Una giovane madre stringe fra le braccia la sua creatura, cullandola con sguardo di tenerezza. Attorno i segni del degrado urbano: rifiuti, macerie, muri sgarrupati. Richiamo, allo stesso tempo, a una vita dura, difficile, forse ferita dalla miseria. In salita, come evocano quegli stessi gradini che si aprono davanti a loro. Eppure la ragazza sorride, contemplando il frutto del suo ventre. E le stesse scritte che deturpano il vicolo, diventano quasi la materializzazione dei suoi pensieri: «Ti amo», «Siamo una cosa sola»…
La foto è una di quelle esposte nella mostra collettiva ospitata alla Galleria San Fedele di Milano. L’autore, come gli altri presenti nella rassegna, ha partecipato al progetto Picture of Life, un’iniziativa promossa già da alcuni anni da Manfrotto, azienda italiana leader nel mercato degli accessori per la fotografia, per offrire una concreta possibilità di reinserimento sociale a persone che vivono situazioni di difficoltà e di emarginazione.
Un “riscatto” attraverso la fotografia, insomma (con felice gioco di parole). Così che il titolo dell’esposizione milanese recita, significativamente, «Vivere il cambiamento». Dove il tema è, in primo luogo, quello dell’universo femminile e della maternità, ma che si allarga poi a tutto ciò che riguarda processi di trasformazione e di rinnovamento, fino ad una vera e propria “conversione”, generando quindi opportunità di crescita e di miglioramento: nella propria vita e nel rapporto con gli altri.
A Napoli, ad esempio, l’ultima edizione di questo progetto di responsabilità sociale ha coinvolto una ventina di ragazzi tra i 14 e i 20 anni, provenienti da zone metropolitane disagiate e già responsabili di reati penali, che sono stati guidati da educatori e da fotografi professionisti in un percorso di recupero della propria identità e di un consapevole reintegro nella collettività, sulla base di valori condivisi.
Manfrotto ha messo a disposizione competenze e attrezzature, con la creazione di un vero e proprio laboratorio fotografico che ha coinvolto i giovani allievi in sessioni teoriche e uscite pratiche. Con l’obiettivo, è proprio il caso di dirlo, di vivere la fotografia come un linguaggio capace di raccontare delle storie: quelle oggi “illustrate”, appunto, nella mostra allestita negli spazi espositivi dei gesuiti di Milano.
Tra i soggetti e i luoghi fotografati, così, ci sono ville e terreni confiscati ai boss della camorra, oggi riconvertiti in centri di accoglienza e comunità. Ma anche ex ospedali psichiatrici e strutture sanitarie. Strade e volti di città italiane e straniere. Con approcci diversi e personali all’arte fotografica, spaziando dal colore al bianco e nero, dallo scatto di “cronaca” a quello di paesaggio, dal genere del ritratto fino a quello della natura morta.
Accanto alle foto degli autori di Picture of Life, la mostra presso la Galleria San Fedele presenta anche una selezione di immagini realizzate da Joe McNally, uno dei nomi più prestigiosi nel panorama internazionale della fotografia: Faces of Ground Zero, una collezione straordinaria di ritratti degli eroici protagonisti dell’11 settembre 2001 – vigili del fuoco, poliziotti, gente comune -, che l’artista americano ha immortalato in ritratti toccanti ed evocativi. Perché anche questi sono volti di “riscatto”: come reazione a ogni barbarie e a tutte le follie della violenza.