoguerra, così, proprio il cartone di Raffaello divenne ambasciatore nel mondo del desiderio di rinascita di un’intera nazione, partecipando ad esempio ad una mostra a Lucerna per raccogliere fondi destinati alla ricostruzione dell’Ambrosiana.

Nella Scuola di Atene, al centro, con l’indice della mano destra puntato verso l’alto, Raffaello raffigura il filosofo Platone, dandogli, come attesta una lunga tradizione, il volto di Leonardo. Così, negli eventi che in tutto il mondo si stanno tenendo per ricordare il quinto centenario della morte del maestro toscano, il ritorno alla pubblica visione di questo meraviglioso disegno del Rinascimento diventa come uno degli omaggi più emozionanti alla memoria del genio di Leonardo.