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Storia

Giovanni XXIII, il “papa bulgaro”

Un convegno a Sofia ha ricordato gli anni trascorsi di Angelo Roncalli come delegato apostolico in Bulgaria, fra il 1925 e il 1934. Un pastore buono e gentile, impegno nel dialogo con il mondo ortodosso e con gli ebrei.

di Iva MIHAILOVA per Sir Europa

7 Giugno 2013

"Il Papa bulgaro": sotto questo titolo a Sofia si è tenuto un convegno scientifico commemorativo in occasione del 50° anniversario del pontificato di Papa Giovanni XXIII, visitatore e delegato apostolico a Sofia dal 1925 al 1934. All’evento promosso dall’Accademia bulgara delle scienze, dall’Esarcato cattolico e dall’Istituto italiano di cultura hanno partecipato il vicepresidente della Repubblica Margarita Popova, il nunzio apostolico monsignor Janusz Bolonek, numerosi rappresentanti del clero e del mondo universitario.

Buon umore e calore umano.
"Un pastore che si distingueva per la sua gentilezza, il buon umore ed il calore umano", con questa descrizione monsignor Hristo Proykov, esarca apostolico di Sofia e presidente dei vescovi bulgari, ha presentato Roncalli, che ha lasciato tantissimi ricordi nella Bulgaria conquistando la simpatia della gente. Parole confermate anche dal segretario particolare del Beato, monsignor Loris Capovilla, in una lettera inviata a mons. Proykov in occasione del convegno, nella quale ha esortato i bulgari incoraggiati dall’esempio di Papa Giovanni XXIII a vivere con fiducia ed amore la fede cristiana. "Ora Papa Francesco sta guidando la Chiesa sulle sue orme – ha scritto mons. Capovilla – evangelizzando e spingendoci verso obiettivi nobili".

Tracce per il futuro.
Il soggiorno in Bulgaria di Roncalli come delegato apostolico è stato un periodo significativo per il suo futuro pontificato perché qui "ha avuto esperienza diretta nel dialogo tra ortodossi e cattolici ed ha conosciuto un Paese dove da secoli persone di religioni ed etnie diverse vivevano in pace". Lo ha ribadito il vicepresidente dell’Accademia bulgara delle scienze Nikolaj Miloscev, intervenendo al convegno. La tolleranza, il rispetto per l’altro, sono valori che "si rispecchiano nelle azioni del delegato apostolico e dopo si notano anche nelle decisioni durante il suo pontificato". Due sono gli obiettivi principali di Roncalli in terra bulgara: sostenere la piccola comunità cattolica che si trovava in condizioni estreme, soprattutto i cattolici di rito bizantino, ed instaurare dei contatti con i governanti bulgari. "Il giovane arcivescovo Roncalli arriva in un Paese molto povero e martoriato dalle guerre – ha ricordato mons. Proykov- e subito inizia le sue numerose opere di carità che gli fanno conquistare la simpatia degli ortodossi. Roncalli aiuta la Chiesa di rito orientale in Bulgaria a ricomporsi. Percorre tutto il Paese, arriva addirittura nelle parrocchie più sperdute viaggiando per ore su carri, cavalli e muli".

L’aiuto agli ebrei.
Roncalli ha avuto un ruolo significativo nel salvataggio degli ebrei bulgari. È il vicesindaco di Sofia Todor Chobanov a ricordarlo, facendo riferimento ad una lettera scritta dal rappresentante pontificio al re bulgaro Boris nel 1943, nella quale lo implorava di salvare gli ebrei del Paese. Questa affermazione è stata confermata anche dagli altri relatori del convegno che hanno ricordato come tramite falsi certificati di battesimo o lasciapassare ottenuti sotto la pressione di Roncalli, molti ebrei bulgari sono sfuggiti alla morte.

Il matrimonio reale.
La vicenda più celebre del periodo bulgaro di Papa Giovanni XXIII rimane il matrimonio reale, celebrato ad Assisi, tra il re Boris e la principessa italiana Giovanna di Savoia, un’unione che inizialmente non era ben vista da Pio XI. Il membro-corrispondente del Pontificio Comitato per le scienze Kiril Kartaloff ha sostenuto che "grazie agli sforzi di Roncalli e dopo la promessa di battezzare la prole nella Chiesa cattolica, la dispensa pontificia arriva ma presto il re deve rimangiarsi la parola". "Appena arrivati a Sofia – ha proseguito Kartaloff – il matrimonio viene celebrato di nuovo nella cattedrale ortodossa e ambedue i figli vengono battezzati ortodossi". Nonostante a quel punto i rapporti tra la Santa Sede e la Bulgaria si incrinarono fortemente, Papa Roncalli seppe mantenere buoni rapporti con la famiglia reale, senza però cedere sulle posizioni vaticane. Grande era la stima che Roncalli aveva nei confronti della Chiesa ortodossa. Lui, ha ricordato ancora mons. Proykov, "non favoriva le conversioni al cattolicesimo". La conferma è contenuta in una lettera scritta ad un seminarista ortodosso che voleva passare alla Chiesa cattolica: "I cattolici e gli ortodossi non sono nemici. Ci dividono solo alcune incomprensioni. Quelli che hanno causato la divisione non sono tra i vivi. Sono sicuro che anche se partiamo da strade diverse un giorno troveremo l’unità".